Questo blog lo scrive da mesi: i Comuni e le Province non sono più in gradi di assicurare i servizi e non hanno i soldi per pagare i dipendenti. Per non parlare dei 24 mila precari dei soli Comuni dell’Isola. Si rischiano problemi di ordine pubblico: non a casi il vice presidente di ANCI sicilia si rivolge al Ministro dell’Interno, Alfano. L’attacco del senatore Francesco Campanella al PD: “Questo partito governa a Roma e in Sicilia, ma fino ad oggi ha combinato solo guai”
Lo scriviamo da mesi e, stasera, lo ribadisce, ancora un a volta, il vice presidente di ANCI Sicilia, Paolo Amenta: la situazione, in quasi tutti i Comuni siciliani e nelle ex Province (trasformate, sulla carta, in Consorzi di Comuni e nelle pompose Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina), la situazione economica e sociale è esplosiva.
Il problema è uno: mancano i soldi. Mancano i soldi che il Governo Renzi ha scippato alla Sicilia. Mancano i soldi alla Regione, che è sull’orlo del default; mancano i soldi delle ex Province commissariate dalla Regione; e mancano i soldi ai Comuni.
Insomma: mancano i soldi per assicurare i servizi ai cittadini e per pagare il personale e i precari (solo nei Comuni si contano 24 mila precari).
In questo scenario non sono da escludere rivolte sociali.
Come mai non succede nulla? Semplice: perché a Roma governa il PD; alla Regione siciliana governa il PD (che non i commissari governa anche le ex Province); e quasi tutti i Comuni siciliano o sono governati dal PD o dal centrosinistra.
Noi stamattina abbiamo scritto che Roma, finalmente, ha sbloccato una parte dei fondi a norma dell’articolo 36 dello Statuto: circa 1,4 miliardi di Euro (come potete leggere qui). Soldi che arriveranno il prossimo anno.
E per quest’anno? La Regione aspetta 500 milioni dallo Stato. Dovrebbero arrivare a Giugno, così almeno si spera. Basteranno queste risorse per Regione, Comuni ed ex Province?
Il vice presidente di ANCI Sicilia, Amenta, è molto pessimista:
“I Comuni sono senza più interlocutori istituzionali alla Regione. Chiediamo un incontro con il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, per rappresentare, ulteriormente, lo stato di forte disagio, ad un passo dall’implosione sociale, che si sta registrando in tutti i 390 Comuni siciliani”.
“Quella in atto è una vera e propria emergenza – dice sempre il vice Presidente, Amenta – siamo ad un passo da una implosione sociale preoccupante, come dimostrano le continue aggressioni e attentati nei confronti dei sindaci e degli amministratori locali. La politica regionale e, a seguire quella nazionale non riescono a cogliere il dramma degli enti locali della nostra Isola”.
Poi, forse facendo riferimento all’ottimismo alla Pangloss del capo del Governo, Matteo Renzi, che spara balle una dietro l’altra (l’ultima è di due giorni fa: un abbassamento delle tasse proprio mentre l’Unione Europea chiede all’Italia una manovra da 8-10 miliardi di Euro, come potete leggere qui), Amenta aggiunge:
“cercano di mostrarci un’Italia felice e in crescita, con una Sicilia pronta a ridurre il gap con le altre regioni del Centro-Nord, mentre l’ISTAT, al contrario, ci dice che cresce la disoccupazione giovanile, ad un passo dal 60%, e con essa anche la disoccupazione generale”.
Per il vice presidente di ANCI Sicilia c’è “l’incapacità di una Regione di sviluppare una politica finanziaria che pensi a rimettere a posto i conti, senza penalizzare, più di quanto si sia fatto sinora, i Comuni e quindi i cittadini”.
Amenta parla dei ritardi e delle incertezze sull’entità dei trasferimenti:
“Ancora – spiega – aspettiamo il 70% del fondo 2015 per le mensilità dei precari e le accise ENEL dello stesso anno). La politica dei tagli negli ultimi cinque anni ha ridotto le risorse regionali destinate ai Comuni da 911 milioni di Euro a poco più di 300 milioni di Euro”.
Ad oggi i Comuni siciliani hanno a disposizione circa 100 milioni di Euro: “E con questi fondi ci dicono che i Comuni dovrebbero approvare i propri Bilanci, facendo finta di non sapere che, in queste condizioni, si mettono a rischio i servizi e il futuro dei lavoratori precari”.
Insomma, per il vece presidente dell’ANCI Sicilia i Comuni non possono approvare i Bilanci 2016.
“Chi ad oggi, ha approvato il Bilancio, pochissimi Comuni – sottolinea Amenta – sa benissimo di aver prodotto uno strumento finanziario non veritiero, proprio per l’incertezza dei trasferimenti della Regione, e l’impossibilità di poter incassare oltre il 50% della Fiscalità locale, in una Sicilia dove cresce la povertà e fasce sempre più ampie di cittadini non hanno più neanche gli occhi per piangere. La settimana scorsa, nell’incontro con l’assessore alle Autonomie Locali, Luisa Lantieri, avevamo chiesto, seguiti dalle altre Regioni e dall’ANCI nazionale, che venisse prorogata la scadenza dell’approvazione dei Bilanci per i motivi che ho detto prima. E nello stesso tempo avevamo chiesto di avere certezze sull’entità delle risorse del Fondo perequativo 2016, che in base alla Legge di Stabilità regionale ammontano a 340 milioni, e notizie delle spese di investimento, 165 milioni di Euro, di cui è necessario conoscere modalità e tempi di erogazione”.
“Ma ad oggi – prosegue il vice presidente dell’ANCI Sicilia – il silenzio si fa sempre più assordante, dimenticando che l’esercizio provvisorio si è concluso il primo di Maggio e gli impegni, in base ai fondi che erano a disposizione dei Comuni, sono stati già presi all’inizio dell’anno”.
Come questo blog ha scritto il 2 Maggio scorso (articolo che potete leggere qui), l’esercizio provvisorio è scaduto il 30 Aprile scorso. I termini per proseguire con l’esercizio provvisorio non sono stati prorogatI. ciò significa che i Comuni siciliani che non hanno approvato i Bilancio (ovvero la stragrande maggioranza) possono utilizzare solo le somme per evitare danni economici: ma di questo, a quanto pare, non gliene frega niente a nessuno.
“A ciò – prosegue Amenta – si aggiunga il problema irrisolto dei rifiuti, del servizio idrico integrato, e la drammatica situazione dei precari, dei quali sembra che nessuno intenda occuparsi nonostante le soluzioni a costo zero presentate dall’ANCI Sicilia, di intesa con tutte le rappresentanze sindacali dei lavoratori, attraverso la conferma delle risorse regionali in progressiva per effetto del turn over nei Comuni. Per non parlare della tragedia della nuova Programmazione comunitaria 2014-2020: siamo nel 2016, si sono persi già due anni di finanziamenti e, a tutt’oggi, non si intravvedono i bandi. Così come la farsa dei 100 milioni annunciati per i Cantieri di Servizio per la lotta alla povertà: siamo a Giugno e non si sa in quale capitolo della finanziaria sono stati inseriti o da dove reperiranno i fondi. Almeno che ce lo dicessero”.
“Infine – dice sempre il vice presidente dell’ANCI Sicilia – non va dimenticata l’assurda situazione delle ex Province, oggi Liberi Consorzi, per cui finalmente, dopo quasi tre anni, l’Ars è riuscita a legiferare. La legge prevede che siano i Sindaci a guidarle, ma senza alcuna garanzia di coperture finanziarie sia per la situazione attuale di impossibilità a pagare gli stipendi dei dipendenti, sia per i servizi che le ex Province sono chiamate a svolgere (manutenzioni stradali, edilizia scolastica, assistenza disabili)”.
“Ecco allora, senza tanto girarci attorno, come il quadro complessivo è più che esplosivo – conclude Amenta – per cui i Comuni siciliani hanno bisogno di avere risposte subito, prima che la situazione sfugga di mano a tutti e saremo costretti a tornare a farci sentire nelle piazze”.
Sul caos delle Province siciliane interviene anche il senatore di Sinistra Italiana, Francesco Campanella:
“La responsabilità nel pasticcio delle ex Province – dice Campanella – è tutta sulle spalle del Partito Democratico. Governano a Roma come in Sicilia e in tre anni, al netto dei tanti proclami a cui abbiamo assistito, sono stati capaci di combinare solo guai. È necessario e non più rinviabile un piano che illustri nel dettaglio sia quali uffici pubblici si faranno carico dei servizi erogati dagli Enti intermedi, a cominciare dalla manutenzione della viabilità provinciale e dall’edilizia scolastica, che il futuro di migliaia di funzionari provinciali”.
“I dipendenti delle ex Province – prosegue Campanella – hanno già le competenze necessarie per continuare a svolgere queste funzioni. Governare non significa soltanto assegnare poltrone e dividersi posti di sottogoverno, ma assumersi la responsabilità di gestire la vita e il futuro della gente. La più grande delle riforme di cui ha bisogno il Paese è certamente quella che restituisca credibilità alla politica. Francamente il partito democratico non mi pare si stia mostrando all’altezza del compito”.
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