Tutto comincia con il matrimonio di Costanza d’Altavilla con Enrico VI, imperatore del Sacro Romano Impero. Un matrimonio che segnerà il dissolvimento della dinastia normanna e la fine dell’integrità territoriale del Regno di Sicilia, che allora si estendeva dal deserto tunisino ai confini del Lazio, dell’Umbria e delle Marche e all’Albania. Da allora ad oggi la Sicilia sarà sempre una preda
Ci siamo sempre chiesti come mai il palermitano forse più famoso al mondo abbia avuto dedicata nella sua città natale una strada come tante in un quartiere la cui origine risale appena appena agli inizi del secolo scorso e che è assai distante dal centro storico di Palermo dove il medesimo si coprì di gloria eterna.
E ci piace pensare, nella risposta, che nell’inconscio dei palermitani, nel corso dei secoli, sia penetrato, più in profondità della gloria e dei meriti indiscutibili dell’uomo, l’orrore per il sangue innocente versato e le turpitudini commesse per far sì che quest’uno giungesse al potere.
“Questa è la luce della gran Costanza/che dal secondo vento di Soave/generò la terza e ultima possanza”:
Così Dante nel terzo canto del Paradiso.
Federico II Hohenstaufen, Re di Sicilia e Imperatore del Sacro Romano Impero è la “terza ed ultima possanza della casa di Svevia (Soave), figlio di Enrico VI (il secondo vento di Soave) e di Costanza di Altavilla (la gran Costanza), sorella di Guglielmo II, Re di Sicilia, ed è nipote di Federico I Barbarossa (il primo “vento”, ovviamente).
Le tombe di Enrico, di Costanza e di Federico sono custodite nella Cattedrale di Palermo, ma se la storia non fosse fatta di violenza e di sopraffazione, quel luogo, piuttosto che Federico e i suoi genitori, dovrebbe ospitare la tomba del legittimo Re di Sicilia, Guglielmo III, erede legittimo di Guglielmo II il Buono.
Perché il regno da un normanno passò ad uno svevo?
Tutto comincia con il matrimonio di Costanza con Enrico VI, imperatore del Sacro Romano Impero. Oltre all’impoverimento che quelle nozze procurarono all’Erario del regno normanno, per via della dote favolosa della Principessa Costanza, quel matrimonio fu la causa del dissolvimento della dinastia normanna e della fine dell’integrità territoriale del Regno di Sicilia, che allora si estendeva dal deserto tunisino ai confini del Lazio, dell’Umbria e delle Marche e all’Albania.
Alcuni storici sostengono che nel contratto di matrimonio di Enrico e Costanza fosse contenuta una clausola che prevedeva la successione al trono del Regno di Sicilia di un loro figlio, in mancanza di eredi legittimi di Guglielmo II.
Ci fosse o meno quella clausola testamentaria, Enrico VI agì come se ci fosse e alla morte di Guglielmo II, avvenuta senza lasciare eredi diretti, dette il via ad una campagna di guerra per impadronirsi del regno.
Intanto a Guglielmo II era succeduto, con il consenso papale, Tancredi, e, alla sua morte, il figlio Guglielmo III. La guerra di Enrico portò gli imperiali alla conquista di Palermo. Enrico depose il legittimo re di Sicilia e si autoproclamò re. Guglielmo III, di appena 9 anni, fu accecato, castrato e deportato in Germania dove morì all’età di 13 anni.
Una bella storia, non c’è che dire.
Alla morte di Enrico, Federico fu incoronato Re di Sicilia e successivamente Imperatore del Sacro Romano Impero.
Gli effetti tragici di quella successione furono essenzialmente due: la disintegrazione territoriale e poi politica dell’unità dello stato normanno e la fine del regno come braccio armato e barriera morale contro l’Islam, motivi che ne avevano agevolato la nascita e il rafforzamento.
Iniziò la caccia spietata che il papato darà agli Svevi, da Manfredi fino a Corradino, e che porterà sostanzialmente alla fine di quel regno glorioso, da allora e fino ad oggi degradato al rango di preda di guerra.
Qui trovate le prime tre puntate del nostro ‘viaggio’ nella toponomastica siciliana