Anche su questo fronte la Sicilia si conferma il “Bancomat del Governo Renzi”. E mentre il Governo regionale e i vertici di Riscossione Sicilia spa si fanno scippare nel silenzio generale un servizio – la gestione del Fondo unico di Giustizia – che dovrebbe essere gestito dalla Regione, i lavoratori della società regionale di riscossione dovrebbero fare “sacrifici”. Le clientele della politica, tra incarichi a soggetti esterni e ‘operazioni’ immobiliari
Le cronache ci raccontano che Riscossione Sicilia spa – la società regionale che si occupa della riscossione dei tributi nella nostra Isola mediante ruoli – è in perdita. E che per risanarla è necessario che i 703 dipendenti facciano “sacrifici”. Così alcune parti delle retribuzioni – complice un’informazione non corretta – sono diventati “premi” ai quali i lavoratori debbono rinunciare per “salvare” la società. Anzi, a dir la verità, l’amministratore unico di tale società, l’avvocato Antonio Fiumefreddo (molto vicino al presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta), ha già fatto sapere che Riscossione Sicilia spa inizierà a collaborare in modo sempre più stretto con Equitalia. Insomma, in prospettiva, anche la riscossione dei tributi a ruolo della Sicilia finirà allo Stato, con buona pace di un’Autonomia siciliana sempre più svuotata.
Riuscirà il Governo regionale a penalizzare i lavoratori? La partita si annuncia problematica. I dipendenti della società, da parte loro, hanno già iniziato a dare battaglia. Oggi, tanto per cominciare, arriveranno a Palermo, i dipendenti da tutte le sedi della Sicilia. Vero che è a Roma Governa Renzi che, usando la sigla del PD, sta massacrando i lavoratori. Ma non è detto che la partita riesca sempre.
Da quello che abbiamo capito, i lavoratori di questa società non hanno alcuna intenzione di farsi ‘incaprettare’. Stamattina del futuro di Riscossione Sicilia spa si parlerà in un’audizione presso la commissione Bilancio e Finanze dell’Ars. Ci saranno i rappresentanti dei lavoratori della società, i sindacalisti e l’assessore regionale all’Economia, Alessandro Baccei.
Nel pomeriggio, sempre a Palermo, nella sede dell’azienda, è prevista un’assemblea del personale.
Alla luce di tutto quello che sta succedendo in questa società abbiamo deciso di fare un approfondimento. Aiutati da una serie di documenti ufficiali, dagli articoli pubblicati negli ultimi mesi dai giornali, per lo più siciliani, e da una serie di notizie che abbiamo raccolto presso le organizzazioni sindacali, UGL Credito in testa.
Così abbiamo appurato due cose che ora proveremo a sottoporre all’attenzione dei nostri lettori.
La prima cosa è che Riscossione Sicilia spa potrebbe tranquillamente tornare in attivo se le venisse restituito un servizio che è stato assegnato, non si capisce bene perché e a che titolo, a Equitalia Giustizia spa.
La seconda cosa è che nella crisi di Riscossione Sicilia spa i lavoratori non c’entrano proprio nulla. E’ stata ed è ancora la politica che ha provocato i problemi di questa società.
Come ora proveremo a documentare – con i fatti e con i ‘numeri’ – è la politica nazionale (sostenuta dall’ ‘ascarismo’ dei politici siciliani) che ha scippato un servizio molto remunerativo a Riscossione Sicilia spa e, di fatto, alla Regione siciliana. Ed è sempre la politica – questa volta la politica siciliana clientelare – ad aver appesantito i conti della società.
Cominciamo con il primo punto. Si tratta della gestione del Fondo unico di Giustizia, del recupero delle spese di Giustizia e del fatto che alcuni Ordini professionali, per la riscossione dei contributi obbligatori e volontari, si rivolgono a Equitalia spa a non a Riscossione Sicilia spa, di fatto danneggiando la Regione siciliana.
Sia chiaro: qui non si tratta di difendere una società regionale: si tratta di difendere la Regione siciliana che, nel silenzio generale, viene derubata di risorse che potrebbero affluire nel Bilancio della Regione. Si tratta, insomma – come questo blog segnala spesso anche in altri ambiti finanziari – di difendere gli interessi reali di oltre 5 milioni di siciliani.
Come ora illustreremo, in ballo ci sono circa 25 milioni di Euro all’anno (e forse qualcosa in più, considerando anche il recupero delle spese di Giustizia e la riscossione dei contributi da parte di alcuni Ordini professionali) dei quali lo Stato si è impadronito, lo ribadiamo, nel silenzio generale.
La parte più importante di questa vicenda, sotto il profilo economico, è il Fondo unico di Giustizia. Si tratta dei beni sequestrati e confiscati (beni mobili, cioè denaro) che riguardano anche titoli al portatore, valori di bollo, crediti, conti di deposito titoli, libretti di deposito. Poi fondi depositati presso le Poste italiane, banche o altri gestori finanziari, somme depositate a seguito della ripartizione dell’attivo fallimentare e non richiesta dai creditori.
Questi fondi, in Sicilia, dovrebbero essere gestiti da Riscossione Sicilia spa. Ma sempre in base al principio – molto gettonato dal Governo Renzi – che la Regione siciliana è il ‘bancomat’ di Roma (e, in particolare, dello stesso Governo Renzi, che ha scippato alla Regione siciliana, ai Comuni e persino alle Province della nostra Isola tutto quello che poteva scippare), il Governo nazionale, tramite Equitalia, si è presa la gestione di questi beni.
Abbiamo fatto un approfondimento. E abbiamo appurato che il Fondo unico di Giustizia gestisce 30 miliardi di Euro in tutto il territorio nazionale. Tutti sappiamo che la maggior parte dei patrimoni – mobiliari e immobiliari – sottratti alla criminalità organizzata provengono da attività investigative svolte nel territorio siciliano.
“Sarebbe più che mai opportuno – sottolineano i dirigenti dell’UGL credito della Sicilia – in una prospettiva di piena autonomia finanziaria della Regione siciliana, riappropriarsi di queste competenze ingiustamente e incomprensibilmente sottratte a Riscossione Sicilia spa”.
Per completezza d’informazione siamo andati a visionare il bilancio di Equitalia Giustizia spa, per appurare che tale società, ogni anno registra un utile pari a 53 milioni di Euro. Considerando – come già ricordato – che circa il 50 per cento di questa liquidità viene confiscata in Sicilia, se ne deduce che Riscossione Sicilia spa perde oltre 25 milioni di Euro all’anno. Questo ‘regalo’ della Regione siciliana allo Stato si somma a tutti gli altri ‘regali’, ovvero a tutti gli scippi operati da Roma in danno del Bilancio regionale.
Questa mancate entrate – che risolverebbero i problemi di Riscossione Sicilia spa – si legano a doppio filo alla crisi della società. Una crisi che è, in primo luogo, frutto di un mutato quadro normativo, ovvero una drastica riduzione degli introiti: aggi bassi, spese per procedura esecutive, per notifiche e via continuando. Insomma, altre entrate venute meno.
Minori introiti fronteggiati dalla Regione, che è intervenuta solo per ripristinare il capitale sociale.
Poi c’è quella che i sindacalisti di UGL credito definiscono “la mala gestio”: affitti milionari per favorire proprietari di immobili ‘amici’ (alla pubblica amministrazione siciliana non mancano certo locali!); incarichi legali conferiti a soggetti esterni, supponiamo altri ‘amici’ da favorire.
Su questo punto i sindacalisti dell’UGL credito vanno sono molto chiari:
“Contrariamente a quanto affermato dall’avvocato Fiumefreddo nell’audizione dello scorso 3 Maggio presso la commissione Bilancio e Finanze dell’Ars, la società, ancora oggi, si avvale di legali esterni, con esborsi annui di svariati milioni di Euro, per ottenere, tra le altre cose, risultati scadenti”.
Poi c’è la gestione delle notifiche affidate, ancora una volta, a società esterne, con costi di svariati milioni di Euro all’anno.
“L’Azienda – sottolineano sempre i sindacalisti dell’UGL – avrebbe potuto effettuare le notifiche a mezzo PEC attivata solo di recente, o anche con l’ausilio di mezzi interni”.
Quindi la manutenzione dei locali della direzione generale, che costa circa 800 mila Euro all’anno.
Insomma, dopo avere spartito tutti questi soldi agli ‘amici’, i vertici di Riscossione Sicilia spa vorrebbero, adesso, far pagare il conto al personale, rimangiandosi parti del contratto. Da qui le polemiche. E da qui la presenza, oggi, dei lavoratori di tutte le sedi della Sicilia.
P.S.
La mafia si conferma il peggiore affare per la Sicilia sotto tutti i punti di vista.
Deprime l’economia inquinando il tessuto produttivo, taglieggiando gli imprenditori e alterando il mercato.
Abbiamo visto con le ‘avventure’ della vecchia gestione della Sezione di misure di prevenzione presso il Tribunale di Palermo che fine facevano i beni sequestrati alla mafia. Dati in ‘pasto’ sempre agli stessi avvocati, sempre agli stessi commercialisti che, a Palermo e provincia, hanno contribuito a desertificare l’economia (delle altre province dell’Isola nulla conosciamo).
Ora scopriamo anche che il denaro confiscato ai mafiosi, invece di essere gestito in Sicilia, regala oltre 25 milioni di utili a Equitalia.
L’ennesima dimostrazione che la Sicilia è governata da ‘ascari’.