Referendum di Ottobre: la Ministra Boschi gira l’Italia a spese di chi? E lo può fare?

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Un ragazzo al primo anno di Giurisprudenza – il nipote dell’autore di questo articolo – fa notare che il Governo con il referendum costituzionale dovrebbe restare al di sopra delle parti. Se invece partecipa attivamente come sta facendo la Ministra Boschi compie un atto gravemente lesivo della democrazia e inquina pesantemente la campagna referendaria, incidendo sulla libertà del voto. E poi: chi paga le spese dei viaggi della Ministra? 

La campagna governativa per il Sì al referendum è partita. La Bella Maria Elena, ministra del culto renziano, con al fianco Lancillotto Violante e Parsifallo Orfei batterà l’intera Penisola per convincere il corpo elettorale che la riforma costituzione votata da Verdini è la cosa più bella che c’è.

Un mio nipotino che è al primo anno di studi in giurisprudenza e sta preparando l’esame in Diritto  costituzionale, mi ha fatto una domanda alla quale onestamente non ho saputo dare risposta.  Chiedo il vostro aiuto, cari amici e ve la giro.

Scusa, nonno mi ha detto, ma io sto studiando che il referendum sulle modifiche della Costituzione può essere richiesto da 1 quinto della Camera, in rappresentanza delle minoranze politiche, da 500.000 elettori, quali espressione delle minoranze del corpo elettorale e da 5 consigli regionali in rappresentanza delle minoranze territoriali. Niente dice la legge sul governo.

Bravo, e allora?

Chiamato alle urne è dunque il corpo elettorale, i cittadini, ai quali dunque spetta decidere, ma a chi spetta informare, a chi spetta convincere della giustezza delle ragioni del Sì o del No?

Già. A chi?

Non certo ai componenti del governo, specialmente se è lo stesso governo che ha voluto quella riforma.

Te lo concedo. E allora?

E allora credo che se il governo partecipa attivamente alla campagna referendaria, mandando in giro in prima persona il ministro che questa riforma ha sostenuto e difeso in Parlamento, il governo compia un atto gravemente lesivo della democrazia e inquini pesantemente la campagna referendaria, incidendo sulla libertà del voto.

Prendendo posizione in una materia che, proprio per la sua natura, è fuori dalla sua competenza. Ma c’è di più, credo: se il governo nel compiere questi atti antidemocratici utilizza risorse, strumenti e mezzi governativi, quindi i soldi dei contribuenti che vanno impiegati a fini pubblici, potrebbe profilarsi un danno erariale.

Che vuoi dire?

Che so, se la Boschi il suo seguito si fanno rimborsare aerei e alberghi, cene e quant’altro per andare a trovare Faraone e stare con lui e i suoi fan…

Sveglio il ragazzino, non trovate? E voi che ne dite?

 

Visualizza commenti

  • Dico che il ragazzino ci ha preso alla grande e poi chi avrebbe mai osato rimarcarlo

  • Politicamente ritengo che stiamo facendo un favore alla ministra Boschi e al Governo personalizzando una battaglia che è e deve essere a difesa dei valori fondanti della nostra Costituzione democratica e repubblicana nata dalla Resistenza e non certo pro o contro un ministro o un governo, qualsiasi ne sia il colore o la tendenza.
    Il quesito del giovane studente di giurisprudenza merita in ogni caso una risposta innanzitutto giuridica. E precisamente: un ministro della Repubblica che ha proposto il disegno di legge poi approvato dal Parlamento può fare campagna o esprimersi nell'esercizio delle sue funzioni perché non sia richiesto il referendum costituzionale disciplinato dall'art. 138 [ http://www.senato.it/1025?sezione=139&articolo_numero_articolo=138 ] nel caso in cui la legge costituzionale in questione sia stata approvata in seconda votazione a maggioranza assoluta ma inferiore ai due terzi dei componenti di ciascuna delle Camere? Che è questione analoga a quella che si porrebbe qualora il referendum sia stato richiesto ai sensi del citato art. 138. Lascio la risposta a chi ha la necessaria competenza giuridica.
    Ma qualsiasi sia la risposta (che temo positiva), resta la sostanza politica della assoluta necessità di allargare al massimo il fronte di coloro che si battono in questa campagna referendaria decisiva per le sorti della nostra ancora fragile e giovane democrazia.
    Con l'obiettivo di far vincere il NO allo stravolgimento della nostra Costituzione nata dalla Resistenza di tutti coloro che si sono battuti per la sconfitta del nazifascismo e di ogni autoritarismo, come lotta di popolo e non guerra civile tra fazioni, con l'apporto di forze di diverso ed anche diversissimo orientamento politico e/religioso (comunisti, socialisti, cattolici, ebrei, liberali e perfino monarchici), come la storia ci insegna. A difesa di una Costituzione fondata sull'equilibrio solido e stabile dei poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario) e quindi degli interessi che si incontrano e si scontrano come è naturale che sia nella vita pulsante di uno Stato democratico e non autoritario.

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