Alla vigilia del 70esimo anniversario dell’Autonomia che si celebrerà domani 15 Maggio, proseguiamo con Pippo Giordano (ex investigatore della DIA e storico collaboratore di eroici inquirenti siciliani) il nostro viaggio tra le opinioni sulla nostra specialità…
di Pippo Giordano
Non parlo picchì sugnu siciliano o picchì nelle mie vene scorre sangu palermitano. No! Scrivo da patriota siciliano, perché amo la mia Terra, voglio bene ai Siciliani, ma solo quelli onesti: “cannavazzi e quaquaraquà ” non mi serbunu. Non tutti sanno, che sono stato “confinato” fuori dalla mia Isola, quindi costretto a lasciare amici e affetti familiari. Ma la crescita giovanile prima e la peculiarità dopo a causa del mio lavoro, mi permise di interagire con una larga fetta di popolazione siciliana e divenire, con piglio notarile, “certificatore” di anomalie siciliane.
Una anomalia cronica, che ancora oggi noto con particolare rammarico e amarezza, è la svendita della propria dignità e libertà ai vecchi e nuovi ascari che da illo tempore hanno colonizzato la Sicilia. Rilevo nella società siciliana un prosaico vittimismo riconducibile a secoli di “occupazione” di forze straniere, comprese quelle italiche. Ragion per cui i siciliani tendono a ritenere che essere “accattati” e sottomessi agli ascari, sia una sorta di maledizione divina, che difficilmente riescono a liberarsi. Invero, non è affatto così.
Basterebbe “arruspigghiarsi” affinchè il Popolo siciliano si appropri del ruolo che merita, ovvero decidere del proprio destino e di decidere in autonomia sulla distribuzione e gestione degli oneri derivanti dall’estrazione del greggio e dell’economia isolana in generale. Necessita un’epocale svolta nel modo di pensare e di agire dei siciliani, soprattutto sbarazzarsi dei lapalissiani ascari, che risultano essere in servizio permanente effettivo soggiogando e sottomettendo l’interna comunità isolana.
Giova far comprendere tutti, che il Popolo siciliano non è più disposto ad essere definito “accattone” o amante della legge Merlin e quindi avvezzo al meretricio: la dignità e l’orgoglio come baluardo di rinnovata sicilianità. Dobbiamo evitare di piangerci addosso per essere noi stessi: Siciliani orgogliosi di esserlo. Parimenti, dobbiamo cacciare a “piragnati” ‘nto culo (calci nel sedere) gli ascari autoctoni sedenti negli scranni del potere siciliano e no. La questione non può e non deve ridursi al mero concetto di “separatismo si, separatismo no”.
La sorte del Popolo siciliano non può prescindere da siffatta considerazione, ma dovrebbe invece, trovare linfa nell’applicazione dello Statuto, ancora oggi sofferente. Dimentichiamo le parole del defunto Giorgio Bocca, riferite al Sud: “Durante i miei viaggi c’era sempre questo contrasto tra paesaggi meravigliosi e gente orrenda, un’umanità repellente” o le esternazioni del cantautore Roberto Vecchioni: “La Sicilia? Un’isola di merda”.
Superiamo questi concetti e usciamo dal nostro orticello; spalanchiamo le persiane rimaste per tanto tempo socchiuse. Dimostriamo al Mondo intero, che La Sicilia può e deve essere pre Unità d’Italia, quando l’economia e la cultura era il sale dell’orgoglio Siciliano. Non siamo un Popolo di questuanti e non abbiamo bisogno di mance; vogliamo essere Noi stessi, Uomini e donne che non intendono più svendere le proprie origini. Qualcuno dirà, e la mafia? Bene! Leggete la storia dal 1860 ad oggi e capirete i motivi perchè la mafia ha avuto la crescita esponenziale che tutti conoscono.