Con una mossa vergognosa, l’amministrazione palermitana ha fatto saltare la festa per i 70 dell’Autonomia di Sicilia Nazione. D’altronde, al sindaco Orlando non interessano la Sicilia e la sua storia. Ormai lui parla solo il linguaggio dei renziani…
Come ormai sappiamo, il prossimo 15 Maggio l’Autonomia Siciliana festeggia i suoi 70 anni. Un ‘Autonomia- vale la pena ricordarlo sempre- mai applicata nelle sue parti finanziarie, che erano quelle pensate – per dirla con Pio La Torre- al fine di dotare la Sicilia di uno strumento di sviluppo adeguato alle sue necessità e alle sue potenzialità.
Nel panorama politico attuale, fatto di ascari e affaristi, sono pochi quelli interessati a fare conoscere la vera natura dello Statuto speciale ai siciliani e ancora meno quelli pronti a difenderlo dagli attacchi centralisti di un Governo pronto a calpestare democrazia e Costituzione (di cui lo Statuto è parte integrante). Tra questi non c’è sicuramente il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che ormai altro non è se non un ambizioso politicante ai comandi di Renzi. Al suo cospetto, pure il Presidente della Regione, Rosario Crocetta, appare un ingenuo finito nella morsa della tenaglia degli ascari renziani: Orlando da un lato, Faraone dall’altro. Il sindaco di Palermo, tanto per ricordare uno dei suoi tanti atti di servilismo, non ha fatto piu’ di tanto per promuovere il referendum sulle trivelle che pure minacciano da vicinissimo la Sicilia. Lo stesso è sempre pronto a sparare a zero su Crocetta senza mai ricordare gli scippi del Governo nazionale. In cambio, Roma ha imposto la legge Delrio sulle Province che gli ha assicurato la guida della futura città metropolitana. Una poltrona, dunque, val bene la Sicilia e gli interessi dei siciliani.
In questo contesto non stupisce quello che stiamo per raccontarvi. E cioè che, con una mossa che potremmo definire tanto deprecabile quanto meschina, l’amministrazione comunale da lui guidata abbia di fatto impedito la manifestazione del movimento indipendentista, Sicilia Nazione, guidato da Gaetano Armao e Rino Piscitello, che avrebbe voluto festeggiare i 70 anni di Autonomia in Piazza Verdi, a Palermo, con lo Statuto Fest (sulla scia di quello celebrato, con grande successo, nel 2011 in piazza Politeama). Ma che si erano messi in testa questi? Festeggiare l’Autonomia ed informare i palermitani dei loro diritti mentre Renzi e Orlando tessono altre trame? Questa festa non s’ha da fare. Ed, infatti, non si fa.
Succede, infatti, come racconta Sicilia Nazione, che lo scorso 19 Aprile, il movimento manda una regolare richiesta di uso di suolo pubblico al Comune con annessi e connessi (documentazione e marche da bollo). Tutto tace fino al 3 Maggio scorso. E, già questo, di per sé, la dice lunga: quanto tempo ci vuole ad esaminare una semplicissima richiesta per una manifestazione che prevede dibattiti e musica?
Comunque, gli esponenti di Sicilia Nazione, a quel punto, tramite un loro incaricato, contattano il Comune. Il tempo stringe e bisogna organizzare i dettagli. Gli viene risposto che è tutto a posto, che sicuramente sarebbe arrivata una conferma, poiché se la piazza fosse stata occupata per il 15 Maggio, la cosa sarebbe già stata nota e a loro segnalata. Parte quindi la macchina organizzativa, con relative spese: c’è un palco da montare, persone da impegnare, pubblicità e così via. Il movimento annuncia dunque che a Palermo, il 15 Maggio, si celebrerà lo Statuto Fest nella centralissima Piazza Verdi (al Massimo, per i non palermitani).
Lunedì 9 Maggio, a 6 giorni dalla manifestazione, però, la risposta scritta ancora non c’è. Ripartono i solleciti e nel pomeriggio dello stesso giorno- lunedì 9 Maggio, a 6 giorni dalla manifestazione- la sorpresa: il Comune scopre che la piazza è occupata e nega il permesso.
Al danno si aggiunge la beffa: i premurosi scribacchini del Comune consigliano a Sicilia Nazione di spostare tutto in Piazza Crispi. Ora, a parte che sarebbe un affronto all’intelligenza dei Siciliani organizzare la festa dell’Autonomia in una piazza che porta il nome del primo traditore dei Siciliani e a parte il fatto che la piazza in questione è isolata rispetto a Piazza Verdi, per poterne usufruire servirebbe pure il consenso della Sovrintendenza. A 6 giorni dalla manifestazione, non c’è più tempo di ottemperare a tutte le pratiche necessarie e troppo rischioso sostenere altre spese.
Risultato: la festa non ci sarà.
“Noi non sappiamo se vi sia stata malafede o solo un incredibile malfunzionamento dell’ufficio. – si legge su un post di Sicilia Nazione- Sicuramente chiederemo l’accesso agli atti e valuteremo di conseguenza di tutelare quei nostri diritti che fossero stati violati”.
Noi, invece, siamo meno diplomatici. E non crediamo affatto che si sia trattato di una ‘follia burocratica’. La follia della burocrazia siciliana è sempre stata molto lucida: la burocrazia, come abbiamo già avuto modo di dirvi, non è altro che la continuazione dell’esercizio del potere con altri mezzi. E se il potere segue un disegno, la burocrazia esegue. Può sembrare malfunzionante ai cittadini, ma ai fini della preservazione del potere, è perfettamente funzionante.
Anche questo ‘fattaccio’ dunque, ci sembra perfettamente in linea con quello che è il disegno politico orlandiano: compiacere Renzi e i renziani, anche a costo di impedire la libera manifestazione di un pensiero che in questo caso coincideva con il diritto dei siciliani ad informare, essere informati, e a celebrare la loro storia.
W Santa Rosalia, W il Sindaco e W Renzi!