5 maggio 1860: parte l’assalto al Sud Italia. Il diritto alla verità per costruire il nostro futuro

4 maggio 2016

Gli indipendentisti del centro studi “Andrea Finocchiaro Aprile” di Palermo ricordano che, proprio in questi giorni, ricorre il 156° anniversario di quella che la storiografia ufficiale celebra come la “gloriosa spedizione dei mille” guidata da Giuseppe Garibaldi. La verità è un’altra e non è più tempo di tacere…

Dal centro studi “Andrea Finocchiaro Aprile” riceviamo e pubblichiamo: 

“È doloroso riparlarne, ma è doveroso ed utile farlo, anche al fine di recuperare la “MEMORIA STORICA” del Popolo Siciliano ed al fine di rivendicare, sempre ed ovunque, il diritto alla conoscenza della verità.

Nella notte fra il 5 e il 6 maggio del 1860, com’è risaputo, partirono dalla borgata marinara di QUARTO (Genova) due grossi piroscafi, il “LOMBARDO” ed il “PIEMONTE”, con a bordo 1078 “volontari” (la stragrande maggioranza dei quali “PADANI”) con a capo “l’Eroe dei Due Mondi” GIUSEPPE GARIBALDI.

I due piroscafi erano stati forniti dalla Compagnia dell’Armatore Rubattino ed erano stati acquistati – e pagati profumatamente dal Governo di Torino (Capo del Governo: Camillo Benso, Conte di Cavour). “Patrocinatore” dell’operazione era stato il Re di Sardegna (leggi: Piemonte) Vittorio Emanuele II di Savoia.

Nella realtà tutta l’operazione “Spedizione dei Mille” (così come le tante altre che vi erano state, che vi furono e che successivamente vi sarebbero state) per la “conquista” e la successiva “distruzione” del Regno delle Due Sicilie (e per la realizzazione dell’Unita’ d’Italia), erano state predisposte ed “organizzate” dal Governo si Sua Maestà Britannica, nell’ambito della propria strategia di “Maggiore Potenza”, a livello internazionale, dell’epoca. L’operazione “UNITÀ D’ITALIA”, insomma, era già rientrata in programmi inglesi sin dalla fine del secolo XVIII e si era “ingigantita” successivamente nella lunga lotta contro l’Imperialismo Napoleonico.

E sarebbe restata valida ed attuale anche per buona parte delle vicende successive. In altre parole: occorreva stabilizzare de finitamente l’egemonia del Leone Britannico nell’Europa Continentale e nel Mediterraneo. Va anche detto che il Mediterraneo era considerato, – dal Governo di Sua Maestà Britannica, – un “LAGO INGLESE”.

Tornando alla cronaca della Spedizione dei Mille, diciamo in quella notte di maggio, del 1860, fu recitata una complessa, patetica messinscena. Nino Bixio ed il capitano Castiglia (quest’ultimo era siciliano) con un “COMMANDO” di alcuni “coraggiosi garibaldini” avrebbero catturato nel Porto di Genova le due navi con i rispettivi equipaggi … … all’insaputa di tutti ed eludendo ogni controllo.

Affinché la “MESSISCENA” riuscisse al meglio, la polizia portuale aveva preventivamente fatto “sgombrare” sin dal giorno precedente, le banchine del porto da tutte le altri navi e della presenza di ogni probabile testimone.

Nonostante tutte queste precauzioni le operazioni di avviamento dei motori fu lunga e difficoltosa. Mentre Garibaldi, a sua volta, aspettava ansioso a Quarto. E temeva il peggio….

Gli equipaggi (che fino al compimento del falso colpo di mano avevano fatto finta di dormire) riuscirono a fare partire i due piroscafi. Non senza fatica.

Giunti i Piroscafi a largo di Quarto, a poco a poco, con apposite barche, gli “eroici” garibaldini furono fatti salire a bordo, sempre con grandi difficoltà e con l’aiuto dei barcaioli locali. Non mancò, insomma, la spettacolarità anche in questa fase. E non sempre lo spettacolo fu bello.

Per la “cultura ufficiale”, – è superfluo dirlo – il tutto sarebbe andato in modo entusiasmante. E nel massimo della “segretezza”. Con rapidità e “professionalità”.

La verità è che la “scena” fu seguita da terra da migliaia di curiosi, oltre che da parenti e da amici dei “volontari”. Circostanza, questa, confermata anche dalle centinaia di illustrazioni apparse sulla della successiva “stampa” celebrativa e propagandistica. Altro che segreto militare o segreto di Stato!

Ovviamente, Cavour fece finta di non saperne niente e con altrettanta faccia tosta fece pure finta di indignarsi. Ma nello stesso tempo, – sottobanco e per iscritto; ordinava all’Ammiraglio Persano di fare “scortare” i due piroscafi garibaldini dalle navi da guerra della FLOTTA SABAUDA. Il tutto con riservatezza e con cautela. E facendo finta di volerle “riacciuffare”.

Precauzione ‘saggia’, ma superflua, in quanto la MEDITERRANEAN FLEET Britannica, che dirigeva e controllava tutto ciò che stava accadendo, aveva già preso le proprie precauzioni a protezione della Spedizione in corso e vigilava attentamente sul “sereno” svolgimento della commedia all’italiana, (come sempre mal recitata).

Ripetiamo a noi stessi che è doloroso parlare ancora di quei fatti a distanza di tanto tempo. Lo riconosciamo. Ma sappiamo pure che non è inutile e che è, anzi, doveroso. In quanto quei “FATTI” furono messi in moto e “compiuti” per ridurre la Sicilia e la parte continentale del Regno delle Due Sicilie in colonie interne del futuro Stato italiano (ed in particolare delle Regioni Settentrionali di questo). Anche a costo di distruggere una REALTA’ di progresso, di civiltà, di cultura, d benessere e di ricchezza, quale appunto era quella del Regno delle Due Sicilie.

Una verità, questa, che ci vuole “TRAVISARE” o MANIPOLARE o, peggio, sostituire con una serie di favolette e di miti falsi e bugiardi nel contesto di ignobili manovre di alienazione culturale, ancora oggi, in corso.

***

Aggiungiamo che il Centro Studi “A.F.A.” ritiene che seppure a distanza di 156 anni, quello di recuperare la verità storica sulle vicende risorgimentali (ed anche su quelle successive) sia un diritto fondamentale e specifico del Popolo Siciliano, oltre che il diritto sacrosanto di tutti gli altri popoli del glorioso SUD. Un diritto fondamentale da fare valere, però, con maggiore decisionismo e con una certa dose di coraggio e di “DIGNITA’”

Non dimentichiamo, infatti, che, – nel caso della Sicilia e della parte Continentale del Regno delle Due Sicilie, – la ignoranza del nostro passato e la alienazione culturale (la identificazione, cioè, con la storia altrui) hanno pesantemente condizionato, e condizionano ancora oggi, in negativo, la consapevolezza di noi stessi e quella della nostra realtà.

E ci impediscono di affrontare, con le necessarie forze morali, culturali e politiche, le problematiche del nostro “PRESENTE” e quelle del nostro Futuro”.

ANTUDU!

Palermu, 29 Aprili 2016

Il Coordinatore del Centro Studi AFA

(Giuseppe Scianò)

“SÌ ALLA SICILIA!

NO ALLA MAFIA!”

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