L’ha ribadito stamattina la Corte d’Appello di Palermo, sezione per le controversie lavoro. Che si è pronunciato su un ricorso presentato da un lavoratore che era stato licenziato proprio da Ingroia. Pur avendo perso in quanto amministratore di Sicilia E-Servizi che ha licenziato il lavoratore, Ingroia esce praticamente indenne dall’accusa di abuso d’ufficio (sempre per le assunzioni) che gli aveva contestato la magistratura penale. Resta invece in piedi l’inchiesta della Corte dei Conti. I punti salienti di una storia un po’ kafkiana.
Assunzioni del personale presso Sicilia E-Servizi spa: la Corte d’Appello del Tribunale di Palermo, sezione per le controversie lavoro, dà ragione al vertice della società regionale: insomma, Antonio Ingroia, amministratore unico della società regionale, non ha commesso alcun reato nell’assumere il personale che prestava servizio presso Sicilia e Servizi Venture (che era il socio privato della stessa Sicilia E-Servizi).
Per queste assunzioni Ingroia e il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ne stanno vedendo di tutti i colori.
La storia è complicata. Riassumiamola.
Una volta nominato sulla plancia di comando di Sicilia E-Servizi, Ingroia si accorge che i suoi precedessori hanno combinato, come dire?, un po’ di ‘inchiappi’. Per esempio, hanno affidato ai privati che operano in Sicilia E-Servizi (Sicilia e Servizi Venture) tutti i dati sensibili degli uffici regionali. Una follia.
Quando i privati decidono di chiamarsi fuori da Sicilia E-Servizi (altre vicenda giudiziaria) a Ingroia non rimangono che due strade: non assumere il personale e incasinare tutti gli uffici della Regione, perché i lavoratori di Sicilia e Servizi Venture sono quelli che conoscono e gestiscono i dati della stessa Amministrazione regionale; oppure assumerli, rischiando, però, di finire sotto inchiesta, perché una legge vieta l’assunzione di nuovo personale nelle società pubbliche.
Sulla base di una delibera della Giunta regionale Ingroia decidere di assumere presso Sicilia E-Servizi (cioè nella società regionale) i circa sessanta lavoratori di Sicilia e Servizi Venture.
A questo punto, scoppia il caos. Dovuto anche a un’oggettiva legislazione un po’ kafkiana che vieta le assunzioni nelle società pubbliche, ma non dà molte soluzioni – come in questo caso – per consentire a una pubblica Amministrazione (in questo caso la Regione) di poter funzionare (se si blocca l’attività informatica la Regione non potrebbe più pagare gli stipendi ai dipendenti, si bloccherebbe il servizio di Pronto soccorso e via continuando).
A meno che non ci siano altre soluzioni.
Ingroia, dopo avere assunto tutti i dipendenti di Sicilia e Servizi Venture ne licenzia una quindicina. Questi si rivolgono al Tribunale del lavoro. Che dà ragione ai lavoratori. C’è la successione di azienda, dicono i giudici del lavoro: e in questo caso si applica l’articolo 2112 del Codice Civile.
Questa è la tesi degli avvocati Silvana e Vito Patanella, che assistono i lavoratori licenziati. tesi, per l’appunto, accolta dai giudici del lavoro di Palermo.
Nel frattempo Ingroia è finito inquisito per abuso d’ufficio proprio per le assunzioni. Ma il pronunciamento prima del Tribunale di primo grado e, adesso, della Corte d’Appello ha stabilito che l’amministratore di Sicilia E-Servizi è obbligato ad assumere questo personale.
Sotto il profilo giudiziario oggi Ingroia è a posto.
Non lo è sotto il profilo contabile. Perché su di lui e sul presidente della Regione, sempre per queste assunzioni, indagano i magistrati contabili. Ipotesi: ovviamente danno erariale per entrambi.
Ma se non c’è il dolo ci può essere il danno erariale?
Che altra soluzione avrebbero dovuto adottare Ingroia e Crocetta per fronteggiare il problema?
Un contratto diverso da quello di assunzione che i dipendenti di Sicilia e Servizi Venture non avrebbero potuto accettare?
Non è la prima volta che, a Palermo, magistratura penale e Corte dei Conti procedono su strade diverse.
E’ successo anche con l’ex capogruppo del PD all’Ars nella passata legislatura, oggi assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici.
Per la procura della Repubblica di Palermo, Cracolici non ha commesso alcun reato nella gestione dei fondi – cospicui – del gruppo parlamentare.
La Corte dei Conti l’ha invece condannato a restituire oltre 340 mila Euro.
C’è, però, una differenza fondamentale tra il ‘caso’ di Ingroia e di Crocetta e quello di Cracolici.
Ingroia e Crocetta, alla fine, hanno solo tutelato alcuni lavoratori, peraltro a norma del Codice Civile.
Cracolici – e altri sei o sette capigruppo all’Ars della passata legislatura – hanno speso una barca di soldi per cose giuste (o parzialmente tali) e per cose assurde come regali, panettoni, caffè e altre amenità che i parlamentari di Sala d’Ercole – che non sono proprio ‘poveri in canna’, avrebbero potuto pagare con i propri soldi.
Le due cose sono completamente diverse.
Come diverso è anche il ‘caso’ del Tram di Palermo. La procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo non ha trovato reati nella spesa – assolutamente eccessiva – di oltre 320 milioni di Euro per 15 chilometri di strada ferrata cittadina senza gallerie. Ma non si capisce che fine abbiano fatto circa 80 milioni di Euro. Sui quali vedremo cosa dirà la Corte dei Conti…
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Al giornalista che ha scritto il pezzo: non ha capito niente. È stato Ingroia con la sua incautamente amministrazione che ha regalato al lavoratore le carte per diventare pubblico senza contratto!!!! Na niegghia
Intanto lunedì ingroia assume nuovi...raccomandati.
Ad ogni modo la società funziona a schifìu
La sensazione che ci sia un occhio di riguardo per il collega rimane