La visita di domani in Sicilia del Pinocchio del Mugello si è ormai trasformata in qualcosa che sta in bilico tra la farsa e l’opera buffa. Il programma cambia di ora in ora: prima alle nove, poi alle dieci, no a mezzogiorno, pomeriggio, mattina, notte… Il tutto per sfuggire alle proteste di piazza. Pronte le promesse elettorali per i grandi appalti. E un paio di inaugurazioni farlocche che i grillini hanno già provveduto a sputtanare. Il teatrino etneo (con il Teatro Stabile di Catania lasciato senza soldi). E il teatrino di Palermo dove la sceneggiata delle targhe alterne ha sostituito le ZTL…
A quanto si racconta, la visita in Sicilia di Matteo Renzi, prevista per domani, rischia di trasformarsi un’opera buffa. Il capo del Governo e i suoi collaboratori hanno capito che in Sicilia la gente non ne può più del malgoverno di Stato e Regione e non si escludono clamorose proteste di piazza. Così il programma del presidente del Consiglio nella nostra Isola è già cambiato tre o quattro volte nel’arco delle ultime 24 ore.
L’ultima versione – ma non è detto che debba essere quella definitiva – prevede una passerella di Renzi in Calabria per provare a far credere ai Calabresi che, da quelle parti, il Governo nazionale e, addirittura, l’Italia esistono ancora. In Sicilia il capo del Governo dovrebbe mettere piede tra le 12,00 e le 15,00. Non è ancora certo il luogo.
Ricordiamoci che, ormai, in qualunque parte del nostro Paese si rechi, Renzi viene accolto da gente ‘festante’ che vorrebbe ‘acclamarlo’. Le precauzioni sono obbligate.
La situazione in Sicilia è ancora più ‘complicata’ perché ci sono i 24 mila precari dei Comuni lasciati senza soldi, i lavoratori di interi settori dell’Amministrazione regionale lasciati senza soldi, i 6 mila e 500 dipendenti delle Province lasciati senza soldi: già se queste persone dovessero decidere di accogliere ‘festanti’ Renzi e il sottosegretario Davide Faraone che gli fa da ‘guida’, beh, il patatrac sarebbe assicurato.
Da qui la scelta di location controllate, dove i ‘fans’ del presidente del Consiglio non possano raggiungerlo. Forse il punto più debole della visita di Renzi in Sicilia è Catania. Motivo: la presenza, in questa città, di figure storiche dell’indipendentismo siciliano. Eh già, perché a rumoreggiare contro il Governo nazionale ci sono anche gli indipendentisti, movimenti che in Sicilia – grazie anche agli scippi finanziari operati da Renzi e ai disastri economici e sociali provocati dal Governo regionale di Rosario Crocetta – sono in piena ascesa, soprattutto tra i giovani.
A Catania dovrebbe restare poco. Qui è probabile che il premier si beccherà qualche protesta di piazza (ma non è detto, perché per confondere i manifestanti, è probabile che le autorità e il sindaco della città Etnea, Enzo Bianco, scelgano una sede all’ultimo minuto).
La farsa di Renzi in Sicilia prevede anche un paio di ‘inaugurazioni’ farlocche, tanto per spuntare in Tv in stile Berlusconi-presidente-operaio. Insomma, fumo negli occhi con le televisioni pronte a ‘celebrare’ gli ‘immancabili destini’ appaltistici della Sicilia (per non parlare del fatto che domani ricorre l’anniversario della morte di Pio La Torre, ignorato a quanto pare come vi diciamo qui…).
Ma a rovinare la sceneggiata delle inaugurazioni ha pensato l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle eletto in Sicilia, Ignazio Corrao, che ha vergato un comunicato stampa che sputtana, in anteprima, la visita-farsa del nuovo presidente-operaio:
“Nonostante l’entusiastico annuncio del braccio destro palermitano di Renzi, Davide Faraone, che ben dovrebbe conoscere il sistema infrastrutturale siciliano, non è chiaro agli addetti ai lavori, tanto meno ai cittadini quale sia l’opera stradale che il primo ministro avrà da inaugurare sabato 30 in Sicilia. Vorremmo ricordare a Faraone che, se si parla del Viadotto Himera, questo è al momento interessato da prove di carico sulla carreggiata ancora in piedi, mentre se si riferisce al raddoppio della Strada Statale 640 Agrigento-Caltanissetta La Strada degli Scrittori, gli automobilisti sanno bene che la bretella di collegamento è aperta da qualche settimana, ma ad una sola corsia. Situazione che lo stesso Premier potrebbe conoscere bene, dato che il fratello del Ministro Maria Elena Boschi pare lavori proprio per una delle imprese che stanno realizzando l’opera. Tutti interrogativi più di pertinenza del codazzo politico che avrà l’autoproclamato Premier Renzi che dei cittadini, alle prese con un sistema infrastrutturale che rallenta ogni processo economico e produttivo dell’Isola”.
Insomma, anche la parte ‘appaltistica’ della sceneggiata siciliana di Renzi non è detto che riesca bene. In pratica, il Premier non ‘inaugurerà’ una mazza, ma andrà soltanto da fare una mezza pupiata su opere stradali incomplete, o su altre strade che, là dove sono percorribili, lo sono già da settimane.
Come si può notare, siamo al ridicolo, se si considera che le strade provinciali della Sicilia sono quasi tutte abbandonate, che la manutenzione delle scuole superiori non vengono effettuate proprio perché lo stesso Governo nazionale di Matteo Renzi ha ‘rubato’ alle Province dell’Isola i circa 220 milioni di Euro all’anno della cosiddetta Rc auto, che era una delle poche entrate certe delle stesse Province.
Un altro luogo a ‘rischio’ di proteste di piazza è Palermo, dove oltre ai precari dei Comuni e della Regione, oltre ai dipendenti delle Province e agli indipendentisti (sembra che – sia a Catania, sia a Palermo – si stiano muovendo i Siciliani liberi con in testa il professore Massimo Costa), potrebbero scendere in piazza gli ex Pip, altra categoria sociale rimasta senza soldi grazie ai tagli al Bilancio regionale da parte del Governo Renzi.
Per sfuggire a possibili proteste di piazza a Palermo, gli organizzatori sembra si siano ispirati a Garibaldi, che nel 1860, dalle parti di Palermo e provincia, scorrazzava ‘protetto’ dai picciotti di Bagheria e Monreale. Per l’occasione, gli organizzatori hanno scelto Brancaccio, un quartiere molto caratteristico di Palermo, dove non è né comodo, né semplice organizzare manifestazioni di piazza. Dovrebbe essere cambiato anche l’orario della visita palermitana: non più le 18,00, ma le 15,00.
Insomma, tra Brancaccio e ‘a panza china, come si dice dalle nostre parti, Faraone e compagni pensano di aver tagliato le gambe a un bel po’ possibili guasta-feste (l’ultima visita a Napoli, qualche giorno fa, è stata fastidiosa: la gente fuori che avrebbe voluto ‘abbracciare’ il Premier, le forze dell’ordine in tenuta anti sommossa, le grida, i video che finiscono sulla rete con il solito sputtanamento generale: basta, non se ne può più!).
Ma alla fine, cosa viene a fare ‘sto Renzi in Sicilia? Semplice: a mandare un messaggio alla gente ‘giusta’ della nostra Isola, cioè ai professionisti dei grandi appalti (ovviamente a quelli non ancora arrestati, o ancora non incasinati nel fottio di soldi pubblici che gira tra strade, porti, aeroporti, ferrovie: opere che non è importante completare (vedi Palermo tra Passante e anello ferroviario e Tram), ma solo finanziare in vista delle campagne elettorali.
Il messaggio è sempre lo stesso come ai tempi di Umberto Scapagnini a Catania e di Diego Cammarata a Palermo: “Picciotti, ci su picciuli pi tutti, pi ‘i belli e pi ‘i brutti”. E futtitivinni se le opere rimarranno a metà, l’importante e non farvi ‘beccare’ dai magistrati (che fastidioso ‘sto Piercamillo Davigo: ma che vuole questo? Non ci vergogniamo picchì nnì futtemu i picciuli? E ‘nnavissimu puru a briugnari? Ammuccamu, picciotti, ca ‘a vita è bella“.
Insomma a Catania verrà annunciata una ‘scorpacciata’ di appalti per l’edilizia (e figurati!): 500 milioni di Euro (sulla carta) per la scuola, per il turismo e, non ci crederete!, per la cultura! Il più importante Teatro di prosa della Sicilia – per l’appunto il Teatro Stabile di Catania – è stato lasciato senza soldi dai tagli del Governo Renzi. Ma ora arrivano Matteo e Faraone: “Ca ci su ‘i picciuli, picciotti!”.
Questo sì che è teatro! Anzi, teatrino…
E a Palermo che dobbiamo fare? Nel capoluogo a fare teatrino stanno pensano il Sindaco che lo sa fare, Leoluca Orlando, e il rifondarolo radical chic, Giusto Catania, quello che ha trasformato l’assessorato alla Mobilità in una riedizione del “motore immobile” di aristotelica memoria, riscritto, però, alla palermitana (la nota differenza tra cotoletta alla milanese e cotoletta alla palermitana).
Poiché nell’universo ogni trasformazione ha una causa, all’origine delle cause ci deve essere una causa priva di cause, cioè priva di moto, pensava, pensoso, il grande filosofo. Così l’assessore Catania ha provato a rintracciare questo “motore immobile” nella ZTL ‘pirandelliana’ con l’istituto del’inquinamento a pagamento. Ma i giudici del TAR Sicilia, che non sembrano molto ‘aristotelici’, gli hanno inchiummato la ‘causa prima’, cioè la Zona a Traffico Limitato a coda di topo.
Il filosofo rifondarolo radical chic non si è perso d’animo è ha provato a rifare il ‘motore immobile’ astutando (spegnendo) i motori degli automobilisti palermitani con le targhe alterne. Nella fretta, però, si è dimenticato che era stata la sua Amministrazione a riaccendere ‘il motore immobile’ eliminando le targhe alterne e, quindi, riaccendendo i motori degli automobilisti.
Insomma, ancora una volta Giusto-Catania-pugno-alzato si è confuso tra Aristotele ed Eraclito e si è auto-incaprettato, auto-incaprettando anche l’Amministrazione comunale che rappresenta (degnamente, dobbiamo dire).
Ma non c’è da preoccuparsi: ci pensa Matteo a risolvere tutto: ecco 300, no, ma che dico: 320 milioni di Euro (sulla carta, come a Catania). Cam’amu ‘a fari? “Pilu pi tutti”, direbbe Albanese. Ma no, finiamola di scherzare: i grandi appalti, a Palermo, storicamente, sono una cosa seria (soprattutto per i picciotti).
E allora? E allora una bella ‘botta’ di trasmissione dati (ci penserà la SISPI dopo il ‘successo’ del pass della ZTL?), la solita minestra arriquariata (riscaldata per i palermitani che hanno studiato a Oxford) del bike e car-sharing, la “mitigazione del rischio idrogeologico” (ragazzi, ma Renzi e Faraone dove l’hanno trovata ‘sta “mitigazione”: sul Devoto-Oli?). Quindi il solito anello ferroviario (quello che ha bloccato la città tra trincee e strade interrotte: l’incubo continua!), gli eterni restauri del Teatro Massimo (ma qualche produzione seria no? magari una!), scuole, città, socialità e persino nuovi “sistemi di comunicazione e coordinamento della Polizia Municipale”, ma senza barbiere associato…
Ovviamente, le presentazioni di questi progetti avverranno all’aperto, per dare modo alle m…ate di evaporare…
P.S.
Dimenticavamo: quel diavolo di Rosario Crocetta gliel’ha combinata. Confessiamo che Rosario da Gela in versione anti-PD e anti-Faraone è spumeggiante.
Faraone ha detto che il nuovo candidato alla presidenza della Regione del centrosinistra dovrà essere un anti-Crocetta? E lui, Rosario, si è vendicato: gli ha bloccato la nomina automatica a ‘Sindaci metropolitani’ dei sindaci di Palermo e Catania e al futuro sindaco di Messina (che il centrosinistra dà per scontato che non sarà più Renato Accorinti) (qui troverete altre notizie).
Insomma: Renzi scippa i soldi alla Regione di Crocetta per darli – sulla carta e in minima parte – ai sindaci amici nella speranza di improbabili rielezioni? E lui, Rosario Crocetta, con l’Ars che gli tiene bordone (nell’attuale Assemblea regionale siciliana Orlando e Bianco non riscuotono molte simpatie), blocca tutto. Tiè!
Dimenticavamo: 20 milioni di Euro (sulla carta) a Palermo: tra un appalto ferroviario e l’altro si troveranno i soldi per gli anziani malati e per i portatori di handicap e per i malati di Alzheimer, visto che i debiti fuori Bilancio del 2016 sono già stati prenotati dagli ‘amici’?
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