I Camilliani l’hanno già denunciato, non per la fuitina, ma per i soldi. Anche se qualcuno fa notare che è stato proprio Papa Francesco a dire che la Chiesa di Dio deve essere povera: quindi… Solo che don Vincenzo Duca, in fuga con la sua bella, sta applicando questo invito in modo forse un po’ troppo personale…
Dice Papa Francesco: “La Chiesa di Dio deve essere povera”. E lui, Vincenzo Duca, 44 anni, prete, per la precisione, Rettore camilliano del Centro di prima accoglienza per poveri ed emarginati Casa Sollievo di San Camillo di Acireale e anche capo amministratore dell’Istituto Giovanni XXIII di Riposto, ha deciso di applicare alla realtà, anche se in modo un po’ personale, la volontà del Santo Padre. Così è fuggito con una volontaria dell’ente religioso e si è portato via quasi 28 mila Euro.
Insomma, più povero di così il Centro per l’accoglienza dei poveri non avrebbe potuto lasciarlo. Oltre ad obbedire ai ‘precetti’ del Papa, don Vincenzo Duca ci ha messo anche l’amore con un tocco alla siciliana: una bella fuitina.
A quanto pare, la cosa non sarebbe piaciuta ai Camilliani, che si sarebbero rivolti all’autorità giudiziaria.
La fuitina sarebbe avvenuta qualche settimana fa. La vicenda sta venendo fuori solo adesso non tanto per la storia d’amore – che i camilliani avrebbero pure perdonato – ma per i circa 30 mila Euro che il prete innamorato ha deciso, unilateralmente, di portare via a titolo di buonuscita.
Insomma: un conto sono le parole del Papa – Chiesa povera di qua, Chiesa povera di là, è uno scandalo far pagare ai fedeli le messe in suffragio e via continuando – altra e ben diversa cosa è perdonare chi scappa ‘alleggerendo’ le finanze di un centro religioso.
Il Vescovo della Diocesi di Acireale, Monsignor Antonio Raspanti, si dice “molto amareggiato” (come potete leggere meglio qui). E aggiunge:
“Posso comprendere le fragilità umane, ma sono amareggiato per questo gesto un po’ nascosto, di questo appropriarsi. Non è proprio per niente bello”.
“Conosco bene il Rettore – aggiunge Monsignor Raspanti – perché a dicembre gli avevo affidato una serie di regali per fare un’asta di beneficenza. Sono andato con lui al pranzo di Natale con i poveri, però ero completamente ignaro di qualunque tipo di difficoltà da parte sua”.
Il prete in ‘fuga’ non ha portato via un’altra parte di soldi con i quali si finanzia la mensa dei poveri.
“Questo – conclude Monsignor Raspanti – è stato un minimo di sollievo, ma sono molto amareggiato”.
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