I pubblici ministeri della Procura della Repubblica di Potenza contestano a Ivan Lo Bello, vice presidente nazionale di Confindustria e presente nazionale Unioncamere il reato di associazione a delinquere. Giusto attendere l’evoluzione giudiziaria della vicenda. Anche se per fatti analoghi – e in alcuni casi meno gravi – dirigenti di Confindustria Sicilia sono stati costretti a lasciare gli incarichi
Dopo Antonello Montante – numero uno di Confindustria Sicilia – finito sotto inchiesta per mafia – la magistratura accende i riflettori anche su Ivan Lo Bello, già presidente degli industriali siciliani, oggi vice presidente nazionale della stessa organizzazione imprenditoriale e presidente nazionale di Unioncamere.
Lo Bello è indagato dalla Procura della Repubblica di Potenza per associazione a delinquere.
La vicenda giudiziaria che coinvolge il vice presidente nazionale di Confindustria e presidente di Unioncamere (l’organizzazione che associa tutte le Camere di Commercio italiane) è legata al controllo di un pontile nel porto di Augusta. Secondo i pubblici ministeri, dell’associazione per delinquere farebbero parte Gianluca Gemelli (il compagno dell’ormai ex Ministra, Federica Guidi, che si è dimessa dopo essere finita nei guai giudiziari), Nicola Colicchi, Paolo Quinto e lo stesso Lo Bello.
Colicchi e Gemelli vengono definiti “promotori, ideatori ed organizzatori”; mentre Quinto e Lo Bello sarebbero “partecipanti”.
Varie le contestazioni a carico degli indagati: oltre al pontile nel porto di Augusta, sarebbero coinvolti altri progetti: impianti energetici, permessi di ricerca e anche sistemi di difesa e sicurezza del territorio che riguardano la Campania.
I pubblici ministeri definiscono “rudimentale” l’organizzazione messa su dagli indagati. Anche se gli stessi inquirenti spiegano che “il gruppo di indagati ha mostrato di essere permanentemente impegnato in attività che, seppure connotate da finalità lecite, vengono perseguite attraverso condotte illecite, quali il traffico di influenze illecite e l’abuso d’ufficio”.
Per Confindustria Sicilia è l’ennesimo colpo – durissimo – se si pensa che, per anni, Montante e Lo Bello sono stati un riferimento per l’antimafia e l’antiracket.
Il primo a cadere è stato Montante travolto da un’indagine giudiziaria. Il presidente di Confindustria Sicilia non si è dimesso perché sostiene di essere oggetto di una congiura.
Ora nei guai è finito anche Lo Bello.
E’ giusto sottolineare quanto sia importante, in questi casi, attendere l’evoluzione giudiziaria di queste vicende. Va messa nel conto anche l’estraneità dei fatti che oggi la magistratura contesta a Montante e Lo Bello.
Anche se sono in molti a ricordare che, per fatti analoghi – in alcuni casi anche meno gravi – dirigenti di Confindustria Sicilia sono stati costretti a lasciare gli incarichi.
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