Il sindaco di Palermo reagisce dinnanzi alle vergognose dichiarazioni rese in Commissione di Vigilanza dai galoppini inviati in audizione dai vertici Rai che non hanno ritenuto il caso degno della loro attenzione: “La dirigenza Rai non solo pubblicizza i mafiosi, ma ne copia cultura e atteggiamenti”. Ben detto. Ma non è l’unico caso che meriterebbe una ribellione da parte delle istituzioni siciliane…
L’intervista ‘genuflessa’ di Bruno Vespa al figlio del boss Totò Riina, Salvo, continua a tenere banco. A Roma e a Palermo. Nella capitale, ieri, la commissione parlamentare di Vigilanza dei servizi radiotelevisivi attendeva i vertici della Rai per l’audizione sul caso che non si sono presentati. Non c’erano né il dg Antonio Campo Dall’Orto, né la presidente Monica Maggioni,al loro posto si sono presentati il direttore per l’offerta informativa della Tv pubblica,Carlo Verdelli, e il direttore di Rai1, Andrea Fabiano.
Domanda: per i vertici Rai la questione non era tale da meritare la loro attenzione? E perché? Si tratta, senza dubbio, di uno degli episodi più gravi verificatisi in viale Mazzini: il servizio pubblico è accusato di avere legittimato la mafia con quella puntata che, lo ricordiamo, per le modalità in cui è stata condotta, ha offeso e indignato i parenti delle vittime della mafia, tutti, nessuno escluso.
Eppure, Dell’Orto e Maggioni non hano dato loro nemmeno la soddisfazione di rispondere alle domande della Commissione. La Rai, evidentemente, è cosa loro.
E quelli che c’erano non hanno fatto di meglio: “Non posso censurare un programma perché ci sono 10 o 15 politici che mi chiedono di farlo. Mi rendo conto che questa cosa da alcune parti è considerata dolorosa e inutile, da altre parti è stata fatta diventare qualcosa che non era, con toni irreali e meschini” ha detto direttore editoriale per l’offerta informativa della Rai, Carlo Verdelli, pure lui, evidentemente, molto ‘sensibile’ al dolore causato alle vittime di mafia e al pessimo servizio reso agli italiani.
Dichiarazioni che, comprensibilmente, mandano su tutte le furie il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che ha già dato mandato all’Avvocatura comunale di presentare una denuncia in sede civile contro la Rai:
“Le dichiarazioni rese da Carlo Verdelli, direttore editoriale per l’informazione Rai, confermano, se non addirittura aggravano, la posizione dell’azienda. La Rai, – dice Orlando- infatti, non solo ha utilizzato uno dei maggiori e più seguiti format televisivi per pubblicizzare un prodotto editoriale privato, si è anche genuflessa davanti al mafioso Salvo Riina e alla cultura criminale che egli rappresenta. Oggi è arrivata anche a deridere il ruolo di una Commissione parlamentare bicamerale, confermando arroganza e disprezzo per le istituzioni”.
E poi un affondo tanto micidiale quanto meritato: “Evidentemente – aggiunge il Sindaco di Palermo- la dirigenza Rai non solo pubblicizza i mafiosi, ma ne copia cultura e atteggiamenti”.
“Sono tutti fatti – conclude – che confermano la necessità di citare in tutte le sedi competenti l’azienda ad ogni suo livello decisionale”.
Bello vedere le istituzioni siciliane ribellarsi davanti alla prepotenza della Rai che ha davvero superato ogni limite di decenza. Un carrozzone inutile che continua fagocitare soldi pubblici non per fare servizio pubblico, ma servizietti ai potenti di ogni genere e specie.
Ci piacerebbe però registrare la stessa determinazione contro la Rai in tutte le occasioni – e sono tantissime- in cui diffama la Sicilia con servizi razzisti, di parte e superficiali. Come definire un servizio pubblico che quando si parla di Autonomia censura coloro i quali conoscono l’argomento e che potrebbero dimostrare, numeri alla mano, che lo Stato- come denunciato anche dalla Corte dei Conti– ruba alla Sicilia entrate tributarie che per Statuto le apparterrebbero?
L’ultima trasmissione Rai ad averlo fatto, in ordine di tempo, è stata Petrolio, come vi diciamo qua, Ma le bugie e il linciaggio sono quotidiani.
Mentire, dare fiato ai pregiudizi, costruire tesi propagandistiche nell’interesse di chissà chi e certamente contro la Sicilia, non dare spazio al contraddittorio vero: come si può definire questo atteggiamento della Rai?
Il ragionamento di Orlando ci pare calzante, anche in questo caso….
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Nella sua intervista, il figlio di Riina non ha mai preso le distanze dal padre. E non disapprovandone i comportamenti, ha implicitamente asserito di rappresentare a tutti gli effetti il figlio del boss, di voler interpretare la continuità con il passato.
Facendo riferimento ai "valori" di cui suo padre sarebbe stato portatore, e con i quali egli avrebbe affascinato la moglie Ninetta, denunzia chiaramente quale sia la SUA scala di valori, secondo la quale il comportamento "da buon padre di famiglia" di Totò Riina vale, ai suoi occhi, a far passare in secondo piano gli efferati omicidi di cui si è reso responsabile.
Il fatto di delegare allo Stato ogni giudizio sul passato criminale del padre, lo pone al di fuori dello Stato stesso, ed in contrapposizione ad esso. Lui, contrariamente agli esponenti della società civile, di quello Stato evidentemente non si sente parte; che sia lo Stato a giudicare, mentre lui pensa al fatto che gli sia stato tolto il padre, come ad un'ingiustizia.
In una società REALMENTE civile, un'intervista come quella sarebbe stata una manna dal cielo. Sarebbe servita a capire fino in fondo come stanno le cose. Sarebbe servita a comprendere che due anni di servizio presso una ONLUS non potranno mai cambiare il pensiero di una persona così, né tantomeno a riscattarlo. Sarebbe servita a compattare i cittadini onesti emarginando, nei fatti, quelli come il figlio di Riina.
Perchè in una società REALMENTE civile, chi civile non è si pone ai margini di essa.
In una società come quella nostra si trema. Si ha paura di ciò che questa persona possa rappresentare. Il suo antagonismo con lo Stato viene considerato addirittura una sorta di concorrenza da temere.
E' QUESTO che dovrebbe fare riflettere. Ma le uniche riflessioni che ho visto sono quelle di coloro che subito hanno pensato come sfruttare l'episodio a fini propagandistici, personali o di gruppo.
Mentre civiltà non ne ho vista affatto. Né da parte del figlio di Riina, né da parte della società tutta.