La ribellione dei sindaci della provincia di Agrigento che oggi insediano il nuovo Ambito territoriale idrico dando il benservito ai privati di Girgenti Acque. Uno schiaffo per il Governo Renzi, per il sottosegretario, Davide Faraone, e per l’assessore regionale, Vania Contraffatto. Il silenzio del presidente Rosario Crocetta che, stando a indiscrezioni, appoggerebbe la rivolta dei sindaci agrigentini. Il ‘caso’ dell’acqua dei monti Sicani ceduta alla Nestlè
La gestione dell’acqua ad Agrigento e nei Comuni di questa provincia? Deve essere pubblica. Lo dicono in coro i sindaci dei 43 Comuni di quello che oggi si chiama ‘Libero Consorzio di Agrigento’ (in pratica, la vecchia Amministrazione provinciale che ha cambiato nome). E lo dicono, sempre in coro, i Consigli comunali. Proprio oggi, Martedì 12 Aprile, si insedia il nuovo Ambito territoriale idrico, dando il benservito a Girgenti Acque, la società privata che, fino ad oggi, ha gestito il servizio in poco meno della metà dei Comuni di questa provincia. Uno schiaffo per il Governo Renzi che punta tutto sui privati. Un manrovescio per il sottosegretario, Davide Faraone. E una scoppola anche per l’assessore regionale, la renziana Vania Contraffatto, che ha cercato, senza riuscirci, di mettere la ‘mordacchia’ ai sindaci ribelli di Agrigento e dintorni.
Già, ribelli. Questa è una provincia che, già nei primi anni del 2000, quando i Governi nazionali e regionali di centrodestra hanno imposto i privati nella gestione idrica si è ribellata (ricordiamo la creazione di Sicilacque, società a partecipazione maggioritaria privata alla quale la Regione, con grande ‘lungimiranza’, ha ceduto in comodato gratuito buona parte delle infrastrutture idriche, consentendo a tale società di rivendere ai Siciliani l’acqua che è già dei Siciliani!). Poco meno della metà dei Comuni non ha ceduto acquedotti e altre infrastrutture idriche ai privati di Girgenti Acque.
Nell’Agrigentino molti dei Comuni prima non hanno seguito gli ‘ordini’ di Totò Cuffaro, poi hanno ignorato le direttive di Raffaele Lombardo (il quale mandò anche i commissari nei Comuni ribelli: tutti rigorosamente cacciati) e, adesso, si stanno facendo un baffo del Governo Renzi (che ha impugnato la recente legge regionale che prevede anche la gestione pubblica dell’acqua) e dell’assessore regionale al ramo.
Importante sottolineare che il presidente della Regione, Rosario Crocetta, in questa vicenda, non ha preso posizione. Della serie: se Renzi, il suo luogotenente in Sicilia, il sottosegretario Davide Faraone, e l’assessore Contraffatto vogliono imporre l’acqua privata a questi 43 Comuni ribelli, beh, si accomodino pure…
Da notare anche la simbologia, che in certi passaggi politici è importante: Sabato scorso, mentre Faraone, a Palermo, celebrava la ‘Faraona’ (leggere la Leopolda sicula), i sindaci ribelli, si riunivano a San Biagio Platani proclamando il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua: 1 a 0 per i sindaci ribelli.
Sempre per la cronaca, i sindaci ribelli si richiamano all’articolo 8 della legge regionale n. 19 del 2015: legge che non è stata impugnata dal Governo nazionale: provvedimento legislativo che prevede la gestione pubblica e in forma diretta del servizio idrico: 2 a 0 per i sindaci ribelli.
Per Girgenti Acque – la società privata che fino ad oggi ha gestito il servizio idrico in 27 Comuni – è un colpo durissimo.
Di fatto, i sindaci hanno esautorato questa società, in forza di una legge. Per smontarli ci vorrebbe un’altra legge.
Con molta probabilità, i vertici di Girgenti acque daranno battaglia nei Tribunali. Ma anche i cittadini stanno già dando battaglia, se è vero che molte delle azioni compiute da Girgenti Acque sono già oggetto di denunce presentate nei Tribunali di Palermo, Agrigento e Sciacca.
Per la cronaca, nei già citati 27 Comuni dove fino ad oggi ha operato Girgenti Acque le bollette sono sempre state molto più salate delle bollette nelle quali l’acqua viene gestita dai Comuni ribelli.
In pratica, nei 27 Comuni gestiti da Girgenti Acque le tariffe applicate sono state pari al quadruplo della media nazionale.
Le polemiche non riguardano solo la distribuzione dell’acqua, ma anche la gestione dei depuratori. Non a caso la magistratura ha già sequestrato sei depuratori nell’ultimo mese.
L’ultimo sequestro riguarda il depuratore di Montallegro che, da anni, inquina il mare della Riserva naturale di Torre Salsa. Ma prima sono stati posti sotto sequestro i depuratori di Agrigento, Ribera, Raffadali, Licata e Cattolica Eraclea.
Un’altra vicenda che ha suscitato aspre polemiche è stata quella legata all’installazione di oltre 100 mila contatori idrici. Una storia tormentata che è già finita sui tavoli dei magistrati. Con il dubbio che questi contatori funzionavano anche con la pressione dell’aria e non della sola acqua. Tutti fatti oggi al vaglio degli inquirenti.
Il binomio acqua-Agrigento e dintorni è sempre stato sofferto. Di fatto, l’acqua, in questa provincia, ha cominciato a scorrere dai rubinetti dopo la realizzazione di grandi opere idriche volute, nella seconda metà degli anni ’80 del secolo passato, dall’allora presidente della Regione, Rino Nicolosi.
La situazione è peggiorata con l’avvento dei privati voluti dal Governo nazionale Berlusconi 2001-2006. I privati avrebbero dovuto assicurare un servizio efficiente, investendo in questo settore. Investimenti con fondi privati o fondi europei? Questo punto non è mai stato chiaro.
Di fatto, le reti idriche delle città siciliane – che in tantissimi caso sono il vero problema – non sono state rifatte. E alcuni dei privati chiamati a gestire il servizio idrico hanno dato risultati non esattamente brillanti: per esempio, a Palermo e provincia e a Siracusa e provincia. E naturalmente ad Agrigento e provincia, dove i sindaci si stanno muovendo in contrapposizione al Governo Renzi e all’assessore Contraffatto (Crocetta, come già ricordato, fa il pesce dentro il barile: ma, sotto sotto, dicono che appoggi i sindaci ribelli contro l’accoppiata Faraone-Contraffatto).
E, sempre a proposito di acqua ad Agrigento e dintorni, non dobbiamo dimenticare il tocco ascaro: la cessione dell’acqua dei monti Sicani alla Nestlè. Paliamo di quella che si vende nei supermercati con il marchio ‘Acqua Vera’. E’ l’acqua che gli agrigentini bevono da generazioni. E che è finita alla Nestlè. Trovata ‘geniale’ contro la quale non si sono opposti né il precedente Governo di raffaele Lombardo, né l’attuale Governo Crocetta.
Sarebbe interessante scoprire quanto incassa la Regione siciliana da questa concessione e quanto incasserebbe con una gestione in proprio senza ladri.
Se riuscirete a reperire questi dati – che in teoria dovrebbero essere pubblici – capirete chi ha guadagnato con questa concessione e chi continua a guadagnarci…
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Onore a questi sindaci che si battono per la giustizia con grande senso di appartenenza per il bene comune.Spero che i siciliani la smettano di affidarsi a politici che li hanno raggirati tutelando solo i propri interessi personali e salvaguardando la propria poltrona.
Mi associo con piacere e completa approvazione ai sindaci ribelli dell'agrigentino.
L'acqua deve essere pubblica e non privata.
E chi poteva essere quello che va a mettere in naso o meglio le mani dove non deve per portare via senza rispetto alcuno per i cittadini e le loro comunità) ?Se fosse un personaggio onesto che lavora e che ha ha lavorato per il bene degli Italiani che bisogno avrebbe di girare con uno squadrone fisso di guardiaspalle,( minimo 20) e blindarsi per parlare ai suoi pidioti?