Continua a fare discutere la sentenza Corte di Cassazione secondo cui definire ‘mafiosa’ la Sicilia sui libri di testo è lecito. Terra e Liberazione ci rivela un particolare: la casa editrice incriminata ha origine siciliane, anche se le sue fortune le ha costruite altrove. La Sicilia, di fatto, non ha più case editrici o intellettuali in grado di contrastare la cultura delle classe dominanti…
La vergognosa sentenza della Corte di Cassazione secondo cui definire ‘mafiosa’ la Sicilia sui libri di testo è lecito continua a fare discutere. Soprattutto sui social network (ci saremmo aspettati una reazione dai deputati siciliani che, evidentemente, hanno le loro ragioni per tacere) dove, tranne qualche eccezione- i soliti complessati che non conoscono la propria storia e la storia della mafia o qualche affarista di passaggio che spara sentenza senza titoli per farlo- l’indignazione cresce.
Qui vi raccontiamo i dettagli, riportando anche la confutazione delle tesi dei magistrati del movimento Siciliani Liberi che parla di cultura lombrosiana e di una sentenza razzista.
Sul caso interviene anche il movimento Terra e Liberazione che aggiunge un particolare che ci era sconosciuto e che al danno aggiunge la beffa: la casa editrice Principato ha origini siciliane. Lontane, certo. Parliamo di quei siciliani che hanno fatto propria quella che Marx definirebbe “la cultura delle classe dominanti”.
Non solo. Mario di Mauro- uno dei fondatori di Terra e Liberazione- denuncia anche l’annientamento della cultura siciliana: dalle case editrici agli intellettuali liberi che una volta provavano a bilanciare la propaganda anti Sicilia.
“Piccolo particolare,- racconta Terra e Liberazione- le edizioni PRINCIPATO hanno origini messinesi. La storia della Casa Editrice Principato, oggi società per azioni, è ultra centenaria. La casa editrice è nata infatti nel 1887 a Messina, per iniziativa del ventinovenne Giuseppe Principato. Deciso a superare l’angusto mercato provinciale e a dare alla casa editrice respiro nazionale, Giuseppe Principato invia il figlio Ettore a Milano per fare pratica presso l’Editore Treves. Alla fine del 1908 l’attività della casa editrice viene bruscamente interrotta dal terremoto che il 28 dicembre distrugge Messina e in cui Giuseppe Principato perde la vita; tocca quindi al giovane Ettore, insieme al fratello Manfredi, riprendere dopo pochi mesi l’attività editoriale. Negli anni successivi Ettore Principato, consapevole che per l’affermazione a livello nazionale della casa editrice era necessario pubblicare testi di alta qualità (orientamento che la casa editrice mantiene tuttora), stabilisce rapporti con alcuni dei maggiori studiosi italiani e ne pubblica le opere. Da Messina, dopo una breve parentesi romana, nel 1926 la sede della casa editrice viene trasferita a Milano…”.
Così stanno le cose. Il problema è che “in SiciliAfrica non c’è una sola Casa Editrice di cultura indipendentista. PER STAMPARE QUALCOSA, DAL 1985, NOI FACCIAMO LE COLLETTE COME I PEZZENTI. E I PEGGIORI SOTTOSCRITTORI SONO I “SICILIANISTI”. TIRCHI E IGNORANTI DA FARE SCHIFO. In particolare quelli che “se la passano bene”: e sono diversi. Ipocriti che evitiamo anche fisicamente. Abbiamo una decina di libri in lavorazione. Uno più importante dell’altro. Ci sono costati sudore, sacrifici, anni di Lavoro. Non li buttiamo in pasto ai selvaggi delle riserve sicilindiane, né cerchiamo “grandi editori” in SiciliAfrica: non ce ne sono, non ce ne saranno. Lo spettacolo coloniale non li prevede. Prevede storie imprenditoriali come quelle della Principato. E colonizzazione feroce, continuata, annichilente. Chi si lamenta e si indigna non ha capito nulla. E spreca il suo Tempo facendosi il sangue acqua”
“La Ri-Evoluzione culturale e politica – continua Terra e Liberazione- non si fa con le lamentazioni reazionarie, ma sviluppando la nostra narrazione geo-storica: Siculi, Sikani, Sikeliani, Siqillyani non esistono in nessun libro ufficiale. Nella narrazione coloniale siamo figli di NN, e pure bastardi: il risultato di 13 ininterrotte dominazioni e stupri…E ci credono perfino: TUTTI. E’ una concatenazione micidiale di balle storiografiche e perfino geografiche. Tutto FALSO!. Lo spieghiamo nel nostro Discorso pubblico, la cui elaborazione ci costata decenni di fatica, rinunce e sacrifici.
“Il Gruppo TerraeLiberAzione –fino ad ora- ha dimostrato di saperlo fare. E’ troppo poco, lo sappiamo. Ma semu simenza: decine di giovani ricercatori si stanno immettendo nella nostra struttura di lavoro. I risultati li vediamo già. Non perdiamo tempo appresso alle sentenze della Cassazione. Né appresso ai messinesi della casa editrice Principato. Fanno il loro mestiere. Noi facciamo il nostro. Chi si lamenta che mestiere fa?. A lamia?. MA DI COSA CI LAMENTIAMO? – O un nuovo e inedito Vespro, o niente”.