Iniziamo il ‘viaggio’ nella toponomastica siciliana, alla scoperta di un mondo che rimane indispensabile per conoscere i protagonisti della nostra storia. L’occasione per approfondire tanti aspetti della vita civile, politica, sociale e religiosa della nostra Isola. Ma anche per capire dove nasce la corruzione che ci portiamo dietro dal 1860
Oggi iniziamo una rubrica di storia e toponomastica. Abbiamo già parlato delle vie dedicate agli assassini del Risorgimento (in allegato alcuni articoli), da oggi ampliamo il tema.
Perché? Perché, parafrasando l’introduzione di Mario Di Liberto al suo preziosissimo libro su Palermo (“Dizionario storico-toponomastico di Palermo”), amiamo la Sicilia e la sua storia millenaria e perché siamo convinti che la conoscenza della toponomastica rivesta un’importanza determinante nel gioco della memoria e sia uno strumento indispensabile per conoscere i protagonisti delle nostra storia e approfondire tutti gli aspetti storici, civili e religiosi della nostra Isola.
Ieri era il 4 Aprile. Una strada a Palermo porta questo nome.
Il 4 Aprile del 1860 sarebbe dovuta scoppiare una rivolta antiborbonica davanti alla chiesa della Gancia. I rivoluzionari furono traditi, e trovarono ad accoglierli i soldati. Fu una strage. Cinque furono trucidati sul posto e altri tredici – le tredici vittime di cui all’omonima piazza – furono giustiziati il 14 Aprile successivo.
Tanta efficienza e tanto feroce accanimento militare fanno un po’ pensare.
E’ mai possibile che poco più di un mese dopo, l’11 maggio 1860, meno di mille volontari (?), scalcagnati e male armati siano potuti sbarcare senza colpo ferire a Marsala e poi impossessarsi della città, tra l’indifferenza generale della popolazione e senza che il feroce e determinato esercito borbonico lo impedisse con quattro cannonate sparate al posto giusto al momento giusto?
Era cominciata l’era della grande corruzione.