Scalfari paragona Renzi a Giolitti, il “ministro della malavita” nemico del Sud

4 aprile 2016

Secondo alcuni voleva fargli un complimento ad ennesimo esempio del ‘leccaculismo’ del giornalismo italiano. Secondo altri, si tratta semplicemente di “un esercizio di stile per lobotomizzati”. Secondo noi, in parte ha fatto centro…

Parliamo dell’editoriale che Eugenio Scalfari ha pubblicato ieri su Repubblica in cui paragona il premier, Matteo Renzi a Giovanni Giolitti, più volte alla guida del Governo dal 1892 al 1914, tanto che per riferirsi a quel periodo si parla di età giolittiana.

In effetti, nella prima parte dell’articolo, il fondatore di Repubblica (come fa notare jobnews.it in questa analisi in cui sottolinea il blocco di potere politico-industriale rappresentato da Renzi, Marchionne e dalla nuova lobby De Benedetti-Agnelli) non brilla per senso critico. Riduce, ad esempio, lo scandalo che ha coinvolto l’ormai ex ministra Guidi (si è dimessa, travolta da un’intercettazione in cui – parlando con il suo compagno Gianluca Gemelli – gli garantiva il via libera a un emendamento alla legge di Stabilità che andava incontro ai suoi interessi imprenditoriali  nel contesto del progetto di estrazione di petrolio Tempa Rossa, in Basilicata) “ad un “episodio microspico” anche se non manca di inserirlo in un contesto di corruzione e mafie.

Entra a gamba tesa nel dibattito sul referendum del 17 Aprile augurandosi “un’astensione di massa che annulli l’esito referendario e lasci lo spazio per il compromesso”. Stesso auspicio del Governo che, proprio dopo questi ultimi scandali, teme più che mai l’esito referendario come vi abbiamo detto qui. 

Fin qua, dunque, Scalfari sembrerebbe sbilanciato in favore di Renzi.

Poi, però, quando lo paragona a Giolitti, a nostro avviso, così tenero con lui non è. Se è vero, infatti, che, come scritto dal sito sopra citato, tira in ballo questo controverso personaggio storico ricordandone l’abilità al compromesso (e qui potrebbe sembrare un elogio) e anche vero che Scalfari ricorda che  “Giolitti nel Mezzogiorno appoggiò clientele e proprietari terrieri guadagnandosi l’insulto politico di Salvemini che chiamò il suo governo “ministero della malavita” ed “ascari” i suoi sostenitori meridionali”. 

Un complimento non ci pare. Ne possiamo essere d’accordo con Angelo Cannatà che sul Fatto quotidiano (potete leggerlo qui) contesta Scalfari per il paragone ardito difendendo Giolitti a spada tratta. Comprendiamo le ragioni espresse quando parla di  un Renzi sempre schierato con i Marchionne di turno, ma Giolitti è indifendibile, soprattutto, se in ballo c’è il Sud Italia. 

Ed è proprio in questo passaggio che il paragone ci sembra calzante: come Giolitti, anche per Renzi – come, in verità, per gran parte de suoi predecessori, – la questione meridionale è un fastidio da superare solo nella misura in cui può essere utile alla grande industria o alla grande finanza del Nord. 

“Il programma di Giolitti e dei liberali democratici- scriveva Antonio Gramsci nei suoi Quaderni del carcere – tendeva a creare nel nord un blocco urbano, di industriali e operai, che fosse la base di un sistema protezionistico e rafforzasse l’economia e l’egemonia settentrionale. Il Mezzogiorno era ridotto a un mercato di vendita semicoloniale, a una fonte di risparmio e di imposte, ed era tenuto disciplinato con due serie di misure: misure poliziesche di repressione spietata di ogni movimento di massa con gli eccidi periodici dei contadini e misure poliziesche-politiche: favori personali al ceto degli intellettuali”. 

Il già citato Salvemini che tuonava “contro la retorica unitaria cretina e umiliante per noi” ne Il Ministro della malavita accusa Giolitti di avere condannato a morte il Sud e di essere interessato solo all’industrializzazione del Nord Italia anche, come detto prima, con l’aiuto degli ascari meridionali (sul significato di questa parola vi rimandiamo a questo video in cui Franco Busalacchi spiega l’etimologia e l’utilizzo in politica).

Quindi, in conclusione, noi non sappiamo se Scalfari volesse elogiare o meno Renzi paragonandolo a Giolitti. Ma se si parla di Sud Italia, mai paragone (consapevole o meno) fu più azzeccato… 

qui l’editoriale di Scalfari. 

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