Nata come manifestazione a sostegno del referendum del 17 Aprile contro le trivelle che rischiano di distruggere il nostro mare, la manifestazione del 30 Marzo scorso si è trasformata in una marcia contro il Governo Crocetta. L’importanza dei giovani che manifestano in favore della Sicilia. E l’assenza di chi immagina – sbagliando – che l’attuale mala politica possa ancora dare loro qualcosa
Come ormai tutti sanno, la manifestazione del 30 Marzo, nata come NO TRIV, in appoggio al referendum del 17 Aprile, è diventata qualcosa di più. Si è a poco a poco trasformata in una manifestazione contro il governo Crocetta e contro la mala politica che lo sorregge.
Accanto ai ragazzi, appassionati,sinceri e determinati, tante sigle di indipendentisti e di indignati che gridavano forte la loro insofferenza per una classe politica irresponsabile e un’inadeguatezza amministrativa che stanno affossando definitivamente la Sicilia.
Chi mancava? Tanti, ancora troppi. Vediamo.
Mancavano le amministrazioni comunali, che pure vengono strangolate dalla Regione che riduce ogni anno i trasferimenti finanziari agli enti locali.
Mancavano i sindacati, tranne i COBAS, che assistono impotenti alla morte delle attività produttive e alla crescita esponenziale della disoccupazione.
Mancavano gli agricoltori ridotti a svendere i loro prodotti, strozzati dalla concorrenza dei Paesi terzi e ammaliati ancora una volta dalle false promesse del governo regionale.
Mancavano i licenziati e i cassintegrati della grande industria che se ne va, lasciando disastri ambientali e miseria.
Perché queste assenze?
Cercherò di darmi una risposta.
Tutti gli assenti sono portatori di disagi, talvolta anche estremi, ma sono ancora troppo abituati ad ottenere le briciole che prima o poi la politica getterà loro. E così temono di cadere in disgrazia e perdere quelle briciole, partecipando ad una manifestazione non “istituzionale”, di quelle non gradite potere.
Tutto ciò nasce dal convincimento assolutamente infondato che l’attuale politica possa e soprattutto voglia fare qualcosa per loro. Come se le dimostrazioni di insofferenza e di indifferenza non fossero ormai tanto reiterate da non potersi concludere che questi cialtroni hanno altro cui pensare, altro cui badare; che avendo ben altre certezze, un elettorato assicurato ottenuto con assunzioni illegali, paghette, sussidi e contributi, precariume e cortigianerie miserande, di loro, a loro non importa proprio niente.
C’è dell’altro, però. Quello che è partito con la manifestazione di qualche giorno fa non era prevedibile che partisse, almeno non con tanta determinazione e con un concorso di presenze tutt’altro che trascurabili.
I giovani hanno guidato il corteo, agitando le bandiere della Sicilia. Una cosa assolutamente nuova.
I sicilianisti non sono dunque vecchi nostalgici chiusi nel loro egoismo politico, che prima o poi dovrà cessare, no, c’è gente giovane, ci sono adulti consapevoli che gridavano gli stessi slogan. Un’alternativa che non prende le mosse dalla politica è partita. Senza inquinamenti di politici travestiti da sicilianisti. Un primo importante passo è stato fatto.
Non bisogna fermarsi, tutti i presenti del 30 Marzo debbono capire la cosa più ovvia e perciò stesso più difficile da capire: che uniti si vince. Ci attendono tante altre prove. Soprattutto di coesione e di unità, consapevoli che, seppure eravamo pochi, non eravamo tutti.
Ci attende il difficile compito di fare capire a chi non c’era che la prossima volta sarà bello esserci, che non si può sempre stare a guardare, che stare a credere al di fuori di noi non porta lontano, che una nuova, alternativa maggioranza può nascere lontano dai ‘Palazzi’ della mala politica. E può vincere.
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PICCOLO REFUSO, PARE: "consapevoli che, seppure eravamo pochi, non eravamo tutti." --- il senso della nota.... invece, suggerirebbe: "seppure NON eravamo pochi, non eravamo tutti... (dal senso si evince il...refuso). abbirsamulu!. n'abbrazzu. mario.