La manifestazione di oggi – ore 15,00, a Palermo, in Piazza Massimo – è di tutti i Siciliani. Ed è destinata, con molta probabilità, a segnare un nuovo tempo. Per la prima volta, dopo decenni, ci sono giovani Siciliani – trentenni e anche ventenni – che si interrogano sull’Autonomia siciliana e sull’Indipendentismo tra passato, presente e futuro. Con molta probabilità, qualcuno tenterà di mettere il ‘cappello’ alla manifestazione. Ma non dimentichiamo che tutto è nato dai No Triv
Proprio nel giorno in cui i Siciliani, spontaneamente, si accingono a scendere in piazza, a Palermo, per manifestare, in totale libertà, contro le trivelle volute dal Governo Renzi e contro un Governo regionale, quello di Rosario Crocetta, che gestisce la Sicilia in barba agli interessi della stessa Sicilia, reggendo il ‘sacco’ allo stesso Governo Renzi che ha letteralmente svuotato le ‘casse’ della Regione siciliana, lo stesso Presidente del Consiglio fa sapere, ma guarda che caso!, di avere scelto la nostra Isola come sede del G7. Simpatico, questo Matteo Renzi: utilizzando i ‘camerieri’ del PD siciliano ha calpestato lo Statuto autonomistico della Sicilia, ha umiliato gli agricoltori siciliani accettando imposizioni assurde dall’Unione Europea (accordi con il Marocco sugli agrumi e ‘invasione’ dell’olio d’oliva tunisino), ha ceduto il nostro mare ai petrolieri senza scrupoli (in queste ore uno sversamento di petrolio ha compromesso un ampio tratto di mare della Tunisia, minacciando Lampedusa) e adesso presenta lo ‘zuccherino’ del G7!
E’ evidente che Renzi e la sua ‘banda’ considerino i Siciliani del fessacchiotti. Gente da depredare (cosa che fa da quando governa in modo pessimo l’Italia) e da prendere in giro.
Della serie: vi ho tolto tutte le entrate finanziarie previste dal vostro Statuto che per me non vale nulla, mi son fatto bello a Bruxelles alla faccia delle vostre arance e del vostro olio d’oliva extra vergine, in compenso ora, con il G 7 made in Sicily, divido un po’ di appalti ai miei amici in Sicilia che a voi daranno le briciole e voi Siciliani, da buoni ‘sudditi’, verrete ai miei piedi.
Ebbene, oggi Renzi si accorgerà che, ai suoi piedi ci sono e ci saranno solo i quattro gatti del PD siciliano, ma la Sicilia, la vera Sicilia, non sarà né con lui, né con il G7.
La vera Sicilia è quella che da mesi si batte contro le trivelle a ruota libera volute proprio dal PD di Renzi e dai suoi amici petrolieri. La vera Sicilia è quella che si batte da anni contro il Muos di Niscemi. La vera Sicilia è quella che non vuole più le discariche gestite dai privati, tra mafia, corruzione dei pubblici funzionari, inquinamento dell’ambiente e grande affare del percolato ‘esportato’ fuori dalla nostra Isola a costi elevati per la gioia di chi gestisce questo servizio. La vera Sicilia è quella che dice no all’ultima trovata affaristica dello stesso Governo Renzi: gli inceneritori di rifiuti.
Ancora. La vera Sicilia è quella che si batte contro l’inquinamento della Valle del Mela, nel Messinese, dove alle vecchie centrali e all’elettromagnetismo di un folle elettrodotto – che peraltro non serve alla nostra Isola – si somma, adesso, il progetto scellerato di una vecchia centrale elettrica da trasformare in inceneritore di rifiuti. La vera Sicilia è quella che si batte contro l’inquinamento di Milazzo, contro l’inquinamento di Gela, contro l’inquinamento dell’area industriale di Siracusa, dove persino le alte gerarchie ecclesiastiche, invece di difendere la gente dall’inquinamento, si sono schierata con i potenti (la verità è che bisognerebbe aprire un capitolo a parte sui silenzi e sulle connivenze della Conferenza episcopale siciliana rispetto ai drammi della nostra Isola: ma questa è un’altra storia).
In questi giorni, sulla rete, si è discusso molto degli ‘organizzatori’ della manifestazione di oggi. Ormai, nella nostra Isola, l’idea di democrazia appare così flebile che a tanti osservatori sembra quasi impossibile che i Siciliani decidano, autonomamente, senza trattare con alcuna forza politica o sociale tradizionale, di scendere in piazza per riprendersi il proprio futuro.
A Dio piacendo, la manifestazione di oggi dimostrerà che le cose non stanno così: dimostrerà che i Siciliani, piano piano, stanno cominciando a prendere coscienza della propria forza. Perché un popolo che decide di riprendersi il proprio futuro non può essere tenuto in catene.
La manifestazione di oggi è importante perché, con molta probabilità, segna, per la Sicilia, l’inizio di un nuovo tempo. Non siamo, non possiamo essere in grado di leggere nel futuro. Ma avendo seguito la genesi di questa rivolta, nata spontaneamente tra la gente delle cittadine siciliane che si affacciano sul mare – dalla provincia di Siracusa a Ragusa, da Gela a Licata, da Sciacca a Mazara del Vallo – abbiamo la presunzione di intuire che qualcosa, nell’animo di tanti Siciliani, sta cominciando a muoversi.
“Tutto è cominciato con le trivelle – ci racconta Marco Castrogiovanni -. L’idea che il futuro del nostro mare dovesse essere regalato ai petrolieri non ci è piaciuto affatto. La gente, in tanti centri costieri della Sicilia, ha cominciato a riunirsi spontaneamente. Sono nati i comitati No Triv. Il movimento è cresciuto. Anche perché la politica siciliana tradizionale non ha dato risposte”.
Il Governo Crocetta e i partiti che lo sostengono, PD in testa, hanno il ‘grande merito’ di aver fatto crescere il movimento dei No Triv. La Sicilia è stata l’unica Regione a non aver presentato ricorso in Corte Costituzionale contro le trivelle. Cosa, questa, che ha spinto i No Triv ad un’azione più decisa.
“Seguendo il dibattito politico siciliano di questi anni – ci dice sempre Castrogiovanni – ci siamo accorti che il Governo Crocetta non solo ha accettato supinamente le direttive romane sulle trivelle, ma ha fatto e continua a fare la stessa cosa anche in altri settori della vita pubblica siciliana. In parole semplici, ci siamo accorti che oggi, l’attuale Governo regionale non fa gli interessi della Sicilia”.
Ed ecco il cambiamento, il vero possibile cambiamento che potrebbe andare in scena nella nostra Isola. Dalla fine degli anni ’50 del secolo passato, quando la Corte Costituzionale appena nata, con una sentenza abusiva, ‘assorbiva’ le competenze dell’Alta Corte per la Regione siciliana, l’ascarismo – cioè i politici siciliani che svendono la Sicilia a Roma – ha sempre portato alla stessa politica siciliana ascara soldi e consenso. Oggi non è più così.
Se negli anni passati l’Autonomia siciliana non era nelle corde di tanti Siciliani, oggi lo scenario è mutato. Oggi anche una parola che per decenni è stata tabù – Indipendenza – sta tornando di moda. Non è un caso che tantissimi giovani Siciliani – e questo è veramente un fatto importante – nell’anno di grazia 2016 si interrogano su che cos’è stato il Separatismo siciliano.
I libri e le testimonianze, si sa, segnano la vita dei popoli. I libri sul Separatismo siciliano scritti in anni ormai lontani dallo storico Giuseppe Carlo Marino e dal giornalista Marcello Cimino – per citare solo due nobili esempi di onestà intellettuale: ma ce ne sono altri – sembravano gocce in un oceano di indifferenza. Invece sono semi che, insieme ad altri libri e ad altre testimonianze, stanno germogliando.
Tra le testimonianze non possiamo non citare Giuseppe ‘Pippo’ Scianò, l’uomo che, per decenni, spesso in solitudine, ha custodito le testimonianze della stagione del Separatismo siciliano (che in parte ha rievocato in questa intervista al nostro blog che potete leggere qui). E che non ha esitato a schierarsi contro le trivelle (come potete leggere qui). Anche i suoi sforzi non sono stati vani. C’è voluto del tempo. Ma i frutti stanno arrivando.
E’ importante segnalare che, a monte della manifestazione di oggi, ci sono fermenti che toccano le menti e i cuori di tanti giovani Siciliani. Trentenni e anche ventenni che cominciano a interrogarsi. E a scoprire un orizzonte bellissimo: l’orizzonte della loro terra, di una Sicilia martoriata dagli ascari che oggi va salvata (qui potete leggere il manifesto della protesta di oggi).
Non mancano i seminari e gli incontri sul passato, sul presente e sul futuro della Sicilia. Ed è importantissimo che siano proprio questi giovani Siciliani a riprendersi il proprio futuro.
Certo, non mancano nemmeno coloro i quali, oggi, cercano di approfittare della situazione per accreditarsi come gli ‘organizzatori’ della manifestazione.
E’ di certo un bene che i tanti movimenti sicilianisti abbiano aderito alla manifestazione di oggi. Ma, per l’appunto, si tratta di adesioni: convinte, importanti, ma pur sempre adesioni.
Oggi, in piazza, a Palermo, ci dovrebbero essere anche i rappresentanti dell’ANCI Sicilia, l’Associazione nazionale dei Comuni Italiani. E anche questa sarà una presenza importante.
Oggi la scena è di tutta la Sicilia.
P. S.
Non sappiamo se alla manifestazione di oggi aderiranno gli agricoltori siciliani. Dovrebbero essere in piazza anche loro. Ma a quanto si racconta i sindaco di questi Comuni agricoli li avrebbero convinto a restare a casa. Peggio per loro.
A loro – e in particolare ai produttori di olio d’oliva extra vergine – regaliamo un video (che potete guardare qui) nel quale si vede che cosa sono capaci di fare i poteri forti pur di portare a termine i propri sporchi affari. E’ la storia della Xyliella, il batterio che colpisce gli olivi pugliesi. Di questa storia si è detto tanto. Oggi c’è il dubbio – che è più di un dubbio – che questa malattia batterica sia stata portata in Puglia di proposito per sradicare gli alberi di olivo per far posto a un oleodotto…
In fondo la logica è la stessa dell’olio d’oliva tunisino: che è sì tunisino, ma viene prodotto in Tunisia da multinazionali che l’hanno imposto nel mercato europeo – con il voto del Parlamento Europeo – per distruggere l’olivicoltura calabrese, siciliana e pugliese…
E’ anche per questo che, oggi, gli agricoltori siciliani dovrebbero essere in piazza a Palermo. Ma a quanto pare, si sono fatti convincere dai sindaci del PD…
Visualizza commenti