La Pasqua è passata, Gesù è risorto, la Sicilia no

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Non solo. Ma c’è anche la certezza matematica che con il Governo Crocetta e con il PD la Sicilia non risorgerà mai. Per fortuna ne stanno prendendo atto anche i Siciliani che, da domani, cominceranno a scendere in piazza per cacciare un Governo regionale di ‘ascari’. Da domani il via alle manifestazioni, dai No Triv ai dipendenti delle Province, da Almaviva al No alla ZTL ‘pirandelliana’ di Palermo: tutti contro questa classe politica. E piano piano tornano a farsi vedere i Forconi

La Pasqua è stata celebrata, Gesù è risorto, la Sicilia no. Anzi, se proprio la dobbiamo dire tutta, la nostra Isola è più infognata che mai tra mille problemi irrisolti. Finite le feste ritorna la realtà. Ritornano le sedute dell’Assemblea regionale siciliana in bilico tra l’ipocrisia e il nulla. Mentre il disagio sociale continua a crescere.

La settimana si apre con la grande paura della vecchia politica siciliana che domani – Mercoledì 30 Marzo – dovrà vedersela con una manifestazione spontanea contro il Governo Crocetta e contro le trivelle. Saranno pochi? Saranno tanti? Un fatto è certo: dalle nostre parti la protesta dei cittadini contro i petrolieri che infestano i nostri mari è uno schiaffo al Governo regionale di centrosinistra della Sicilia che – caso unico in Italia – per spirito di ‘lecchinaggio’ verso il Governo Renzi, non ha trovato nemmeno la dignità politica per presentare ricorso in Corte Costituzionale contro le trivelle.

Così, nell’immaginario di tanti siciliani, fa capolino una domanda: perché in Puglia il presidente della Regione, Michele Emiliano, PD, capeggia la rivolta anti-trivelle e, in Tv, polverizza i rappresentanti dei petrolieri, mentre in Sicilia il presidente Rosario Crocetta e i dirigenti del PD tutti, dal primo all’ultimo, non solo si sono inchinati davanti a Renzi e alle sue trivelle, ma sono anche riusciti a farsi prendere in giro dall’ENI? Che fine hanno fatto gli impianti di green economy promessi dal colosso chimico del nostro Paese?

In piazza accanto ai No Tri ci dovrebbero essere anche i vertici dell’ANCI Sicilia (Associazione nazionale dei Comuni Italiani).

Le motivazioni di questa protesta sono comunque tante e il filo rosso che le lega, come raccontano gli stessi organizzatori qui, è la mala politica che ha ridotto alla fame i Siciliani.

Domani, come questo blog scrive da giorni, a Palermo sarà il giorno delle proteste. In piazza, oltre ai No Triv, dovrebbero scendere anche i circa 6 mila e 500 dipendenti delle ex nove Province siciliane. Governo e Ars hanno lasciato le ex Province senza soldi e con una riforma sospesa.

Il Parlamento siciliano cercherà magari di darsi un contegno avviando il completamento della riforma di questi disgraziati enti intermedi. Magari si metteranno d’accordo su chi dovrà svolgere il ruolo di presidente delle tre città metropolitane ‘fantasma’ di Palermo, Catania e Messina. Saranno i sindaci di queste tre città? Saranno tre soggetti eletti direttamente dai cittadini?

Rimane la questione finanziaria: il Governo Renzi non solo non ha erogato più risorse alle ex Province siciliane, ma si è anche preso tutte le entrate della RC auto: circa 200 milioni di Euro all’anno con i quali le ex Province pagavano il personale.

La tecnica di Renzi e del suo PD è sempre la stessa: prima toglie tutte le risorse finanziarie alla Regione siciliana e poi ne restituisce una parte come se facesse chissà quale sacrificio (o chissà quale favore). Se poi l’informazione si dimentica di precisare che quei quattro soldi che Roma sta erogando alla Sicilia sono solo una parte di quelli che ha depredato, beh, è ancora meglio. Si vede che il ‘regime’ già funziona.

A conti fatti, finanziariamente, la Regione siciliana ‘autonoma’ ormai dipende da Roma. Dalla ‘capitale’ dovrebbero arrivare ancora i 500, forse 550 milioni di Euro che il Governo nazionale si era impegnato ad erogare alla Sicilia. Senza questi soldi intere categorie sociali siciliane resteranno a ‘secco’. E sempre dalle parti romane dovrebbero giungere i soldi per continuare a pagare i dipendenti delle ex Province che domani scenderanno in piazza.

Il tutto a pochi mesi da una tornata elettorale amministrativa.

Della serie: ragazzi, noi abbiamo i vostri soldi e voi i voti che ci interessano: che dobbiamo fare?

Domani mattina torneranno a farsi sentire i Forconi siciliani (ne parleremo più tardi in un articolo a parte). Stanno provando a risvegliare gli agricoltori siciliani in verità un po’ addormentati. Non tutti addormentati, in verità. Gli agricoltori della Sicilia occidentale sono svegli. Già hanno dato vita a una manifestazione spontanea. Aspettano alcune risposte, concrete, dall’assessore all’Agricoltura, Antonello Cracolici. E sono pronti a scendere di nuovo in piazza.

Nella parte orientale dell’Isola, invece, gli agricoltori ‘dormono’. Sono tartassati dalle tasse e dal malgoverno: un malgoverno che inizia a Bruxelles e finisce nel Sud Italia, passando per il Governo nazionale. Nella parte orientale dell’Isola è in crisi il mercato delle arance, sono in crisi il pomodorino e il datterino di Pachino e di Portopalo di Pachino, è in crisi un po’ tutta l’ortofrutta. E serpeggia la grande paura che l’olio d’oliva tunisino distrugga il mercato dell’olio d’oliva extra vergine.

E’ l’ultimo ‘regalo’ dell’Unione Europea: 90 mila tonnellate di olio tunisino – di cui non si conosce la qualità – che faranno concorrenza, ovviamente sleale, all’olio extra vergine di oliva di Puglia, Calabria e Sicilia, andando anche ad alimentare il ‘fiorente’ mercato della sofisticazione.

Ce ne sarebbe abbastanza per scendere in piazza anche nella parte orientale dell’Isola. Ma da quelle parti Crocetta e il suo Governo non sono ancora molto conosciuti. O meglio, i sindaci di questi Comuni agricoltori – tutti del PD – hanno convinto gli agricoltori che tutto è a posto. In realtà, tutto è fuori posto. Ma di questo gli agricoltori di queste contrade si accorgeranno solo dopo le elezioni.

Mentre dovrebbe continuare la protesta dei mille e 700 dipendenti di Almaviva che rischiano il licenziamento (per loro l’unico modo per provare a difendere il posto di lavoro è la protesta a oltranza, fino all’ottenimento dei risultati sperati), va segnalata anche la manifestazione di domani mattina in Piazza Pretoria, sede del Municipio di Palermo. E’ la protesta di oltre venti sigle commerciali e imprenditoriali contro la ZTL in salsa ‘panormita’ dell’attuale Amministrazione comunale.

La ZTL voluta dal Sindaco Leoluca Orlando e dall’assessore comunale alla Mobilità, Giusto Catania, è già fallita (come raccontiamo qui). Ma se la stragrande maggioranza dei cittadini non ne vuole sapere di pagare il pass per inquinare (a Palermo la Zona a Traffico Limitato non è stata pensata per limitare l’accesso di automobili, ma per monetizzare lo stesso accesso, ovvero per fare ‘cassa’), il Comune può sempre provare a ‘spremere’ commercianti e imprenditori: ed è quello che vorrebbe fare. Ed è per questo che domani i protagonisti di circa venti sigle imprenditoriali e associazioni varie scenderanno in piazza per protestare.

Ah, dimenticavamo: a Palazzo Reale – sede del Parlamento siciliano – c’è sempre la mozione che, se approvata, dovrebbe impegnare il Governo Crocetta a provare a bloccare il ‘Patto scellerato’ che lo stesso presidente della Regione ha siglato con il Governo Renzi nel Giugno del 2014. E’ l’accordo-capestro in base al quale Crocetta, ignorando la volontà del Parlamento siciliano (e di 5 milioni di Siciliani) ha, di fatto, regalato a Roma 5 miliardi di Euro circa frutto di una sentenza della Corte Costituzionale favorevole alla Regione siciliana.

La mozione che da mesi viene bloccata dalla presidenza dell’Ars con scuse ridicole non ha valore pratico: figuriamoci se tale mozione, una volta approvata dal Parlamento siciliano, convincerebbe il Governo di ‘predoni’ di Renzi e compagni a restituire alla Sicilia il maltolto.

Questa mozione ha, però, un valore politico: se approvata, dimostrerebbe che il Governo Renzi ha ‘derubato’ la Sicilia, sancendo una spaccatura tra il PD romano e quello siciliano (e tra la Sicilia e Roma).

E’ questo il vero motivo per il quale la presidenza del Parlamento siciliano non mette in discussione la mozione. Perché i renziani siciliani sarebbero costretti a scegliere tra gli interessi della Sicilia e Renzi. 

Così assistiamo a un’Assemblea regionale siciliana ‘prostituita’ agli equilibri interni al PD. Anche la gestione del Parlamento siciliano può essere ‘ascara’. Viva l’Autonomia…

Palermo, 30 Marzo 2016: Siciliani in piazza contro i ladri di futuro. Tutte le ragioni per scendere in piazza

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  • La Sicilia è una terra troppo difficile dove tutto fallisce... almenoché non diventi come una "seconda Cuba". Allora si che ci sarà una profonda pulizia dalla mafia e da tutta quell'immondizia che ci soffoca...
    Scusate la mia affermazione troppo pesante, ma è anche vero che, laddove la Democrazia fallisce, servirà qualcosa di più concreto per mettere ordine una volta e per sempre ☆

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