Per fortuna, sono sempre più i Siciliani ‘svegli’ che non si fanno incantare nemmeno da firme famose. Se, poi, a capitanare queste firme c’è Pietrangelo Buttafuoco, il gioco è chiaro. Così come è chiara l’assurdità di una missiva rivolta all’esponente di un governo nazionale che sa solo tagliare e trattenere risorse che non gli appartengono. “E’ come se la pecora si rivolgesse al lupo…”
Le intenzioni, per carità, sono buone. Attirare, cioè, l’attenzione sul degrado dei siti culturali siciliani. Ma rivolgersi al Ministro dei Beni Culturali del Governo italiano perché faccia qualcosa è, per usare un eufemismo, da ingenui. Ci riferiamo alla lettera firmata da un gruppo di Siciliani famosi (che pubblichiamo sotto), attori, scrittori, operatori del turismo, pubblicata ieri dal Fatto quotidiano. A capitanare il gruppo, il giornalista Pietrangelo Buttafuoco, la cui presenza ci fa dubitare che si tratti solo di ingenuità. Noto è, infatti, il suo attaccamento alla ‘Patria’, note le sue origini missine e la sua avversione per le istituzioni autonomistiche siciliane (parliamo di istituzioni, non di politici che le rappresentano e sui quali siamo tutti d’accordo).
In ogni caso, questi signori, molti dei quali apprezziamo quando stanno sul palcoscenico o dietro i fornelli, probabilmente male informati (o strumentalizzati) si rivolgono a Franceschini come fosse il Messia, elencando tutte le criticità dei gioielli artistici e culturali della Sicilia.
Ebbene, prima di leggere la lettera, vogliamo portare la vostra attenzione sulle reazione di tantissimi siciliani sul web. Che- ed è questa la cosa bella- non ci cascano più. Non basta un nome famoso per fare passare sotto silenzio le contraddizioni e le assurdità di tale missiva. I Siciliani, lo ripetiamo ormai da un po’, si stanno svegliando. Sarà stato bravo Buttafuoco- cui non mancano capacità dialettiche- a convincere un po’ di artisti a firmarla, ma di fatto, con questa lettera, li ha coinvolti in una magra figura.
Sul web, infatti, non si è mancato di fare notare che rivolgersi al Governo nazionale è come rivolgersi al proprio boia.
“Ma quali correttivi esterni si aspetta? A chi si sono rivolti? Al ministero dei beni culturali italiano, – scrive Fabrizio su Livesicilia- lo stesso che ha lasciato ridurre Pompei in macerie, che ha permesso alla Reggia di Caserta di finire nel degrado, e che più di una volta non è riuscito a garantire l’apertura dei siti italiani compreso il Colosseo. Francamente è una fortuna che a Roma abbiano le mani legate dallo Statuto dato che sono stati capaci in materia di fare anche peggio di quello che hanno combinato qua in Sicilia”.
Aggiunge Calogero: “Praticamente si chiede aiuto al carnefice per dare il colpo di grazia alla Sicilia. Quoto Fabrizio, e aggiungo che le risorse che serve alla cultura e all’infrastruttura in Sicilia sono state rubate anno dopo anno dallo Stato con la violazione delle norme fiscali di quella Autonomia che tanto da fastidio a Buttafuoco. Inoltre li dove le competenze sono Statali (ad es. Ferrovie) non mi pare che si viva una normalizzazione, lo stesso vale per quelle regioni a statuto “ordinario” come, per fare un esempio, la Calabria. La verità è che ci sono cittadini di serie a e di serie b, noi apparteniamo alla serie c/olonia”.
E così via su facebook dove si parla di “pecore che si rivolgono al lupo”, dell’ennesimo “teatrino di Buttafuoco per vendere libri contro la Sicilia”, di “gente che farebbe meglio a leggere prima le cose che firma” ecc… ecc….
Insomma, non mettiamo in dubbio la buona fede di molti, ma come si fa a chiedere aiuto ad un esponente di un Governo nazionale che, a furia di tagli, ha lasciato pure i bambini disabili a piedi? Altro che musei! Tagli alla sanità, tagli ai trasferimenti dei comuni, tagli alle scuole, e si dovrebbero preoccupare della cultura? Il Governo Crocetta ha le sue colpe, ma l’origine dei mali sono i tagli operati del Governo nazionale.
Che poi, nel caso della Sicilia sono ancora più gravi se si considera che il Governo nazionale continua a trattenere illegittimamente tributi che spetterebbero alla nostra regione (lo ha certificato la Corte dei Conti, come potete leggere qui) e che con quei soldi, scrivono i magistrati contabili, si potrebbe dare ossigeno ai comuni siciliani e magari, pure alla cultura. E, ancora, che il Governo nazionale ha scippato alla Sicilia i soldi del Pac, che ha fatto firmare a Crocetta una rinuncia ai contenziosi dello Stato privando la Sicilia di almeno 4 miliardi, e così via.
E, allora, invece di coinvolgere ignari artisti in una lettera al lupo, Buttafuoco farebbe bene a studiarsi meglio le carte, quelle finanziarie per cominciare, poi – visto che nella lettera c’è un passaggio sui trasporti- anche quelle che documentano lo stato comatoso delle infrastrutture che lo Stato da sempre ha finanziato al Nord scordandosi di tutto il Sud.
Basta leggere un qualsiasi report della Svimez (l’Associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno) per capire come la questione meridionale sia sparita da tempo dall’agenda della politica nazionale e come le politiche economiche del governo, anche attuale, siano ritagliate sulle esigenze del Nord. E Buttafuoco che fa? Chiede aiuto ai protagonisti di ‘queste dimenticanze’?
Mah…
Ecco la sua lettera fatta firmare a degli ignari siciliani che ci sono cascati:
Gentile ministro,
mettiamo le mani avanti. Sappiamo che le possibilità che lei ha di potersi muovere istituzionalmente nello specifico caso di Sicilia sono poche. Le sue prerogative, infatti, in qualità di membro del governo – responsabile dei Beni Culturali e Artistici – sono ridotte in conseguenza dello Statuto Speciale ma ci rivolgiamo a lei come Dario Franceschini, cittadino italiano, scrittore e uomo di cultura.
Siamo un gruppo di siciliani, scrittori, poeti, artisti ma anche gestori di alberghi e di locande, librai, chef e guide turistiche: gente che fa cultura, vive di cultura e fa vivere di cultura.
La situazione che si sta profilando in Sicilia è attualmente disastrosa e – con un degrado che non è solo imputabile alla scarsità dei bilanci – rischia di peggiorare di giorno in giorno.
I giornali hanno dato notizia dell’assurdo rischio miracolosamente scampato: quello della chiusura pasquale dei siti archeologici, dei musei e dei parchi perché considerati come lavoro straordinario. E anche se lo fosse? Come si fa già a concepire la chiusura in un periodo in cui l’affollamento dei turisti è maggiore del solito? Non è pensabile di affidarsi, di volta in volta, ai miracoli sollecitati dalle polemiche e dal clamore dei giornali.
Gli operatori turistici lavorano quando gli altri sono in vacanza, cosa ovvia dappertutto ma non in Sicilia dove – e su La Repubblica, edizione di Palermo, si è avuta notizia – i tour operator internazionali hanno dovuto cancellare dalle proprie offerte la tappa nella più importante isola del Mediterraneo per non essere riusciti a garantire ai propri clienti le escursioni nei siti archeologici, nei parchi e le visite ai musei.
La Settima Santa di Passione – coi suoi Riti e le sue Processioni – in Spagna è motivo di forte richiamo turistico ma non così in Sicilia dove pure è vissuta con lo stesso carico di storia e sontuosa bellezza, e i reportage di Leonardo Sciascia e Ferdinando Scianna, fino ad arrivare agli scatti di Peppe Leone, ne sono testimonianza.
Per un cittadino italiano è più facile raggiungere le Baleari che la Sicilia – tanto le compagnie aeree vampirizzano sulle rotte – e proprio adesso che la tensione militare porta i vacanzieri dalle coste del Nord Africa altrove, ma pur sempre nel Mediterraneo, la Sicilia riesce ad avere un calo di visitatori dell’8 per cento.
Uno dei problemi più gravi, perché meno venuto alla luce, è poi quello che riguarda i teatri. Su 182 teatri storici, nel breve volgere di un decennio, ne sono rimasti solo 59. Il teatro greco di Siracusa, le cui difficoltà lei ben conosce avendone giustamente deciso il commissariamento dell’Inda, deve tornare a essere “istituto Nazionale” e non può essere preda del più greve provincialismo così come il Teatro Stabile di Catania – un tempo il “terzo teatro d’Italia”, poi portato all’asfissia finanziaria dai vicerè della satrapia regionale – non può scadere in una governance da quartiere con un Moni Ovadia (che già presta gratuitamente la propria competenza al Teatro Margherita di Caltanissetta) che si vede cestinare il curriculum e cedere il passo (in un ente pubblico qual è lo Stabile, dove dovrebbe valere il principio della qualità) ad artisti di caratura locale.
Infine: secondo i dati Istat del 2015 la Sicilia è la regione d’Italia dove si legge meno. Da gennaio a oggi, infatti, sono state uccise dall’indifferenza e dalla cecità delle banche più di 30 librerie vere, non cartolerie, tra le quali le storiche vetrine di Flaccovio a Palermo (sei in tutto) e, a Catania, la libreria La Cultura. Sono notizie su cui lei, gentile Dario Franceschini, non può certo imporre la propria azione da ministro ma da scrittore e da cittadino, sì.
Andrea Camilleri
Pietrangelo Buttafuoco
Lello Analfino, musicista
Ivan Artolli, direttore Verdura Resort di Sciacca
Cristiano Barbera, agriturismo Canalotto di Leonforte
Mario Bevacqua, Federazione mondiale Associazione agenzie di viaggio
Emma Dante, regista
Maurizio Erbicella, Ingegnere territorialista
Salvo Ficarra e Valentino Picone, attori
Gaetana Iacono, amministratore delegato Valle dell’Acate
Pinuccio La Rosa, Locanda don Serafino di Ragusa
Giusi Macchiarella, operatrice turistica
Salvatore Mancini, Eremo della Giubiliana
Carlo Ottaviano, direttore Foodebook
Francesca Planeta, cantine Planeta
Antonio Rallo, amministratore delegato vini Donnafugata
Ciccio Sultano, chef Il Duomo, presidente delle Soste di Ulisse