Se c’è uno che sa che non sarà mai rieletto, ebbene, questo è proprio Crocetta. Dopo tutti i guai che ha combinato – anzi, che in buona parte Lumia prima e il Partito Democratico dopo gli hanno fatto fare – è il minimo. Ma appunto perché fino ad oggi ha obbedito, non ha alcuna intenzione di essere messo fuori senza una ricompensa. Da qui un avvertimento agli amici del Partito Democratico. Proviamo a decifrare le sue parole
Da qualche giorno sulla rete impazza una dichiarazione del presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta. “Io mi ricandido”, annuncia il governatore di un Isola sempre più allo sbando, con la disoccupazione alle stelle, l’agricoltura in ginocchio, l’industria scomparsa, gli ospedali con spaventose carenze di posti letto, le attività commerciali in crisi. E con la mafia che, proprio in queste ore, fa salti di gioia perché a Palermo il Centro Padre Nostro voluto da padre Pino Puglisi nel quartiere di Brancaccio potrebbe chiudere i battenti, perché la Regione e il Comune di Palermo non ne vogliono sapere di sostenerlo.
Crocetta è un furbo. Se c’è una persona che sa che non verrà mai più rieletto alla guida della Sicilia, ebbene, questo è proprio lui. E allora perché ha rilasciato questa dichiarazione?
Mettendo da parte l’ironia che è facile rintracciare sulla rete, proviamo a interrogarci su queste parole. Come già accennato, l’attuale presidente della Regione sa bene di non essere amato dai siciliani. Un fato a lui molto favorevole l’ha catapultato a Palazzo d’Orleans, sede della presidenza della Regione siciliana. Ma di suo, Rosario da Gela, in questa esperienza di governatore non ha messo molto.
All’inizio doveva dare conto e ragione al suo grande alleato, il senatore Giuseppe Lumia, e a Confindustria Sicilia. Il magistrato Nicolò Marino, ex assessore regionale della Giunta Crocetta, dice che il vero ‘capo’ è Lumia. E noi concordiamo con lui. E’ da Lumia che il governatore prendeva ‘consigli’, che coinvolgevano anche i vertici di Confindustria Sicilia, con il testa il presidente, Antonello Montante. Dopo la ‘caduta’ di Montante – coinvolto in una vicenda giudiziaria ‘pesante – o forse anche un po’ prima, il PD è riuscito a strappare un po’ più della metà delle leve di potere a Lumia.
Insomma, il risultato è che, se nella prima fase del suo Governo, Crocetta riceveva direttive da Lumia, adesso di riceve per un terzo da Lumia (con il quale condivide il potere che ancora gli rimane), per un terzo dai renziani di Davide Faraone e per il restante terzo dal PD di Antonello Cracolici.
Di fatto, Crocetta, nelle scelte di peso, ha sempre contato poco. E’ stato trascinato di qua e di là. Sulla Formazione professionale e sulle politiche del lavoro è stato ostaggio di Lumia. In agricoltura prima faceva tutto il solito Lumia con i cuffariani riciclati, ora fa tutto l’assessore Cracolici grazie anche ai lombardiani (da Raffaele Lombardo) rispolverati.
Nei rapporti con lo Stato, poi, da quando Renzi ha imposto al Governo Alessandro Baccei all’assessorato all’Economia, fa tutto l’assessore-commissario. La stessa dottoressa Patrizia Monterosso, Segretario generale della presidenza della Regione – che Crocetta, ufficialmente, ha sempre difeso – è un’operazione politica di Lumia.
Insomma, Rosario da gela che fa, alla fine? Obbedisce, obbedisce, obbedisce. E quel poco che è riuscito ad acciuffare – vedi Sicilia – E Servizi e Riscossione Sicilia – glielo stanno facendo andare di traverso. Quasi che nemmeno questi due ‘giocattoli’ gli spetterebbero.
Crocetta, lo ribadiamo – sia quando il PD siciliano al Governo contava poco, sia da quando conta tanto – non ha avuto molta voce in capitolo: ma in compenso sa tutto. Perché tutte le ‘operazioni’ sono passate sotto il suo naso. Molte di queste ‘operazioni’ ha fatto finta di non vederle. Nelle altre – dove ha dovuto apporre la propria firma – spesso ha fatto finta di non capire. E, magari, qualche cosa non l’avrà approfondita.
E’ il caso del “patto scellerato”, come l’ha definito l’ex assessore regionale al Bilancio, Franco Piro: ovvero l’accordo-capestro che Crocetta ha firmato nel Giugno del 2014, quando ha rinunciato, per quattro anni, agli effetti positivi di una storica sentenza della Corte Costituzionale, in materia di territorializzazione delle imposte, favorevole alla Sicilia.
Forse di questa storia il governatore, almeno all’inizio, non ha avuto tutto chiaro: tant’è vero che, nei mesi successivi, si è catapultato a Roma, forse perché ha intuito di essere stato raggirato da Renzi. Ma ormai era andata.
Detto questo, come accennato, Crocetta sa tutto. Ha accettato di fare la parte del presidente della Regione ‘ascaro’ perché sa che, alla fine di questo giro, molti gli dovranno essere riconoscenti. A cominciare dal PD renziano.
Per come ha amministrato, per quello che ha fatto e per quello che non ha fatto – ma soprattutto per quello che gli hanno fatto fare o che non gli hanno fatto fare – sa che i siciliani non lo amano. Ma per quello che ha fatto o non ha fatto dovrà avere in cambio qualcosa.
Se, a ‘botta di sangue’, nei giorni scorsi, ha rilasciato la dichiarazione sulla sua eventuale ricandidatura alla guida della Sicilia, beh, qualcosa deve essere avvenuta. Sennò non avrebbe ricordato due cose, perché con le sue dichiarazioni Crocetta sta dicendo – a nostro modesto avviso – due cose.
Prima cosa. E’ vero che l’attuale presidente uscente, ricandidandosi, non sarebbe mai rieletto. Ma ricandidandosi creerebbe seri problemi al centrosinistra siciliano, perché andrebbe a danneggiare il futuro candidato di questo schieramento politico. Forse non arriverebbe al 7-8 per cento. Ma rompendo con il PD siciliano – partito che un sondaggio riservato dà sotto il 13 per cento – farebbe, lo ribadiamo, danni seri.
Seconda cosa. Qualche giorno fa Crocetta ha affermato che lui si è beccato un sacco di aggettivi: “Ma non ho querelato nessuno”. Insomma, ha lasciato capire, visto il ruolo che occupo, l’esposizione ha i suoi costi. Anche in questo caso la lettura potrebbe essere un messaggio al PD: ragazzi, io mi sono caricato tutto, voi avete mangiato, avete bevuto, vi siete presi il caffè, il dolce e persino il limoncello. Ma…
Ma non pensate, cari amici del PD siciliano, di sbattermi fuori – alla fine del mio mandato, o anche prima – mettendo un candidato che parlerà male di me, dicendo che la colpa di tutti i disastri che abbiamo combinato insieme è solo mia, magari mollandomi senza darmi niente. Perché a questo punto io sarò candidato. E racconterò un po’ di storie, dalla Formazione alle politiche del lavoro, dal PSR vecchio al PSR nuovo, dall’acqua ai rifiuti, dall’energia ai finti ‘debiti’ della sanità a a a…
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