Incredibile: nel giorno in cui va in Gazzetta Ufficiale la manovra economica e finanziaria regionale 2016 che prevede un finanziamento di un milione e 200 mila Euro per Sviluppo Italia Sicilia, i vertici della società (che fa capo all’assessorato all’Economia controllato da Baccei) avrebbero deciso di mettere in liquidazione la stessa società! Della serie, l’assessore-commissario insediato in Sicilia da Renzi si fa un baffo del Parlamento siciliano e delle sue leggi. I 90 parlamentari di sala d’Ercole non hanno nulla da dire? L’elenco parziale di una Sicilia messa in vendita dal Governo Renzi in un’atmosfera di saldi di fine stagione. Gli interventi dell’UGL e della FABI
Quello che sta succedendo negli uffici di Sviluppo Italia Sicilia è incredibile. E anche se nessuno lo dice, il vero protagonista di questa brutta storia ha un nome e un cognome: Alessandro Baccei, assessore all’Economia e, di fatto, commissario della Regione siciliana per conto di Renzi. E’ lui, Baccei, che controlla le società che fanno capo alla Regione. E non può che esserci lui dietro un atto politico che dovrebbe far saltare dalla sedia i 90 deputati del Parlamento siciliano: infatti, proprio nel giorno in cui va in Gazzetta Ufficiale la legge di stabilità regionale 2016 che prevede un finanziamento di un milione e 200 mila Euro per Sviluppo Italia Sicilia, i vertici della società avrebbero deciso di liquidare la stessa società! Certo, manca ancora il passaggio con il socio unico, la Regione. Ma la richiesta di liquidare Sviluppo Italia, a quanto pare, c’è.
Il significato politico della liquidazione di Sviluppo Italia – là dove dovesse essere confermata – sarebbe inequivocabile: l’assessore Baccei, che nessuno in Sicilia ha eletto, si fa un baffo delle leggi approvare dal Parlamento siciliano. E si fa un baffo anche del Governo. Una direttiva del presidente della Regione, Rosario Crocetta, prevede che i dipartimenti della Regione affidino commesse a Sviluppo Italia Sicilia. Per tutta risposta le commesse di Sviluppo Italia Sicilia – ribadiamo, controllata dall’assessorato retto da Baccei – sono finite a Invitalia, società che fa capo al Governo nazionale.
Insomma, non solo il Governo Renzi ha depredato le ‘casse’ regionali. Non solo ha preteso che, qualche settimana fa, un’Assemblea regionale siciliana con poca dignità politica approvasse una manovra economica e finanziaria – la già citata legge di stabilità 2016 – con un ‘buco’ di 500 milioni di Euro: risorse che lo Stato avrebbe dovuto erogare e che non ha ancora erogato (e che, a nostro modesto avviso, non erogherà mai). Ma adesso, infischiandosene di una legge approvata dal Parlamento siciliano (dopo aver ignorato una direttiva del presidente della Regione), decide che è giunto il momento di liquidare Sviluppo Italia Sicilia.
Attenzione: non si deve liquidare Sviluppo Italia Sicilia per far risparmiare la Regione: si deve liquidare tale società per affidare alle società romane le commesse degli assessorati regionali della Sicilia e, magari, per sostituire la stessa Sviluppo Italia Sicilia con qualche società vicina a ‘qualcuno’.
Ma chi è questo Baccei? E come può ignorare le deliberazioni del Governo e del Parlamento siciliano?
La risposta è tristemente semplice: Baccei è uno che fa i cavoli suoi solo perché in Sicilia non abbiamo un presidente della Regione e un presidente dell’Assemblea regionale siciliana in grado di fare rispettare le volontà del Governo e dello stesso Parlamento. Perché in questa storia di Sviluppo Italia Sicilia ad essere umiliati sono il presidente Crocetta e il Parlamento dell’Isola, con in testa il suo presidente, Giovanni Ardizzone.
La vicenda di Sviluppo Italia fa parte di una deriva che vede la Sicilia messa in ‘svendita’, in un’atmosfera di saldi di fine stagione. Stamattina abbiamo dato notizia degli austriaci della Adler che si stanno prendendo uno dei tratti di costa più belli della Sicilia – Torre Salsa – per realizzare un Resort (come potete leggere qui).
In provincia di Siracusa ci giunge notizia che, contrariamente alle promesse dell’ENI – che si era impegnato a puntare sulla chimica verde – lo stabilimento Versalis di Priolo potrebbe finire nelle mani di uno sconosciuto gruppo americano, forse per chiudere il ‘cerchio’ con Sigonella e il Muos di Niscemi.
Sempre a Siracusa i russi della Lukoil si sono resi alcune raffinerie, le hanno chiuse per commercializzare la propria benzina e il proprio gasolio in Sicilia, anche con propri distributori.
Il nostro mare – questa è storia di questi giorni: le trivelle – è finito nelle mani di petrolieri senza scrupoli che rischiano di distruggere gli equilibri delicati del Mediterraneo.
Si parla della crisi di Almaviva, che potrebbe licenziare mille e 700 lavoratori con il Governo nazionale che ha già pronta la Cassa integrazione da gestire in campagna elettorale (come vi abbiamo raccontato qui).
Il nostro olio di oliva extra vergine verrà massacrato dall’olio di oliva tunisino (con il dubbio che le olive tunisine siano state coltivate con pesticidi che la farmacopea agricola del nostro Paese ha eliminato negli anni ’60 e ’70 perché dannose per la salute dell’uomo: come vi abbiamo raccontato qui).
I nostri agrumi subiscono la concorrenza sleale degli agrumi tunisini.
I nostri pomodori subiscono la concorrenza dei prodotti cinesi e nord africani.
Dalla già citata base militare di Sigonella partono i droni per la guerra in Libia.
Il già citato Muos non è in funzione non per intervento della politica siciliana, ma per la magistratura, che – come spesso accade nel nostro Paese – è l’ultimo baluardo contro un’illegalità politica, istituzionale e morale ormai dilagante.
Questo ed altro succede con il PD al Governo della Sicilia. E importa poco che una parte di questo partito stia provando a contrastare lo strapotere di Baccei. Il dato politico è che questo signore toscano, mandato da Renzi, fa quello che vuole, calpestando Governo e Parlamento dell’Isola. Il resto sono chiacchiere.
Aggiornamento 19 Marzo, ore 08,15 – Dichiarazione UGL Sicilia
“Il Parlamento siciliano faccia chiarezza sull’ennesima beffa a danno dei lavoratori. La decisione assunta del Consiglio di Amministrazione di Sviluppo Italia Sicilia e volta ad avviare la procedura di messa in liquidazione della partecipata regionale, ha sapore del grottesco ed apre una vertenza occupazionale di cui la Sicilia ne poteva fare a meno”.
E’ quanto dichiara Giuseppe Messina, responsabile regionale dell’Ugl in Sicilia alla notizia della volontà dell’organo decisionale della partecipata al cento per cento della Regione siciliana di avviare la messa in liquidazione di Sviluppo Italia Sicilia.
“Una decisione incomprensibile – dice Messina – se si pensa che Sviluppo Italia Sicilia dal novembre scorso sta operando grazie un contratto stipulato con il Dipartimento Formazione Professionale nella rendicontazione delle attività formative degli enti di formazione professionale in Sicilia e nell’istruttoria delle istanze di accreditamento dei soggetti gestori la formazione professionale nell’Isola. E non è tutto perché la partecipata della Regione siciliana ha ottenuto uno stanziamento di in milione e 200 mila euro dal Parlamento siciliano come previsto nel quarto comma dell’articolo 32 della legge regionale n.3 del 17 marzo 2016 ( legge di stabilità regionale)”.
“La cosa è ancora più strana – prosegue il responsabile dell’UGL siciliana – visto che nella seduta 318 del 2 marzo scorso l’Assemblea regionale siciliana ha discusso l’ordine del giorno numero 578 che prevede l’affidamento dei servizi di assistenza tecnica Sviluppo Italia Sicilia del piano garanzia giovani fatto proprio dal governo per darne seguito”.
“Non è più tempo per i giochini – stigmatizza il sindacalista -. Le stranezze di questo scorcio di legislatura portano a pensare che l’assessore all’economia Baccei abbia deciso, anche sulla testa del presidente Crocetta, di chiudere tutte le partecipate, impoverire definitivamente la Sicilia per farne terra definitiva di conquista del padrone romano. La politica in Sicilia è ancora sovrana ed è all’Ars che chiediamo di intervenire per fare luce su questa ennesima follia che potrebbe portare al licenziamento di 76 lavoratori dipendenti, professionisti e in grado di gestire in house providing le attività di rendicontazione dei fondi comunitari, terreno fertile fino ad oggi delle facili esternalizzazioni praticate negli ultimi tre anni”.
Filippo Virzì, a nome della Segreteria regionale dell’Ugl Credito Sicilia, parla di “un contraddittorio comportamento tenuto da alcune organizzazioni sindacali, le quali intraprendendo azioni singole e non condivise, in un momento così delicato per il mantenimento dei posti di lavoro in SIS, creando inevitabilmente un indebolimento del fronte sindacale. Questo non possiamo accettarlo, considerato che vige l’unitarietà del tavolo trattante indispensabile strumento di tutela”.
Aggiornamento 2 19 Marzo 08,17 – Comunicato della FABI
Il comunicato è di due giorni fa, lo pubblichiamo perché è ancora attuale:
“A circa 15 giorni dall’approvazione della Finanziaria regionale non si sa nulla sul destino di Sviluppo Italia Sicilia. Non si colgono segnali che facciano pensare ad una volontà di rilancio della società che versa in pessime condizioni finanziarie tali da lasciare i dipendenti con più di otto mesi di stipendi non pagati”.
A lanciare l’allarme sono Carmelo Raffa e Luigi Intogna della FABI.
“Il Parlamento siciliano – continuano i sindacalisti- ha istituito un fondo per le società in perdita con una dotazione finanziaria di 1,2 mln di euro per l’anno 2016, ma ad oggi nemmeno un euro è stato erogato in favore di Sviluppo Italia Sicilia e dei suoi dipendenti. Non vorremmo che si trattasse solo di un bluff che ha consentito ai deputati dell’Ars di prendere un pò di tempo prima della decisione finale. Un bluff che si sta consumando sulle pelle dei lavoratori”.
La FABI torna, ancora una volta, a denunciare l’Amministrazione regionale per la ripetuta violazione dell’art. 35 comma 2 della L.R.9/2015, in base al quale i Dipartimenti della Regione siciliana devono avvalersi in via prioritaria di Sviluppo Italia Sicilia, quale soggetto in house per le attività di assistenza tecnica:
“Com’è possibile che la Regione continui ad ignorare una sua legge? Che interessi si stanno tutelando? Come è possibile che il Programma Garanzia Giovani sia stato assegnato ad Invitalia? Come è possibile che siano stati strappati a Sviluppo Italia Sicilia anche i servizi di controllo per la chiusura del PO FSE 2007/2013 e del PO FSE 2014/20120? Cui prodest”?
E il managment aziendale che sta facendo?
“Fino ad ora- dicono Raffa e Intogna- ben poco. Nessuna nuova commessa, neanche quelle che ci spetterebbero per legge. Alla luce di tutto questo chiediamo l’immediata apertura di un tavolo con il Socio Unico, ovvero la Regione Siciliana, per discutere sull’esclusiva salvaguardia dei posti di lavoro dei 75 dipendenti, valutando anche la possibilità di un transito degli stessi in altri alvei dell’Amministrazione regionale. Va da sé che ci riserviamo di mettere in atto tutte le iniziative sindacali a tutela dei lavoratori e del posto di lavoro”.
Foto tratta da blogtaormina.it
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Questo PD & C. ha ormai palesato da tempo un chiaro disegno di depauperamento delle risorse e del territorio siciliano.
Il passo successivo è lapalissiano, fottere lo statuto speciale per governare direttamente da Roma la Sicilia.
Senza risorse proprie il nostro Parlamento è stato svuotato di ogni significato.
Mi auguro in un colpo di reni di qualcuno, certamente non di sinistra.