Forse eccitati dall’idea di una non improbabile scissione del PD, e di un possibile abbraccio tra Renzi e Berlusconi, l’ex Ministro Calogero Mannino e Totò Cuffaro guardano al renzismo come a una possibile rinascita della DC. Ma a smentirli è la storia, che loro dovrebbero conoscere, visto che è anche la loro storia
Il PD come la DC? L’ex presidente della Regione siciliana, Totò Cuffaro, ne è convinto. E prima di lui ad aver approvato l’operato dell’attuale presidente del Consiglio dei Ministri è stato l’ex Ministro della Repubblica, Calogero Mannino, che ha affermato senza mezzi termini: “A me Renzi piace”.
Detto questo, a nostra modesto avviso, sia Mannino, sia Cuffaro stanno prendendo un abbaglio. Perché il PD di Renzi non ha alcun legame con la Democrazia Cristiana.
Forse qualche elemento che li unisce, in modo molto confuso, potrebbe essere rintracciato nelle radici, se è vero che Renzi pare sia stato un giovane democristiano. Ma la discussione si chiude lì. Paragonare, oggi, alla DC il Partito Democratico che Renzi ha scippato dalle mani ai vari D’Alema, Veltroni, Bersani e via continuando è un errore grossolano.
Intanto sono molto diversi i tempi. La DC ha operato nella cosiddetta Prima Repubblica, quando in Europa c’era la democrazia. Il PD di Renzi opera in nell’Europa dell’Euro nella quale le decisioni vengono assunte da soggetti che nessuno ha eletto. La Commissione Europea – che è l’esecutivo dell’Unione Europea – non è elettiva. E la stessa BCE – che detta legge in tutto l’universo bancario dell’Eurozona – è addirittura una banca privata!
Questo lo scenario internazionale che Mannino e Cuffaro sembrano ignorare. Ora che lo ignori Cuffaro – che è ancora giovane – lo possiamo capire. Ma che lo dimentichi anche Mannino, che negli anni di Tangentopoli è stato tra i primi a chiamare in causa la Germania per provare a spiegare tutto quello che succedeva in Italia in quegli anni, beh, ci sembra eccessivo.
Checché ne pensino oggi Mannino e Cuffaro, la DC era un partito democratico. C’erano tante correnti. I congressi erano spesso infuocati. Ma alla fine, nella Dc, la sintesi politica era la regola. Ed era anche la forza di questa formazione politica. Nessuno, nella DC, faceva politica contraddicendo la linea che il partito si era dato. Mentre il PD di Renzi sembra la Prova d’orchestra di Fellini.
Erano in tanti, negli anni della DC, a criticare questo partito. Ma dobbiamo ricordare che, in tanti anni di governo del Paese, i democristiani non hanno mai toccato i diritti fondamentali dei lavoratori. Tutti ripetiamo che lo Statuto dei lavoratori porta il nome del socialista Brodolini. Ed è vero. Ma quella legge venne approvata da un Parlamento a maggioranza democristiana.
I democristiani non si sono mai permessi di toccare i diritti dei lavoratori. Del resto, all’interno di questo partito c’era una corrente – Forze nuove, capeggiata da Carlo Donat Cattin (della quale Mannino, per tanti anni, è stato autorevole esponente in Sicilia) – che basava la propria azione politica proprio sulla difesa dei lavoratori.
Difesa dei lavoratori, in quegli anni, significava, soprattutto, posto di lavoro a tempo indeterminato e diritto alla pensione: guarda caso, due diritti che il PD di Renzi, nei fatti, sta provando a smantellare.
Cos’è il Jobs Act, alla fine, se non la precarizzazione a vita del lavoro? E che c’entra il Jobs Act con la DC? Riuscite a immaginare un governo a guida DC che nomina Ministro del Lavoro Elsa Fornero? Magari ci sbagliamo e Mannino e Cuffaro ne sanno più di noi, ma noi non riusciamo a immaginare, nella cosiddetta Prima Repubblica, la categoria degli “esodati”…
Ultima notazione che riguarda il Sud. Pur con tutti i limiti (tanti limiti, per carità), la DC, bene o male, si occupava del Mezzogiorno. In modo clientelare, spesso sprecando risorse. Ma lo Stato, nella Prima Repubblica, piaccia o no, nel Meridione investiva. E obbligava le partecipazioni statali a non dimenticare il Sud.
Renzi, da quando governa, al Sud ha riservato solo vacue e fatue parole. E grandi fregature. L’ultima, lo scorso anno, quando ha scippato 12 miliardi di Euro di fondi PAC alle Regioni del Mezzogiorno per scaricarli, nel 90 per cento dei casi, nelle tasche degli degli imprenditori del Centro Nord Italia. Ottenendo, peraltro, risultati che sono più ridicoli del Governo che presiede.
Se Mannino e Cuffaro non si sono accorti neanche di questo – forse perché abbagliati dall’idea, magari giusta, che, dopo la probabile scissione del PD, Renzi abbraccerà Berlusconi, dando vita a una nuova melassa moderata, beh, si vede che gli anni stanno passando anche per loro. Ma quella che Renzi e Berlusconi creeranno, dopo l’eventuale scissione del PD, sarà, per l’appunto, una melassa politica, non la DC. Che era un’altra cosa.
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