Alfio Di Costa, ovvero il Fitzcarraldo di Sicilia che sogna la presidenza della Regione

12 marzo 2016

Ha dato vita a un movimento – Insieme si Può – molto gettonato sulla rete. Da due anni fa tutto da solo. Ma, piano piano, sta cominciando a ragionare sui possibili compagni di strada. Che non possono essere i partiti tradizionali. Una chiacchierata a trecentosessanta gradi con un personaggio particolare. Che parla anche del suo passato con Leoluca Orlando, dei grillini, del turismo siciliano, di nuove tecnologie e altro ancora

Ingegnere, appassionato di politica, Alfio di Costa, natali a Nicosia, bellissima cittadina della provincia di Enna, è un sognatore. Nell’anno Mille avrebbe attraversato il mare a piedi. Vivendo nella Sicilia del nostro tempo ha deciso di candidarsi alla presidenza della Regione siciliana. Da due anni lavora a questo progetto. Sulla rete è fortissimo. Facebook, Twitter e altri social sono il suo pane quotidiano. “Insieme si Può”, questo il nome del suo movimento, è già molto conosciuto. Ma non vive di sola rete. Gira in lungo e in largo l’Isola organizzando convegni, premi letterari. E gruppi di lavoro.

A noi ricorda un po’ Fitzcarraldo, il protagonista di un celebre film di Herzog che voleva portare l’opera lirica nella foresta amazzonica. Lui, Alfio Di Costa, vorrebbe portare in Sicilia la politica senza affari e senza mafia. Con lui facciamo una chiacchierata.

Sempre candidato alla presidenza della Regione siciliana?

“Sì, certo”.

Da solo?

“Da solo o con chi condividerà il nostro programma. L’importante è che rappresentino il cambiamento”.

Com’è strutturato il vostro movimento sul territorio?

“Noi abbiamo puntato sui social come forma di democrazia partecipata e per far conoscere il nostro movimento. Piano piano abbiamo presentato il movimento ed il programma nelle varie città: Palermo, Catania, Messina, Siracusa ed in altre località. La selezione delle persone è l’operazione più complessa, perché lì ti giochi la credibilità. Bisogna avere la forza di dire no e di puntare su persone che siano riconoscibili come persone per bene. Soggetti che debbono essere riconoscibili come persone per bene”.

Presentazione con incontri nelle varie città della Sicilia?

“Sì. Abbiamo presentato il movimento nelle maggiori città di Sicilia con buon riscontro di partecipanti”.

Trova un riscontro tra rete e realtà, visto che lei va molto bene sui social?

“I social media sono il nostro punto di forza. Credo che poche persone sono seguite come lo sono io ed il nostro movimento, Un solo dato: su Twitter ho circa 47 mila followers ed il movimento circa 30 mila. Devo dire che senza i social non avremmo avuto le ottime presenze riscontrate un po’ in tutta la Sicilia. A Palermo, ad esempio, abbiamo organizzato due incontri. Al secondo appuntamento c’erano circa 150 persone. Ma anche a Catania è andata bene con oltre 100 persone. Idem a Messina”.

Le priorità del vostro movimento quali sono?

“La priorità è cambiare politica per cambiare la Sicilia. Non è giusto che una delle regioni più belle del mondo sia da terzo mondo e che circa 5,5 milioni di persone siano ultime in tutto in Italia. Abbiamo un PIL che è un quarto delle Regioni del Nord Italia, una disoccupazione più che doppia e quella giovanile al 60%. Per non parlare delle infrastrutture e dei servizi. Disastri”.

E’ inutile chiederle che cosa farebbe. Più calzante un’altra domanda: con chi pensa di allearsi? O pensa veramente di andare da solo?

“Vede, io credo nell’applicazione dello Statuto Speciale come risorsa per la Sicilia. Quindi il nostro movimento Insieme Si Può è un movimento Autonomista. Soltanto un forte movimento regionale Autonomista può invertire questa situazione catastrofica. Perciò la possibile alleanza può aversi soltanto con chi crede nell’applicazione dello Statuto ed ama la Sicilia come la amiamo Noi”.

Oggi, oltre agli autonomisti, ci sono anche tanti movimenti indipendentisti. Ha pensato a una grande alleanza tra autonomisti e indipendentisti?

“La Storia ci insegna che se sommi forze ottieni debolezze. Non credo nelle grandi ammucchiate, ma nelle alleanze su programmi e progetti condivisi”.

Ammetterà, però, che da soli, in politica, non si va da nessuna parte.

“Sappiamo anche questo. E infatti stiamo ragionando su possibili compagni di strada. Se ci saranno le condizioni, beh, potremmo anche allearci con i movimenti indipendentisti. Tutto dipenderà dalle condizioni politiche. Noi crediamo che il nostro progetto politico sia chiaro e condivisibile. Come ho cercato di illustrare, si basa sull’affermazioni dei valori e di quanto abbiamo di buono nelle nostra amata Sicilia”.

Il vostro movimento scommette molto sul turismo.

“E’ vero. Vogliamo una Sicilia, prima normale, una Sicilia che possa guardare al futuro con serenità. La nostra Isola è un museo a cielo aperto. Il turismo deve diventare la prima industria, ma dobbiamo avere le infrastrutture necessarie. Non mi preoccupano i vecchi partiti che stanno morendo e questo la gente lo avverte ogni giorno. I partiti della Seconda Repubblica hanno fallito e, come diceva Einstein, chi ha creato il danno non può rimediarvi. La vecchia politica si basa sulla gestione del potere per avere consenso. Controllo dei centri di potere e controllo dei mass media. Ma tutto questo castello sta crollando perché i nostri politici sono dei mediocri arroganti che hanno utilizzato la politica come ascensore sociale e questa loro inadeguatezza è sotto gli occhi di tutti. Verranno travolti dal vento della Storia”.

Cosa pensa del Movimento 5 Stelle?

“Bella domanda. Non ho nulla contro il M5S di cui condivido alcune linee guida. Credo che l’onestà deve essere un pre-requisito. Però credo che, per amministrare, oltre l’onestà serva la competenza, l’amore, la passione ed il senso di responsabilità. Credo che nessun Partito nazionale possa risollevare le sorti della Sicilia perché sono tutti a trazione Roma-centrica o Nordista ed il M5S non sfugge a questa regola. Alla Sicilia serve un forte Movimento Autonomista che tuteli i Siciliani e la Sicilia”.

Lei, nei primi anni ’90 è stato uno dei fondatori della Rete di Leoluca Orlando. Cosa pensa, oggi, di Orlando sindaco di Palermo? Lo vede come candidato alla guida della Regione?

“La fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 del secolo passato sono stati meravigliosi non solo per la Sicilia, ma anche per tutta l’Italia. C’era voglia di cambiamento e l’allora sindaco Orlando  rappresentava bene questa voglia di cambiamento. Poi le speranze sono state tradite e la Seconda Repubblica è stata peggiore della Prima. Il sindaco Orlando è uomo di grande cultura ed intelligenza, ma oggi soffre. Questo perché i professionisti della politica – e lui è uno di questi – non sono adeguati ai cambiamenti mentali che la globalizzazione ha imposto. Non lo vedo come possibile candidato alla guida della Sicilia. Tra l’altro, con tutto il rispetto che merita, la mia domanda è: con quale partito e con quale progetto Orlando si dovrebbe presentare al cospetto dei Siciliani?”.

E di Matteo Renzi cosa pensa?

“Quello che pensa la stragrande maggioranza degli italiani. Renzi e i suoi dante causa dicono di diminuire le tasse, ma non è vero. Anzi le tasse aumentano perché i Comuni aumentano tutto l’aumentabile ed i cittadini non arrivano più a metà mese. Io credo che le tasse debbano diminuire. Per davvero, però. Detto questo, Renzi non mi convince. Sono contrario ai doppi ruoli: Renzi non può essere, contemporaneamente, il segretario del partito di maggioranza ed il Presidente del Consiglio. Questa situazione mette in pericolo la democrazia”.

A proposito di renzismo, a Palermo il sindaco Orlando si è inventato la più grande ZTL (Zona a Traffico Limitato) d’Europa.  

“Il nostro movimento è contro le ZTL come sono state pensate in quanto è soltanto un ulteriore balzello imposto ai cittadini. Palermo ha il più grande centro storico d’Europa e senza ombra di smentita quella di Palermo sarebbe la più grande ZTL al mondo. Mi sembra un po’ esagerata. Se il sindaco di Palermo vuole diminuire l’inquinamento ci dica dove questo è misurato ed eccessivo e magari, insieme, affrontiamo il problema”.

Il vostro movimento ha posto anche il tema delle Zone Franche.

“La Sicilia avrebbe bisogno di Zone Franche dove chi investe in nuove tecnologie deve poter avere l’esenzione parziale delle tassazioni e contribuzioni. Se vogliamo sbloccare questa situazione dobbiamo eliminare i privilegi di pochi, diminuire le tassazioni migliorando l’efficienza dei servizi. Oltre ai privilegi della casta dobbiamo guardare ad i privilegi di tutti i sottogoverni che incidono nelle tasche dei cittadini”.

Oggi la Sicilia è tornata a dare i conto con quella che lo scrittore Stefano D’Arrigo chiamava “l’antico futuro”: l’emigrazione. Che oggi riguarda soprattutto i giovani siciliani laureati.

“Noi Siciliani vogliamo vivere nella nostra terra, e non essere costretti all’emigrazione. Noi vogliamo che i nostri giovani possano scegliere dove poter vivere e lavorare come qualsiasi altro cittadino del mondo. Noi vogliamo dare il lavoro alla nostra gente perché possa prosperare e soprattutto essere orgogliosa della propria dignità. Lo Statuto, lo ribadisco, se applicato renderebbe ricca la nostra Sicilia. Ad oggi ci viene riservato un gettito fiscale del 40%, non del 100% come vogliono far credere Salvini e la Lega. Con tutte le risorse e vantaggi derivanti dallo Statuto potremmo realizzare tutto quello che serve per una Sicilia moderna ed efficiente, avviare delle start up e investire sui giovani, sulla cultura e sulle nuove tecnologie. L’innovazione porta benessere, non dimentichiamolo mai. Con lo Statuto potremmo rilanciare il turismo, creare finalmente un’etichetta di garanzia Made in Sicily, potremmo rivoluzionare il settore delle infrastrutture e rivedere completamente la rete ferroviaria, portando vantaggi per i cittadini. Lo Statuto è una soluzione concreta e proficua, non uno spauracchio da cui rifuggire, come vogliono farci credere”.

 

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