Le due fazioni – che insieme hanno affondato la Regione siciliana – si danno battaglia in vista di una scissione del PD che in queste ore viene sollecitata dal leader storico della sinistra post comunista, Massimo D’Alema. Ed entrambe le fazioni ‘promettono’: Cracolici gira in lungo e in largo la Sicilia esibendo la nuova ‘Pietra filosofale’ (i 2,2 miliardi del PSR). Mentre i renziani – con in testa l’assessore alla Salute, Baldo Gucciardi – promettono assunzioni. Il tutto mentre gli studenti disabili non possono recarsi a scuola perché senza mezzi di trasporto, mentre non c’è manutenzione nelle scuole superiori, mentre le strade provinciali sono abbandonate, mentre la stessa sanità siciliana affonda…
Ormai nel centrosinistra della Sicilia sono alla disperazione. Sanno – ne sono coscienti – di aver distrutto la Regione siciliana. Hanno cominciato con il Governo di Raffaele Lombardo. E hanno completato l’opera con il Governo di Rosario Crocetta. Hanno consentito al Governo nazionale di Matteo Renzi di svuotare le ‘casse’ regionali. E sanno che di questo dovranno rispondere agli elettori. Così preparano l’ultima mossa per gettare fumo negli occhi ai Siciliani: una scriteriata ondata di nuove assunzioni senza capo né coda. Per incasinare ulteriormente i conti pubblici. In cambio di voti clientelari. Voto di scambio a norma di legge. Con il voto di un’Assemblea regionale siciliana che, avallando questo ‘gioco, diventerebbe Malasignoria…
La mossa politica può sembrare folle. Ma ha una sua logica. Per andare dietro a Renzi il PD siciliano e la vecchia politica siciliana in generale sono stati costretti a smantellare una parte del vecchio sistema di potere. Ufficialmente non hanno ancora licenziano nessuno. Ma intere categorie sociali sono a rischio. Così hanno deciso di provare l’azzardo: una disperata campagna di assunzioni per provare a recuperare voti.
Nella manovra economica e finanziaria 2016 approvata nei giorni scorso – tanto per citare un esempio – hanno sì lasciato i Comuni senza soldi, ma hanno approvato una norma folle che obbliga gli stessi Comuni a stabilizzare i circa 24 mila precari. Togliendo i fondi anche alla sanità. Sono i 128 milioni che solo in minima parte serviranno a pagare i mutui accesi nel nome dei ‘debiti’ della stessa sanità, ma in realtà contratti per pagare altri debiti (sulla gestione criminale dei conti della sanità siciliana torneremo nei prossimi giorni con un approfondimento).
Quello portato avanti da ciò che resta del centrosinistra siciliano è, come già accennato, un azzardo da vecchia politica. Il gioco consiste nel portare migliaia e migliaia di persone ai minimi termini. Per poi arrivare all’ultimo minuto accreditandosi come “salvatori della patria”. Trasformando i diritti dei cittadini in ‘concessioni’ (come vi abbiamo raccontato qui nel caso delle nove ex Province siciliane).
Ribadiamo: è un gioco sporco. Che deve essere portato avanti con la ‘sponda’ del Governo nazionale. Perché è il Governo romano che, a un certo punto, deve intervenire ponendosi come il “salvatore” della situazione. Ma sarà così? A nostro avviso lo scenario è un po’ più complicato. Proviamo a illustrare il perché.
Da qualche giorno un leader storico della sinistra di scuola post comunista, Massimo D’Alema, dice a chiare lettere che il PD è finito. Anzi, forse non è mai cominciato. E’ un chiaro attacco a Renzi e agli ex democristiani (peraltro della peggiore specie, cioè quelli della ex sinistra DC) che si sono impossessati del Partito Democratico. Ma è anche una sorta di via libera a una possibile scissione del PD.
In Sicilia, nel Partito Democratico, lo scenario è lo stesso. Di fatto, l’assessore all’Agricoltura, Antonello Cracolici – che per l’occasione ha rinsaldato l’alleanza con il suo vecchio ‘compagno di merende lombardiane’, Giuseppe Lumia (i due, lo ricordiamo, sono stati i protagonisti, nella passata legislatura, dell’alleanza con Raffaele Lombardo e con Gianfranco Micciché) – guida lo schieramento anti-renziano.
L’altra parte del PD – composta in maggioranza da ‘transfughi & mercenari’ provenienti da altre formazioni politico (in genere sono ex democristiani e qualche rinnegato di Forza Italia) – è capeggiata dal sottosegretario, Davide Faraone, che in Sicilia guida le ‘falangi’ renziane.
In mezzo a questa guerra per bande c’è il presidente Rosario Crocetta, che in questa fase, con molta probabilità, cerca di capire come finirà per saltare sul carro del vincitore in cambio di qualche prebenda (Crocetta sa che nessuno lo ricandiderà).
La domanda è: quale delle due fazioni del PD siciliano sta ‘pilotando’ questa nuova ondata di assunzioni clientelari?
La risposta è difficile. A rigor di logica – a giudicare dalle parole di Faraone, che nei giorni scorsi ha criticato alcune scelte adottate dall’Ars nella manovra economica e finanziaria 2016 – dovrebbero essere Cracolici e la sua ‘banda’ a gestire il gioco: non a caso l’assessore regionale all’Agricoltura gira come una trottola per tutta la Sicilia promettendo a tutti di partecipare alla grande spartizione della torta da 2,2 miliardi di Euro del Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020 (PSR).
In realtà, la ‘lettura’ non è semplice, perché anche l’assessore alla Salute, Baldo Gucciardi, promette assunzioni nella sanità: e Gucciardi, già da tempo, è passato, armi e bagagli, con i renziani. Qualcuno sostiene che Gucciardi sarebbe impegnato in un doppio gioco, dal memento che nella sua provincia – Trapani – il vero leader del PD, Nino Papania, ex parlamentare nazionale, starebbe ‘discutendo’ con Forza Italia. Tesi vera solo in parte ed errata nell’interpretazione: perché a Roma i berlusconiani appoggiano già da tempo Renzi e aspettano che gli ex comunisti vadano via dal PD per dare vita al Partito della Nazione. Insomma, a Trapani Papania e Gucciardi starebbe solo anticipando i tempi…
Che dire, allora? Che ancora una volta il PD sta scaricando sulla Sicilia le proprie contraddizioni. Per ora l’unico dato certo è che Roma non ha ancora erogato i 500 milioni di Euro previsti dal ‘famigerato’ accordo: voi siciliani azzerate tutti i crediti storici della Regione e noi vi diamo un miliardo e 400 milioni di Euro. Altro accordo folle, perché Renzi e compagni restituiscono alla Regione siciliana solo una minima parte dei soldi che hanno depredato dalle ‘casse’ regionali.
All’appello, come già accennato, mancano ancora 500 milioni di Euro che i renziani siciliani potrebbero utilizzare per ‘salvare’ le nove ex Province dell’Isola e per garantire le nuove, demenziali assunzioni nella sanità e, magari, nei servizi per il lavoro, assumendo a tempo determinato (giusto per lasciarli nella condizione di ricattati) i mille e 800 ex sportellisti, finiti nel vortice di questa faida politica interna al PD.
I Siciliani, in queste ore convulse, non potranno non notare certe contraddizioni: gli studenti disabili lasciati senza la possibilità di recarsi a scuola (hanno tagliato i soldi per il trasporto di questi studenti); le scuole superiori senza manutenzione; le strade provinciali abbandonate; i 6 mila e 500 dipendenti delle ex Province senza arte né parte (e senza stipendi); la sanità pubblica sempre più in sofferenza. Per non parlare dei 24 mila operai della Forestale ai quali hanno bloccato la progressione di carriera. E poi ancora enti regionali senza soldi, attività culturali bloccate e via continuando (i forestali non sono nelle grazie dei renziani, ma dovrebbero essere ‘controllati’ da Cracolici e compagni con la vacua promessa dei solito fondi del PSR 2014-2020).
Come finirà? Secondo noi, come le primarie di Napoli e Roma… Per un motivo semplice: perché i siciliani non hanno nulla da guadagnare da questa faida. Perché questi due schieramenti del PD siciliano, oggi più di ieri, rappresentano solo se stessi e le rispettive clientele, non certo 5 milioni di Siciliani.
Visualizza commenti
Vorrei chiedere all'autore Ambrosetti: ...... ed in tutto questo, qual'è il ruolo del "giovane" ed ineffabile segretario regionale del PD?
Il ruolo di uno che non ha né arte né parte.
Ma che sa fare bene i suoi calcoli personali, giocando con due mazzi di carte, assecondando una cosiddetta base sedicente di sinistra ma in realtà, conservatrice nel senso più negativo.