Ha rimandato al mittente il messaggio di Sergio Mattarella: “Non vale niente”. Non vuole politici al funerale del marito. Accusa lo Stato italiano di non avere fatto abbastanza. A Rosalba Castro, moglie del tecnico siciliano ucciso in Libia, dedichiamo la ricorrenza di domani che parla di lotte e di coraggio
Che non ci sia nulla da festeggiare l’8 Marzo, lo sappiamo da tempo. Non solo perché la data rimanda ad una tragedia degli inizi del secolo, ma anche perché in tema di conquiste sociali, pure in Italia, la strada per le donne resta in salita (dai dati sulla disoccupazione alla partecipazione politica, ecc…).
Quest’anno, poi, pensare ad una donna Siciliana affranta dal dolore per la perdita del marito che lo Stato italiano non ha saputo proteggere, rende questa ricorrenza ancora più amara.
Parliamo, ovviamente, di Rosalba Castro, la vedova di Salvatore Failla, la cui unica ‘colpa’ è stata quella di dovere andare in Libia per lavorare: “Andare all’estero è stata un’esigenza” ha dichiarato la signora. Quell’esigenza che porta tantissimi Siciliani fuori dalla loro terra ogni anno. Quell’esigenza nata con l’Unità d’Italia e mai superata.
Salvatore Failla dall’estero non è mai tornato. Ucciso in circostanze oscure insieme con un collega sardo.
Ma lei, seppur affranta da un dolore immenso, sta dimostrando un coraggio straordinario, una forza fuori dal comune. Qualità che rappresentano perfettamente lo spirito dell’8 Marzo. Per questo, a lei dedichiamo questa giornata. Così dovrebbero fare tutte le Siciliane, anche per esprimere vicinanza ad una donna vittima dei nostri tempi.
La pena, infatti, non le impedisce di ragionare, né di dire quello che in pochi avrebbero il coraggio di dire. Anche se in ballo c’è il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il quale – forse perché non riusciva a trovare il suo numero di telefono – le ha mandato quello che nel gergo della retorica si chiama ‘messaggio di cordoglio’.
Messaggio rimandato al mittente: “Per me non vale niente” ha detto Rosalba Castro Failla ai microfoni di Repubblica commentando il gesto asettico di Mattarella. “Salvo doveva tornare vivo, non voglio le condoglianze. Dovevano fare il possibile. Lo Stato ha fallito”.
E al dolore si aggiunge l’angoscia di non sapere nemmeno quando la salma di suo marito tornerà a casa: “Se lo Stato non è stato capace di riportarmelo vivo, ora almeno non lo faccia toccare in Libia, non voglio che l’autopsia venga fatta lì. Lo stanno trattando come carne da macello, voglio che l’autopsia venga fatta in Italia”.
Ma non le danno risposte. Non sa neanche quando potrà riavere il corpo esanime del suo sposo. Neanche una telefonata:
“Gli uomini delle istituzioni finora non hanno avuto il coraggio di chiamarmi”.
Per inciso, solo ieri sarebbe arrivata una telefonata del ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. Un po’ in ritardo, per usare un eufemismo.
La signora intuisce perfettamente che sarà difficile pure scoprire la verità sulle circostanza che hanno portato alla morte del marito.
Non si fida di uno Stato che, non solo non ha saputo salvare la vita al marito, ma che non sa nemmeno proteggere il suo corpo dalle mani libiche. Che non si è degnato di farle una telefonata (se non tardiva). Che pensa di liquidarla con un biglietto. E che magari vorrebbe sfilare al funerale:
“Non voglio politici al funerale di mio marito” ha precisato. Della serie, restate pure dove siete. Unica eccezione, Pippo Basso, sindaco di Carlentini (il comune della famiglia Failla, nel siracusano).
Rosalba Castro è una donna straordinaria, una Siciliana doc che non accetta di essere presa in giro da questo Stato, né di fornire ai politici occasioni di fare passerelle sul suo dolore.
Questo 8 Marzo, come detto, non può che essere dedicato a lei.
Per il resto, vedremo come sarà aiutata nel momento in cui il clamore mediatico verrà meno.
Vedremo…
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