In pratica, per recuperare fondi regionali che erano stati indebitamente erogati (extrabudget), la dottoressa Anna Rosa Corsello, su impulso della dottoressa Patrizia Monterosso, ha bloccato l’erogazione di fondi europei, violando, tra le altre cose, le disposizioni dell’Unione Europea. Insomma, per riparare un danno erariale la dottoressa Monterosso e la dottoressa Corsello sono ‘scivolate’ in malo modo nel penale. Nel caso dell’ex dirigente generale del dipartimento della Formazione si parla anche di “false circostanze giustificative” e di dichiarazioni contrarie “al vero”
I ciclone giudiziario che si è abbattuto sulla Regione siciliana – nelle persone del Segretario generale della presidenza della Regione, Patrizia Monterosso, e della dottoressa Anna Rosa Corsello, già dirigente generale del dipartimento della Formazione professionale – è un po’ più complicato di quanto sembri. La vicenda degli extrabudget c’entra fino a un certo punto. Perché in questa vicenda il vero punto è un altro: ovvero la sospensione dei pagamenti decisa dall’Amministrazione regionale in favore di enti e società per tentare di ‘sanare’ il danno erariale. Ma andiamo con ordine.
Nell’atto di conclusione delle indagini – che porta la firma del Procuratore aggiunto Bernardo Petralia, del sostituto procuratore Francesco Del Bene e del sostituto procuratore Luca Battineri – si fa riferimento all’erogazione dei cosiddetti extrabudget del 2007, del 2008 e del 2009. Gli extrabudget sono somme che l’Amministrazione regionale – attraverso il dipartimento della Formazione – erogava agli enti e alle società che operano nel settore formativo in riferimento agli aggiornamenti ISTAT. Insomma, soldi in più erogati dalla Regione per consentire di pagare al personale docente gli scatti di anzianità. Questa, almeno, era la motivazione ufficiale.
Molto si è discusso di questi extrabadget. Secondo alcuni osservatori sono illegittimi. Secondo altri osservatori sono legittimi solo se utilizzati per le giuste finalità, cioè per pagare gli aumenti di stipendio dei docenti (perché in questa storia c’è anche il dubbio che questi soldi siano stati erogati con molta ‘generosità’ e magari utilizzati per ‘pilotare’ nuove assunzioni: e siccome di mezzo ci sono state le campagne elettorali del 2006 e del 2008 tutto è possibile…).
Il problema è che, nell’atto di accusa dei pubblici ministeri che hanno chiesto il rinvio a giudizio di Patrizia Monterosso e Anna Rosa Corsello si legge di “erogazioni indebitamente percepite degli enti nell’ambito dei PROF 2007-2008-2009”, dove con l’acronimo PROF sta ad indicare i Piani Regione per l’Offerta Formativa che venivano finanziati con fondi regionali.
Cosa hanno combinato Patrizia Monterosso e Anna Rosa Corsello? Per riparare ai danni che erano stati provocati alla Regione con l’erogazione degli extrabudget nel triennio 2007-2009, hanno deciso, in modo molto “irrituale”, di recuperare le somme non erogando i finanziamenti agli enti e alle società che avevano usufruito degli extrabudget.
Chi scrive, nel 2013, sul quotidiano on line LinkSicilia, segnalava l’anomalia di un recupero delle somme che non appariva solo “irrituale”, ma che sovrapponeva fondi regionali (con i quali erano stati pagati gli extrabudget) a fondi europei (le risorse dell’Avviso 20 del 2011).
I pubblici ministeri, oggi, chiamano in causa il Segretario generale e l’ex dirigente generale del dipartimento della Formazione “perché, in concorso tra loro, con più atti esecutivi di un medesimo disegno criminoso, e in tempi diversi” hanno dato vita a un ‘inchiappo’ amministrativo che, adesso, viene sanzionato penalmente.
I magistrati – che sono estremamente precisi nella descrizione dei fatti – ricordano che la dottoressa Corsello, in quanto dirigente generale della Formazione, era la responsabile dell’Autorità di gestione del Fondo Sociale Europeo (FSE): ed è lei, infatti, che viene indicata come “materiale esecutore” dell’anomalo recupero delle somme a carico di enti e società che operano nella Formazione.
Ma non si salva la dottoressa Monterosso, che viene chiamata in causa nelle vesti di “concorrente morale”: questo perché è stata proprio le “con atto stragiudiziale” del 17 Ottobre 2013 a invitare la dottoressa Corsello “a sospendere qualsiasi pagamento in favore degli enti di formazione fino a concorrenza delle somma da recuperare”.
Bloccando queste somme, scrivono i pubblici ministeri, la dottoressa Corsello ha violato “l’articolo 80 del regolamento comunitario CE 1083/2006” e anche “la normativa nazionale in materia di compensazione nei rapporti obbligatori, di cui agli artt 1241 e ss del Codice civile”. Violazione che l’ex dirigente del dipartimento ha condiviso con la dottoressa Monterosso. Insomma, trattenendo “indebitamente” queste somme, entrambe hanno provato a “ripianare il danno cagionato all’Erario da tali erogazioni” (cioè il danno provocato dall’erogazione degli extrabudget ndr) concesse sine titulo, danno per rispondere del quale i politici e gli amministratori responsabili (tra cui Monterosso) erano stati citati in giudizio dalla Corte dei Conti a titolo di responsabilità erariale (poi condannato in via definitiva)”.
“In particolare – scrivono i pubblici ministeri – su impulso della Monterosso, la Corsello disponeva la procedura amministrativa di recupero delle suddette somme operando in compensazione con i crediti legittimamente spettanti agli enti di formazione a valere sull’Avviso 20/2011, in parte incamerandoli (in maniera del tutto irrituale) al Bilancio della Regione mediante lo strumento tecnico contabile del ‘mandato verde’ per un totale di 7.566.321,72 (oltre 7 milioni e mezzo di Euro ndr) e in parte trattenendoli indebitamente mediante operazioni di accantonamento per un totale di 4.368.369,99 (oltre 4 milioni e 300 mila Euro ndr), per un totale complessivo di 11.934.991,71 (quasi 12 milioni di Euro ndr)”.
“Il tutto – scrivono sempre i magistrati – con l’intenzione di procurare un ingiusto vantaggio patrimoniale alla Monterosso consistito nel sottrarla al giudizio di condanna nel procedimento V60799 promosso nei suoi confronti dalla Procura Regionale della Corte dei Conti in qualità di responsabile di parte delle erogazioni indebite (extrabudget) di cui sopra, contenzioso poi conclusosi con la sentenza del 14.3.2014 con cui la Corte dei Conti per la Regione siciliana, accertatane la responsabilità, la condannava ugialmente a risarcire alla Regione siciliana la somma di 1.279.000 (un milione e 279 mila Euro ndr), sentenza confermata in appello il 21.7.215 e divenuta definitiva”.
Il discorso vale anche per “futuri analoghi pregiudizi contabili con riferimento alle ulteriori erogazioni indebite (“extrabudget”) da lei disposte nel triennio dei PROF 2007-2010 e non oggetto del procedimento V60799″. Il riferimento sembra ad altre inchieste della Corte dei Conti tutt’ora in corso.
Un passaggio i pubblici ministeri lo dedicano alla sola dottoressa Corsello. In quei giorni caldi, quando tra le proteste dei titolari degli enti formativi, il dipartimento della Formazione professionale tratteneva in modo “irrituale” le somme, la Commissione Europea, nella persona del capo unità, Gibert Morin, chiedeva “chiarimenti” proprio sulle procedure di recupero delle somme a valere sull’Avviso 20 del 2011.
I pubblici ministeri citano la nota protocollo 59527 del 30.9.2013 nella quale, al punto 6, si leggono “False circostanze giustificative”.
In particolare, la dottoressa Corsello, dichiarava, “contrariamente al vero”:
che si era fatto ricorso a tale procedimento solo a seguito dell’impossibilità di compensare sui PROF relativi alle precedenti annualità e ciò per incapienza dei saldi risultanti dalla relativa attività di rendicontazione;
che la legittimità della procedura seguita era stata confermata da specifico parere dell’Avvocatura Distrettuale dello Stato”.
“Con l’aggravante – concludono i pubblici ministeri – di avere falsificato un atto pubblico facente fede fino a querela di falso”.