Ieri la maggioranza di centrosinistra che governa la Sicilia ha sancito il sostanziale fallimento dei Comuni e delle ex Province. Che si accompagnerà al fallimento della stessa Regione. In questo articolo, ‘numeri’ alla mano, smonteremo le parole ‘rassicuranti’ pronunciate ieri in Aula da Rosario Crocetta, da Alice Anselmo e da Giovanni Panepinto. Vi dimostreremo che il PD siciliano sta lavorando non per la Sicilia, ma per affossare la Sicilia nel nome del governo Renzi
Ieri, a Sala d’Ercole, sede del Parlamento siciliana, è stata la giornata degli inganni. Ore e ore di dibattito. Con gli esponenti della maggioranza che hanno utilizzato le parole per mascherare il pensiero. Per cercare di nascondere una verità che è nelle cose: e cioè che al fallimento della Regione si accompagnerà il fallimento di Comuni e Province o “Consorzi di Comuni”, come vengono pomposamente chiamati dopo una riforma che definire ridicola è poco.
Per chiarezza nei confronti dei nostri lettori lasceremo parlare tre esponenti del PD: il presidente della Regione, Rosario Crocetta (che ieri è tornato in Aula), il capogruppo di questo partito, Alice Anselmo, e il vice capogruppo, Giovanni Panepinto. Riporteremo alcuni passi delle parole che hanno pronunciato ieri. E poi vi dimostreremo, ‘numeri’ alla mano, che quello che questi signori hanno affermato ieri in Aula a proposito dei Comuni siciliani non corrisponde alla realtà.
Cominciano con Crocetta:
“I Comuni avranno i seguenti trasferimenti per l’anno corrente – ha detto il presidente della Regione -: 342 milioni Fondo Autonomie locali; 115 milioni per investimenti; 50 milioni per il pagamento dei mutui; 10 milioni fondo di progettazione; 100 milioni per i cantieri di servizi e 170 milioni per i precari. A queste somme di aggiungono le nuove entrate che i comuni potranno avere mediante la valorizzazione dei beni demaniali”.
Ora diamo la parola ad Alice Anselmo e Giovanni Panepinto:
“Con l’approvazione dell’articolo 8 della finanziaria diamo un segnale concreto di attenzione nei confronti dei Comuni siciliani: rispetto alla dotazione dello scorso anno, che è stata confermata, aggiungiamo 115 milioni di euro per investimenti e 50 milioni per il pagamento dei mutui”. Lo dicono Alice Anselmo, presidente del gruppo PD all’Ars e Giovanni Panepinto, vicecapogruppo, a proposito dell’esame della finanziaria regionale. “Il PD e la maggioranza hanno fatto un buon lavoro in sintonia con il governo – hanno aggiunto – ascoltando e raccogliendo le diverse sollecitazioni arrivate dalla platea dei sindaci siciliani. Si tratta di una misura importante, ci aspettiamo che serva ad andare incontro alle vere esigenze dei siciliani e ci aspettiamo che adesso si ponga fine ad ogni strumentalizzazioni politica su questo tema”.
Cominciamo con i 342 milioni di Euro del Fondo per le Autonomie locali. Crocetta, Alice Anselmo e Giovanni Panepinto mentono sapendo di mentire.
Di questi 242 milioni di Euro, infatti, le somme certe ammontano a 228 milioni di Euro. Gli altri 114 milioni di Euro, allo stato attuale dei fatti, non ci sono: dovranno essere presi dai 500 milioni di Euro circa che lo Stato deve ancora erogare alla Regione. Soldi che il governo degli aguzzini di Matteo Renzi erogherà solo se l’Ars, tra oggi e domani, approverà il blocco del turn over per i circa 24 mila operai della Forestale.
Passiamo ai 115 milioni di Euro “per gli investimenti”. Questa è una grande fesseria col botto. Questi soldi non ci sono e per quest’anno non si materializzeranno. Manca l’autorizzazione del CIPE e del Ministero. E, se proprio la dobbiamo dire tutta, c’è anche il dubbio, tutt’altro che infondato, che Roma dirotti questi fondi altrove.
Andiamo ai “50 milioni di Euro per il pagamento dei mutui”, per dirla sempre con Crocetta. Intanto il fabbisogno era di 115 milioni di Euro. Lo stanziamento è stato più che dimezzato. Non solo. Questi 50 milioni sono i fondi che quest’anno avrebbero dovuto essere appostati nel Fondo pensioni dei dipendenti regionali.
Di fatto, Baccei e il PD stanno prendendo 50 milioni di Euro dal Fondo pensioni della Regione. Il resto sono solo chiacchiere.
Dei “10 milioni per le progettazioni”, come li ha chiamati il presidente Crocetta, non abbiamo notizia. Forse si tratta dei fondi stanziati per fronteggiare il dissesto idrogeologico? Ribadiamo: stanziamento non chiaro e, in ogni caso, ininfluente.
Tocca ai 100 milioni per i “Cantieri di servizi”. Sono quelli che nella Prima Repubblica si chiamavano “Cantieri scuola”. Assistenzialismo allo stato puro. Soldi che i partiti di centrosinistra utilizzeranno per dividere un po’ di mance pre-elettorali agli strati poveri della popolazione in cambio di pulizia delle strade, dei tombini, eccetera. Questi 100 milioni di Euro verranno presi dai fondi PAC, risorse finanziarie che dovrebbero essere utilizzate per realizzare infrastrutture e vera occupazione.
L’utilizzazione dei fondi PAC per i “Cantieri scuola” certificano non soltanto il fallimento della Sicilia, ma anche il fallimento politico del centrosinistra alla guida della Regione e dei Comuni.
E’ la volta dei “170 milioni di Euro per i precari”. Il Fondo per il riequilibrio relativo ai costi del precariato (il riferimento è ai 24 mila precari dei Comuni) ammontava a 220 milioni di Euro. Dunque, se l’aritmetica non è diventata un’opinione, siamo davanti a una riduzione di 50 milioni di Euro di questo Fondo.
Non va meglio per le nove ex Province della Sicilia. Che vengono chiamate “Consorzi di Comuni” tanto per offendere l’articolo 15 dello Statuto siciliano. Il fabbisogno, solo per pagare gli stipendi ai circa 6 mila e 500 dipendenti delle ex Province è pari a circa 180 milioni di Euro. Ebbene, per le spese correnti l’Ars ha stanziato 19 milioni di Euro più 9 milioni di Euro scippati dal Fondo pensioni della Regione. Con questi soldi verranno pagati gli stipendi di Febbraio e gli stipendi di Marzo. E poi? I dipendenti delle ex Province lo dovrebbero chiedere a Crocetta, all’assessore Baccei, alla capogruppo del PD, Alice Anselmo, e al vice capogruppo, sempre del PD, Giovanni Panepinto.
Come potete notare, contrariamente a quanto affermato da Alice Anselmo e Giovanni Panepinto, i dirigenti e i parlamentari del PD siciliano hanno fatto tutt’altro che “un buon lavoro in sintonia con il governo, ascoltando e raccogliendo le diverse sollecitazioni arrivate dalla platea dei sindaci siciliani”.
Al contrario, il PD di Crocetta, di Alice Anselmo e di Panepinto ha fatto solo gli interessi del governo Renzi, sacrificando il futuro 5 milioni di Siciliani.
Tra oggi e domani i ‘compagni’ del PD siciliano, sempre per fare contento Renzi, dovranno ‘scannare’ i 24 mila operai della Forestale della Sicilia, approvando il blocco del turn over, ovvero togliergli la possibilità di avanzamenti di carriera. Per lasciarli, sostanzialmente, in mezzo alla strada.
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Articolo 8 dello Statuto speciale della Regione siciliana
Egregio Signor Presidente, con la presente, ci permettiamo sottoporre alla sua attenzione per ogni valutazione di merito, come previsto dall’articolo 8 dello Statuto speciale della Regione siciliana, la nostra richiesta di rimozione del Presidente della Regione per aver compiuto gravi e reiterate violazioni di legge.
Con nostra del 16/4/2015, che si allega alla presente, inviata al Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, al Presidente della Regione, al Presidente della Commissione Bilancio, a tutti i parlamentari, e per conoscenza al Procuratore Generale della Corte dei Conti della Regione siciliana, si invitavano i deputati regionali a non pronunciare parere favorevole ai ddl n° 911 (Bilancio) e 912 (Finanziaria), in quanto i dati presentati dal Governo della Regione erano palesamene inattendibili, costituendo danni gravissimi ed irreparabili a tutti i cittadini siciliani.
In sintesi, ben 15 giorni prima dell’approvazione di questi importanti strumenti finanziari, abbiamo richiamato l’attenzione del Parlamento siciliano sull’inattendibilità di alcune voci di entrata del bilancio di previsione 2015, evidenziando in particolare che la stima relativa a: Irpef € 4.250 milioni; addizionale Irpef € 684 milioni; Irpeg € 460 milioni; Irap € 1.801 milioni; Iva € 1.940 milioni; per un totale di € 9.135 milioni era assolutamente irrazionale, quindi inattendibile perché inopinatamente maggiore rispetto a quanto accertato nel 2013, quando le condizioni economiche e sociali dell’Isola, seppur gravissime, erano ancora migliori rispetto a quanto ipotizzato dalla Giunta nel bilancio di previsione per il 2015.
Nel 2013, è bene ricordare che il Pil si attestava a € 84 miliardi, superiore di € 1,5 miliardi rispetto al 2014, e per il 2015 le previsioni degli analisti erano ancora viste al ribasso di quasi un punto percentuale proiettando il Pil a € 82 miliardi.
Che l’andamento congiunturale del 2013 fosse migliore rispetto a quanto previsto per il 2015, era noto anche agli estensori dei due ddl tanto è vero che, come pubblicato nel DPEF 2015-2017, approvato dalla Giunta Regionale con Delibera n° 379 del 22/12/2014, gli occupati nel III trim 2014 si erano ridotti a 1.281.000; mentre nel 2013 erano 1.321.000, 40.000 in più. Considerato che, a fine 2014 gli occupati si sono ulteriormente ridotti a 1.260.000, e a fine del 2015 nella migliore delle ipotesi potrebbero attestarsi a 1.300.00, la media ponderata è 1.270.000, determinando un gettito Irpef pari a € 3.810 milioni, e non € 4.250 milioni come previsto. Lo stesso ragionamento valeva per l’Irap stimata in € 1.801 milioni rispetto € 1.510 milioni del 2013. In queste due voci, nel bilancio 2015, le previsioni delle entrate sono iscritte maggiorate di € 700 milioni rispetto al 2013, imbarazzante.
Sarebbe pure inutile commentare la previsione delle entrate da Iva, in aumento di € 40 milioni a € 1.940 milioni rispetto a € 1.900 milioni, non tenendo conto della deflazione persistente nelle città metropolitane; del calo del 5% del reddito disponibile delle famiglie da € 12.600 del 2013 a € 11.800 del 2015; del record negativo registrato nel numero di famiglie in stato di povertà assoluta, della disoccupazione cresciuta del 10% in 2 anni, dell’inaccessibilità anche al credito al consumo delle famiglie siciliane, irrazionale.
Che dire poi delle previsioni di entrate in aumento per Irpeg (Ires) stimate senza tener conto di una ormai strutturale desertificazione produttiva che ha visto ridursi in due anni di oltre diecimila il numero delle imprese da 375.000 del 2013 a 364.000 nel 2015, e delle perdite di bilancio che le imprese siciliane continuano a registrare relegandole all’ultimo posto della graduatoria della competitività dei territori in Europa, inspiegabile.
Ciò nonostante, il 1° maggio, sebbene il richiamo alla prudenza, il parlamento siciliano approvava i documenti finanziari, senza apportare modiche sostanziali.
Il 10 agosto, con l’approvazione del “Rendiconto generale per l’esercizio finanziario 2014”, la nostra denuncia trovava confermata nei dati pubblicati dove si certificava il persistere dell’irreversibile stato depressivo dell’economia siciliana che avrebbe vietato qualsiasi previsione in aumento delle entrate tributarie per il 2015.
Dall’esame dei risultati consolidati del 2014 emerge che le entrate relative alle cinque voci oggetto di esame sono state di € 8.150 milioni in riduzione di € 850 milioni rispetto al 2013, quindi le previsioni del Governo per il bilancio 2015 erano maggiori di € 200 milioni rispetto al 2013 e di circa € un miliardo rispetto al 2014, pazzesco.
L’effetto di questa irrazionale quanto inattendibile previsione delle entrate per l’anno in corso, obbligava il Parlamento prima alle modifiche al bilancio nella seduta 254ª del 9 luglio e ancora alle variazioni al bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2015 nella seduta 277 del 25 settembre nella quale l’Assessore all’economia dichiarava: “Signor Presidente, io penso che da qui alla fine dell’anno non salterà fuori neanche un centesimo anzi vedendo l’andamento delle entrate è molto probabile che saremmo costretti a bloccare della spesa.”
Infatti, il 20 novembre con delibera di Giunta n 287, lo stesso Assessore comunicava che a fine ottobre il fondo cassa era di soli € 900 milioni a fronte delle richieste di pagamento per le sole spese obbligatorie di € 1.800 milioni, confermando quanto avevamo anticipato.
Un deficit di cassa di € un miliardo accertato quando ancora mancano due mesi alla fine dell’anno in corso, senza tener conto: delle spese in bilancio non obbligatorie; di altre voci di entrate come quelle relative a Bollo e Automobiliste previste in aumento rispetto sia al 2013 che 2014; ed infine delle spese correnti stimate al ribasso diversamente dalla realtà come poi sarà accertato nel rendiconto generale.
In pratica, per le sole spese obbligatorie mancherebbe € 1 miliardo al pareggio del bilancio, cui non è dato sapere come e quando sarà data la relativa copertura finanziaria, a questi si aggiungeranno il pagamento delle spese non obbligatorie e il mancato introito delle altre voci di entrate stimate in aumento diversamente dalla realtà, altro che pareggio di bilancio obbligatorio per legge. Di conseguenza, il pagamento della spesa corrente non corrisposto nell’anno di competenza 2015 è rimandato agli esercizi successivi a copertura del quale serviranno altri mutui e prestiti, aumentando l’indebitamento dell’Ente Regione.
Quanto fin qui rappresentato è certamente gravissimo ma non il peggio.
Accertato che il bilancio 2015 è totalmente falso e inattendibile, frutto di un’elaborazione contabile artificiosa e solo strumentale alla continuità legislativa dei 90 parlamentari, che finora si sono distinti per omertà, complicità o ancor peggio ignoranza, sarebbe criminale consentire una replica di quanto successo anche per il bilancio di previsione 2016.
Come riportato, nel 2013, la Regione ha registrato entrate correnti per imposte dirette e indirette pari a € 8,028 miliardi, di contro nel 2014 ha registrato € 7,032 miliardi circa € un miliardo meno rispetto all’anno precedente. Questi dati non sono in discussione, sono dati certi riscontrabili nel rendiconto generale pubblicati dalla Regione siciliana.
A fronte di questi dati inconfutabili, la Giunta di Governo, il 13/10/2015 con delibera n. 259 approvava la nota di aggiornamento del DPEF 2016/2018 nella quale per il 2015 si iscrivevano ancora € 8,379 miliardi di entrate per imposte dirette e indirette, in aumento rispetto all’ultimo biennio, senza spiegare come queste possano ancora essere considerate in aumento dopo che lo stesso Assessore aveva dichiarato il contrario e dopo aver bloccato la spesa per l’anno in corso a causa delle minori entrate rispetto agli anni precedenti.
Inoltre, sempre nello stesso documento, per il 2016 la previsione delle entrate per imposte dirette e indirette è iscritta per € 8,260 miliardi, in aumento rispetto agli anni 2013/2014 senza che nel documento programmatico siano previsti interventi per la crescita e lo sviluppo tali da determinare un aumento delle entrate tanto elevato.
Infine, nel documento si dichiarava, in spregio a quanto previsto dall’articolo 119 della Costituzione, di aver utilizzato mutui e prestiti per la copertura di spesa corrente e non per la spesa di investimento. Nello specifico riportiamo i dati pubblicati nel DPEF dove si evince che la Regione per il pagamento della spesa corrente si è indebitata per mutui: 2013 - € 373 milioni; 2014 - € 145 milioni; 2015 - € 145 milioni. Fondi Cipe anno 2014 - € 585 milioni. Prestito Bullet 2015 - € 568 milioni, per un totale complessino nel triennio pari a € 1,816 miliardi.
Egregio Signor Presidente, negli ultimi anni la nostra Regione ha visto aumentare il proprio indebitamento in modo incontrollato per il finanziamento di spesa improduttiva alla quale è stata destinata anche gran parte dei Fondi Europei destinati alla crescita e allo sviluppo dell’Isola.
Egregio Signor Presidente, negli ultimi anni, il parlamento siciliano ha approvato con maggioranze bulgare qualsiasi strumento di programmazione economica e finanziaria senza che da parte dei deputati regionali fossero sollevate eccezioni di merito.
Egregio Signor Presidente, le chiediamo umilmente e motivatamente di rimuovere il Presidente del Governo, che ha saputo aumentare solo i disoccupati, la povertà, le discariche e i debiti con la complicità di 90 parlamentari il cui solo interesse sono stati i privilegi loro riservati, prima dell’approvazione del bilancio di previsione 2016, il cui effetto sarà quello di peggiorare la già grave situazione economica, finanziaria e sociale.