E’ ufficiale: sprofonda un altro pilastro di una controversa stagione antimafia. Il gruppo Tecnis – molto gettonato a Palermo e a Catania – travolto da un’inchiesta per mafia del Ros dei Carabinieri e della Procura della Repubblica di Catania. “Sostenevano di combattere la mafia, invece ne erano asserviti”, hanno detto i magistrati. Da qui il sequestro di un miliardo e mezzo di Euro. Sullo sfondo anche un pizzino che porterebbe a Matteo Messina Denaro
La notizia era nell’aria da tempo: perché è da tempo, ormai, che i protagonisti di una discutibile stagione antimafia vanno, piano piano, cadendo come i birilli di un bowling. Oggi la palla ha colpito in pieno la Tecnis, società che è già stata ‘pizzicata’ nell’Ottobre dello scorso anno da un’interdittiva della Prefettura di Catania. Ora è arrivata la ‘botta’ che ha messo a soqquadro quello che era considerato uno dei più importanti gruppi imprenditoriali del Sud Italia, impegnato – almeno così sembrava – sul fronte dell’antimafia e della legalità. Invece un’indagine dei Carabinieri del Ros (Reparto operativo speciale) e della Procura della Repubblica di Catania ha scoperchiato un ‘pentolone’ con tanto di presunte infiltrazioni mafiose.
Durissime le parole del sostituto procuratore di Catania, Antonio Fanara:
“Sostenevano di combattere la mafia, invece ne erano asserviti”.
Da qui il sequestro per un valore che supera il miliardo e mezzo di Euro, delle quote e delle azioni di Artemis e Cogip, le due società che controllano il gruppo Tecnis. E del sequestro della stessa Tecnis.
Per il gruppo Tecnis – impegnato in lavori in tutta l’Italia, a cominciare dalla Sicilia con la metropolitana di Catania e la chiusura dell’anello ferroviario di Palermo – è una ‘botta’ pesantissima.
Nei guai restano i manager già agli arresti domiciliari, Mimmo Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice. Imprenditori di successo, soprattutto in Sicilia, soprattutto a Catania e a Palermo. Con alle spalle decine di protocolli di legalità e anche alcune denunce antiracket. Legalità e antimafia che sarebbero stata il paravento, così almeno sembra emergere dalle del Ros. Sono proprio i Carabinieri che, in un comunicato, scrivono di “asservimento del gruppo imprenditoriale alla famiglia catanese di Cosa nostra, alla quale sono state garantite ingenti risorse economiche ed è stata consentita l’infiltrazione del redditizio settore degli appalti pubblici”.
Come abbiamo ricordato, già nell’Ottobre dello scorso anno la Prefettura di Catania aveva adottato una misura interdittiva antimafia per la Tecnis. Con il dubbio di infiltrazioni in alcuni cantieri siciliani. Storie brutte per un gruppo imprenditoriale che gli esponenti politici, soprattutto di centrosinistra, presentavano come una garanzia.
I vertici del gruppo avevano cercato di parare la ‘botta’ nominando presidente del collegio di vigilanza l’ex direttore della Dia, Tuccio Pappalardo. E’ arrivato anche un commissario prefettizio straordinario, il docente universitario di Diritto de La Sapienza di Roma, Saverio Ruperto. Ma le indagini dei Carabinieri sono andate avanti. Oggi il sequestro e la nomina di un amministratore giudiziario nella persona dello stesso professore Ruperto: sarà lui, adesso, a gestire il gruppo.
Le indagini, come hanno sottolineato gli inquirenti, hanno documentato “l’asservimento del gruppo imprenditoriale alla famiglia catanese di Cosa nostra, alla quale sono state garantite ingenti risorse economiche ed è stata consentita l’infiltrazione del redditizio settore degli appalti pubblici”.
In questa storia di appalti e mafia c’è agli atti anche un pizzino che risale al 2007. Riferimenti alla Cogip sarebbero stati estrapolati dagli inquirenti anche dall’analisi di un pizzino risalente al 2007. Un messaggio tra uno degli uomini più importanti di Cosa nostra siciliana, oggi ancora latitante, Matteo Messina Denaro, e il boss Salvatore Lo Piccolo. Il pizzino è stato ritrovato nel covo di Lo Piccolo. Argomento: un appalto vinto dal gruppo all’aeroporto ‘Falcone-Borsellino’ di Palermo.
Il gruppo Tecnis, sempre per la cronaca, come già accennato, opera in Italia e in Sicilia. Abbiamo già accennato all’anelo ferroviario di Palermo e alla metropolitana di Catania. A questi si aggiungono gli approdi del porto di Tremestieri, in provincia di Messina, i lavori nella galleria Scianina, lungo l’autostrada Palermo-Messina, nel territorio di Barcellona Pozzo di Gotto; quindi l’ampliamento del carcere di Bicocca, nel Catanese; poi i lavori nella strada statale che collega l’Agrigentino con il Corleonese e i lavori all’aeroporto di Palermo (altro luogo fino a qualche anno fa ‘toccato’ da una finta antimafia).
La società, intanto, accusa una pesante crisi. Gli operai del gruppo sono da tre mesi senza stipendio. E non si capisce che fine faranno i lavori gestiti dalla Tecnis.
P.S.
In questo scenario non possiamo non segnalare l’atteggiamento a dir poco strano dell’attuale Amministrazione comunale di Palermo.
I signori della Tecnis, per la cronaca, sono quelli che, nei mesi scorsi, hanno tagliato la maggior parte degli alberi di Piazza Politeama, cioè della Piazza più importante di Palermo. L’Amministrazione comunale di Leoluca Orlando, di fronte alle proteste di migliaia di cittadini palermitani, si sono giustificati dicendo che il progetto è della società Tecnis, mentre loro non ne sapevano nulla.
Così 700 mila palermitani hanno appreso che una ditta catanese – oggi finita nel mirino della magistratura con accuse pesantissime – può arrivare a Palermo e abbattere gli alberi della Piazza storica della città, senza che né il sindaco, né gli assessori, né il Consiglio comunale conoscessero il progetto. Una ricostruzione dei fatti degna non di una ‘Capitale della cultura europea’, ma della ‘Capitale di una Repubblica delle banane!
(Nella foto che pubblichiamo si può notare lo scempio).
Di più. Pur essendo già incasinato e molto ‘chiacchierato’, il gruppo Tecnis – che ha bloccato alcune via della città creando caos indescrivibile – lo scorso Dicembre ha chiesto di bloccare anche via Emerico Amari. Il Comune di Palermo, pur in presenza di un’interdittiva della Prefettura, ha trovato normare dire sì. Se non fossero intervenute le proteste dei cittadini, via Amari sarebbe stata chiusa prima delle vacanze di Natale.
Dopo le proteste gli attuali amministratori comunali, bontà loro, la chiusura è stata rinviata a dopo le feste natalizie. E infatti, a Gennaio, oplà!, la via Amari è stata chiusa al traffico per consentire alla Tecnis di scavare.
Ora è arrivato il sequestro. I cantieri sono bloccati. Le vie interessate dai lavori ridotte in trincee e chiuse al traffico. Piazza Politeama sfregiata con gli alberi abbattuti. Caos e distruzione della città nel solito nome degli appalti.
I lavori proseguiranno? Verranno ripristinati i luoghi? Vattelappesca!
Aggiornamento ore 19,50 – Comunicato stampa della CISL e UIL della Sicilia
“L’auspicio è che con la nomina di Saverio Ruperto a commissario giudiziario della Tecnis si aprano nuovi e positivi scenari il futuro dell’azienda. Grazie all’impegno della magistratura e dei carabinieri dei Ros si farà chiarezza sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nella Tecnis e siamo certi che Saverio Ruperto farà ripartire i lavori, ponendo le basi della ripresa dell’azienda”.
Così Santino Barbera, segretario generale Filca Cisl Sicilia, e Francesco De Martino, segretario generale Feneal Uil Sicilia, che, insieme alla Fillea Cgil, parteciperanno al vertice fissato per il prossimo 26 febbraio al ministero dello Sviluppo economico, con un rappresentante del governo nazionale e il neo commissario giudiziario di Tecnis.
“Anche in quella sede – affermano Barbera e De Martino – ribadiremo la necessità di garantire le retribuzioni dei lavoratori”.
Aggiornamento ore 20,05 – OTTAVA CIRCOSCRIZIONE – COMUNE DI PALERMO Marco Frasca Polara
“NO a nuove incompiute. NO a una nuova Cariboni”
Intervento del presidente dell’VIII Circoscrizione, Marco Frasca Polara, dopo il sequestro della Tecnis:
«In attesa che il commissario Ruperto faccia chiarezza sulle sorti di quest’azienda, non possiamo tollerare che Palermo torni a essere la città delle incompiute. Ci è già bastata l’esperienza fallimentare della “Cariboni”, a cui furono rescissi gli appalti del sottopassaggio di via Perpignano, del raddoppio del Ponte Corleone e del Collettore fognario Sud-Orientale. Per quei danni finora nessuno ha risarcito i palermitani, con la beffa delle opere mai realizzate e dei fondi finiti in perenzione. Una vergogna».
“La totalità dei cantieri aperti dalla Tecnis per la realizzazione dell’Anello ferroviario ricade e sta danneggiando residenti e commercianti dell’Ottava Circoscrizione. Se dovesse essere rescisso l’appalto, si faccia il più presto possibile per riaprire al traffico le vie Amari, Lazio e Sicilia, oggi sventrate e impercorribili, e si restituiscano alla città piazza Castelnuovo, piazza della Pace e viale Campania”.
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