Trentacinque anni fa Pio La Torre, che il mondo agricolo siciliano lo conosceva bene, denunciava i “cento rivoli e canali” che inghiottivano i copiosi fondi destinati a questo settore. Il tutto all’insegna di uno “scarso controllo democratico, a tutti i livelli”. Sono cambiate le persone, ma non i vecchi vizi, se è vero che negli ultimi otto anni, in Sicilia, sono stati spesi circa 5 miliardi di Euro di fondi europei tra PSR 2007-2013 e FEASR. Le risorse sono sparite, ma l’agricoltura siciliana è in crisi. Che ci attente nel futuro?
“Obbiettivo primo di un piano regionale di sviluppo è la trasformazione profonda, intensiva e diffusa dell’agricoltura, delle forme di conduzione, e dei rapporti di proprietà. Destinazione a coltura delle superfici abbandonate e mal coltivate, irrigazione, rimboschimento per difendere il suolo, e creare nuove fonti di reddito, sviluppo razionale del pascolo e della zootecnia, creazione di nuovi impianti di colture industriali e ad alto reddito. Sono questi gli obbiettivi prioritari”
Sono attuali, le parole di Pio La Torre, assessore Antonello Cracolici? Sono ancora una guida? E prima ancora le chiedo: non ritiene necessario all’atto di porre mano alla spesa dei fondi del nuovo Piano di Sviluppo Rurale(PSR) 2014/2020 dare contezza ai siciliani tutti di come sono stati spesi i fondi del precedente PSR 2007/2014? Fare conoscere i risultati conseguiti, gli obbiettivi raggiunti, il tanto o il poco ancora da fare? Sono oltre 2,2 miliardi di Euro, non sono bruscolini.
E’ ancora: ci assicura che è finito il tempo di usare l’agricoltura per ingrassare i pochi e affamare i molti? Di garantire business poco chiari? Ci dirà, se ne ravvisa la necessità morale e la funzione educativa, dove si sono annidati gli sprechi e dove ci sarà da grattare la rogna?
L’analisi di La Torre è impietosa, lei lo sa bene, e drammaticamente attuale: “L’intervento pubblico in agricoltura si è diffuso in cento rivoli e canali, scarso è stato il controllo democratico ai vari livelli”. A lei il compito di invertire questa tendenza. E’ stato così per il PSR precedente e per gli altri fondi europei utilizzati in questo settore? E se è stato così ce lo dirà? E se è stato così rimedierà?
Il riferimento agli altri fondi europei destinati all’agricoltura siciliana nel suo complesso ci sembra importante, se è vero che, negli ultimi 8 anni, in Sicilia, sono arrivati ben 5 miliardi di euro. Stiamo parlando dei già citati 2,2 miliardi di Euro del PSR 2007-2013 (che è gestito dal Dipartimento dell’Agricoltura della Regione siciliana), e dei circa 3 miliardi di fondi FEASR, meglio noti come fondi ‘PAC o ‘AGEA’, che vengono erogati (agli agricoltori?) direttamente dalla Commissione Europea come sostegno al reddito, senza passare dalla Regione.
Noi ci chiediamo: come sono state spese queste ingenti risorse finanziarie, se è vero che l’agricoltura siciliana versa, oggi, in una profonda crisi? Insomma, dove sono finiti i fondi europei per lo dell’agricoltura? Sono finiti in “cento rivoli e canali” come denunciava oltre 35 anni fa Pio la Torre, con il solito “scarso controllo democratico?”.
Ancora: ci dirà, assessore Cracolici, in dettaglio, come intende intervenire nella gestione dell’irrigazione? Lascerà le cose come stanno, chiudendo un occhio sui “poteri affaristico prevaricatori” che li governano? Ha in mente iniziative per il credito agrario?
Adesso che il sogno di industrializzare la Sicilia si è rivelato un incubo per tanti, si vuole o non si vuole assegnare all’agricoltura il ruolo trainante dell’economia isolana, evitando una volta per tutte di “disperdere gli interventi in modo insufficiente, frammentario e clientelare?” Lo sa quanti soldi sono necessari per creare un posto di lavoro nell’industria e quanto pochi ne occorrono per crearlo in agricoltura? Un rapporto folle!
Lei crede, come tanti, che l’Unione Europea sia guidata da schizofrenici che, da un lato, investono nei Piani rurali dei Paesi comunitari e, dall’altro, vanificherebbero i finanziamenti autorizzando l’importazione di prodotti agricoli da Paesi terzi? Può essere che si tratti di ben altri prodotti, che la UE tenda a costruire un’altra agricoltura e che la nostra inadeguatezza, i nostri sprechi, ci costringano ancora a subire la concorrenza di prodotti di serie B? Che se quella della Tunisia è concorrenza sleale, quella della UE che finanzia, drogandola, la nostra agricoltura, che cos’è?
Il problema vero è l’uso distorto dei fondi comunitari, lo spreco, l’abuso.
Così come, viaggiando in alcune zone dell’Isola ci rallegriamo nel vedere la bellezza “suprema e straziante”, dei nostri paesaggi, delle nostre colture, l’ordine geometrico dei campi coltivati, così sarà in tutta l’Isola quando l’agricoltura sarà fattore di sviluppo, ma anche, e forse soprattutto, certezza di legalità e di civiltà.
Per questo occorre incidere sull’intermediazione che è la parte oscura del processo produttivo. Per questo occorre garantire adeguata remunerazione a chi lavora e produce. Per questo occorre rendere trasparenti tutti i passaggi.
Controlli, certificazioni, controlli, certificazioni. Anche sui prodotti che vengono dai Paesi terzi dove, ad esempio, le leggi che bandiscono l’uso di certi pesticidi dannosi per la salute umana, in vigore in Europa, manco le conoscono.
Assessore Cracolici, leggo che ha dato mandato alle parti (produttori, agricoltori) di elaborare un’ipotesi di accordo. No, la vera politica non demanda, non foss’altro perché così non sarà lei a scegliere il terreno del confronto. La vera politica, quella che vuole risolvere i problemi, guida in prima persona, ascolta, valuta e decide, da un punto più alto, nell’interesse generale e non di una o più categorie.
P.S.
Lasci stare i piani di informazione e di comunicazione, sono come la carta moschicida, attirano, ma …