Ars: oggi prende il via l’esame della manovra 2016 in commissione Bilancio e Finanze

8 febbraio 2016

All’appuntamento si arriva in un clima politico e sociale avvelenato dalle polemiche. Oggi inizia la protesta – con presidio e sciopero della fame – di un gruppo di lavoratori degli ex Sportelli multifunzionali. Difficile dire, in questa fase, che cosa faranno gli operai della Forestale e i dirigenti regionali che l’assessore Baccei vorrebbe ‘sacrificare’. Lo scontro sugli inceneritori di rifiuti. Il ‘messaggio’ di Totò Cuffaro ai suoi elettori: i cuffariani che stanno passando con il PD vi stanno tradendo…

La commissione Bilancio e Finanze dell’Ars inizia oggi l’esame della manovra economica e finanziaria 2016 messa a punto dal governo e, in particolare, dall’assessore-commissario, Alessandro Baccei, l’uomo spedito in Sicilia da Renzi. Si comincia con circa mille e 600 emendamenti. Ma si parte, soprattutto, in un’atmosfera politica avvelenata dalle polemiche.

Il quadro politico entro il quale la legge regionale di Stabilità 2016 dovrebbe vedere la luce non è dei migliori. I veri problemi non stanno nelle divisioni tra maggioranza e opposizioni, che alla fine sono fisiologiche; ma nelle divisioni che attraversano la maggioranza, in parte espressione dei drammi sociali, in parte frutto delle spaccature che attraversano la stessa maggioranza di centrosinistra.

In Sicilia i drammi sociali, ormai, non si contano più. Proprio stamattina – e non è certo un caso – un gruppo di lavoratori degli ex Sportelli multifunzionali (operatori esperti in politiche del lavoro) inizieranno a presidiare la sede dell’assessorato regionale al Lavoro in via Trinacria (naturalmente a Palermo). Protestano perché, da dieci mesi vivono senza stipendio. Sono gli effetti dei provvedimenti adottati dal governo Renzi e dal suo ‘luogotenente’ in Sicilia, il già citato assessore all’Economia Baccei, che di fatto ha commissariato i conti della Regione siciliana.

Un personaggio, Baccei, spedito in Sicilia per impoverire 5 milioni di siciliani. O meglio, per drenare risorse finanziare dalla Sicilia pr portarle a Roma, che le utilizzerà in favore delle Regioni del centro Nord Italia. 

A Renzi e a Baccei, per dirla in breve, del destino di migliaia di siciliani che sono rimasti senza lavoro non gliene può fregare di meno. Da almeno due anni hanno incrementato i tagli a carico del Bilancio regionale. A loro avviso la Regione siciliana va messa a ‘dieta’ e se ci saranno persone – tante persone – che resteranno senza risorse e senza protezione sociale, pazienza: a Roma non gliene può fregare di meno.

Baccei, ovviamente, queste cose non le dice. Ma, di fatto, il suo operato porta a questi drammatici risvolti sociali. La protesta degli ex sportellisti che si apre oggi a Palermo è emblematica. Sono circa mille e 800 persone che prima il governo regionale di Raffaele Lombardo e, adesso, il governo di Rosario Crocetta hanno deciso di far scomparire.

Fino ad oggi ci sono riusciti, perché queste mille e 800 persone circa, vuoi perché i sindacati, in Sicilia, al di là delle parole, sono, di fatto, collaterali, se non organici ai governi regionali; vuoi perché gli stessi lavoratori della degli ex Sportelli multifunzionali e della Formazione professionale (altre 8 mila persone per oltre la metà già licenziate) non sono mai riusciti a organizzare una protesta sociale seria: e questi errori, alla fine, si pagano.

Fino ad oggi la forza di Baccei è stata fondata sull’incapacità della società siciliana di esprimere una protesta sociale corale. Questo si è verificato in parte perché le opposizioni non si sono mai cimentate nell’organizzazione di proteste di piazza; e in parte perché quello che resta della sinistra siciliana (ben poco, in verità), nei fatti, non va contro il governo nazionale di centrosinistra.

Oggi, però, ci sono alcuni elementi di novità. C’è, intanto, la protesta degli ex sportellisti che, oltre al presidio permanente, annunciano lo sciopero della fame. Se tale protesta non si limiterà alla presenza di poche decine di persone, ma dovesse invece crescere numericamente, beh, il governo regionale potrebbe avere problemi.

Non solo. Nella manovra 2016 – che rappresenta lo snodo per il sostanziale commissariamento della Regione siciliana operata dal governo Renzi – ci sono due obiettivi che Baccei è più che mai deciso a portare a casa: il blocco del turn over degli operai della Forestale siciliana e il taglio delle indennità a circa 900 dirigenti regionali.

Lo scontro, all’Ars, si annuncia duro, perché molti deputati regionali non sembrano disposti ad avallare le scelte operate dall’assessore Baccei. D’altra parte, come scriviamo spesso, il commissario inviato dal governo Renzi in Sicilia ha dalla sua parte uno strumento molto ‘convincente’: i 550 milioni di Euro circa che Roma deve ancora erogare alla Regione, in assenza dei quali potrebbe risultare difficile, per il Parlamento dell’Isola, approvare la manovra 2016.

La partita, però, più che dentro l’Ars si gioca fuori da Sala d’Ercole. La società siciliana, nel suo complesso, è in grande sofferenza a causa dei tagli operati dal governo nazionale, che ormai utilizza il Sud in generale e la Sicilia in particolare per far pagare di meno, al Centro Nord le scelte politiche del rigore imposte dall’Unione Europea.

Emblematica, al riguardo, la gestione dei fondi del cosiddetto ‘Patto per il Sud’: erano circa 8 miliardi di Euro destinati alla Sicilia; ebbene, forse, di questi soldi, arriveranno in Sicilia – e non è nemmeno detto questo – sì e no 2 miliardi e mezzo di Euro. Gli altri soldi andranno alle Regioni del Nord.

L’ennesimo scippo che si sta consumando nel silenzio generale della grande informazione italiana che, di fatto, è schierata tutta contro il Mezzogiorno. I tempi di Ugo La Malfa e della sinistra Dc che si battevano per il Sud sono veramente finiti.  

La scolta antimeridionale del governo Renzi i siciliani l’hanno perfettamente capita. Tant’è vero che i sondaggi danno il centrosinistra siciliano in netto ribasso. Questo spiega il perché sono proprio i dirigenti del PD – partito che è il promo responsabile del disastro sociale che oggi colpisce la Sicilia – a invitare i cuffariani ad entrare nel partito Democratico. Così facendo si illudono di limitare la ‘legnata’ elettorale che li aspetta, allorquando i siciliani saranno chiamati alle urne.

Sotto questo profilo, le parole pronunciate in questi giorni dall’ex presidente della Regione, Totò Cuffaro, sono molto indicative. Non si tratta di dichiarazioni estemporanee, ma di un messaggio politico preciso di Cuffaro non ai suoi ex colonnelli in cerca di sistemazione, ma al suo elettorato: ed è il messaggio di un dei pochi politici che sapeva parlare alla gente.

Cuffaro, in queste ore, sta avvertendo il suo elettorato: gli sta dicendo che i trasformisti del suo ormai scomparso schieramento che sono passati (e che continuano a passare), armi e bagagli, nel PD, non sono personaggi da appoggiare.

Il messaggio deve essere arrivato fino al PD: non tanto ai renziani, che sono i veri interlocutori degli ex cuffariani, quanto all’area del Partito Democratico siciliano che non si riconosce in Renzi. Non è improbabile che, nei prossimi giorni, i contrasti tra le due anime del PD siciliano si acuiscano.

Sotto questo è importante la dichiarazione di Mariella Maggio, parlamentare del PD e presidente della commissione Territorio e Ambiente dell’Ars, che si è schierata contro i due termovalorizzatori che il governo Renzi vorrebbe realizzare in Sicilia non per affrontare l’emergenza rifiuti, ma per organizzare affari, magari in vista delle prossime campagne elettorali.

Al di là dello scontro che si aprirà in Sicilia sui rifiuti, questa vicenda dei due inceneritori dovrebbe fare riflettere i siciliani sugli effetti nefasti che il renzismo sta provocando in Sicilia.

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