Il caos finanziario sta travolgendo il mondo degli enti locali dell’isola. 250 Comuni non hanno ancora approvato il bilancio 2015 a causa dei tagli operati da Roma e dalla Regione. L’ipocrisia del governo Renzi e del governo Crocetta, che hanno obbligato i Comuni ad applicare il decreto 118 del 2011, ma non li mettono nelle condizioni per farlo, costringendo le amministrazioni ad operare nell’illegalità. La sceneggiata di Riscossione Sicilia che vorrebbe ‘pignorare’ ai Comuni, per conto della Regione, i fondi che la stessa Regione non ha erogato ai Comuni…
Comuni siciliani verso il fallimento? A giudicare da quello che scrive il vice presidente dell’ANCI Sicilia (Associazione nazione Comuni), con delega alle questioni finanziarie, Paolo Amenta, sembra proprio che lo scenario del nuovo anno non riservi nulla di buono:
“Non sembra aprirsi sotto buoni auspici il 2016 per i 390 Comuni siciliani per quanto riguarda i trasferimenti delle risorse finanziarie da parte dello Stato e, soprattutto, da parte della Regione siciliana che ancora deve loro oltre 500 milioni del 2015 e già nella nuova Finanziaria si annunciano nuovi tagli dopo quelli subiti in questi anni che hanno visto ridursi dal 2011 ad oggi i fondi destinati ai Comuni da 960 milioni a 300 milioni di Euro”.
“Ancora una volta – aggiunge Amenta, che è sindaco di Canicattini Bagni – sta passando in secondo piano il tragico destino, perché altro non può essere, dei Comuni, per cui il 2016 rappresenterà un anno di vera svolta, in positivo o in negativo. Purtroppo prevedo in negativo, se la politica, Stato e Regione, non cambiano i loro atteggiamenti e le loro scelte nei confronti degli Enti territoriali che sono l’ossatura e la vita del Paese. Le preoccupazioni per la vita dei Comuni rispetto all’anno appena concluso, infatti, si sono accresciute a tal punto da temere per la tenuta della pax sociale. Non può essere altrimenti se si considera che i Comuni dal 2011 ad oggi hanno visto ridurre i fondi a loro assegnati da 960 milioni ad appena 300 milioni di Euro, non hanno ancora ricevuto oltre 500 milioni del 2015 (280 per le trimestralità quota corrente, 120 per la quota capitale, e altri 120 per il fondo di riequilibrio quale contributo per gli stipendi dei contrattisti, cioè dei precari), e già si annunciano, con la Finanziaria che tra l’altro deve essere ancora approvata dall’Ars, nuovi tagli”.
“Da quella Finanziaria, infatti – osserva ancora il vice presidente di ANCI Sicilia – passa inosservato il fatto che non sono più presenti i 115 milioni del Fondo capitale con i quali I Comuni facevano fronte alla quota capitale dei mutui. Così come nessuno dice nulla sull’incertezza complessiva dell’intera manovra finanziaria, sui dubbi dell’accordo Stato-Regione che prevede il trasferimento, da parte del Governo nazionale, di un miliardo e 400 milioni, per mettere in equilibrio il Bilancio regionale. Di queste somme solo 900 milioni sono stati trasferiti alla Regione, mentre i rimanenti 500 milioni per il 50% gravano nei capitoli destinati ai Comuni”.
Il riferimento è all’accantonamento negativo di 500 milioni di Euro: soldi che lo Stato non ha erogato e che, con molta probabilità, non erogherà mai. Ebbene, dice Amenta, di questi 500 milioni ‘fantasma’, 250 milioni sono stati messi nei capitoli di bilancio per i Comuni: soldi che i Comuni, con molta probabilità, non vedranno mai!
Amenta parla di “incertezze e ritardi che, come sempre, si ripercuotono sui Comuni, impossibilitati ad approntare i propri Bilanci nei tempi ragionevoli di programmazione piuttosto che a fine anno, com’è avvenuto nel 2015, senza dimenticare che siamo nel 2016 e ancora ben 250 Comuni devono approvare il Bilancio di previsione del 2015. Dimenticando che i Comuni, dal gennaio dello scorso anno, applicando il DL 118/11, sono obbligati ad operare per anno di competenza. Ma così non è, visto che non hanno ricevuto ancora, come dicevo, i trasferimenti del 2015, costringendoli ad operare nell’illegalità”.
“E qualora ciò non bastasse – continua Amenta – per ulteriore risposta, anziché mettere i Comuni in condizioni di vivere, se ne decreta la sicura morte, minacciandoli di sanzioni come fa l’assessorato regionale all’Energia con l’addizionale del 20% sul tributo di conferimento in discarica, se non si raggiungono i livelli minimi di raccolta differenziata, o di pignoramento di oltre 60 milioni di Euro come fa Riscossione Sicilia per crediti vantati. E qui siamo al paradosso, perché si tende a dimenticare e a scaricare sui Comuni tutte le lacune e le responsabilità della Regione, che ad iniziare dalla differenziata è ancora all’anno zero, senza impianti di compostaggio, piattaforme sovracomunali per i conferimenti, senza un Piano regionale dei rifiuti, e con la proposta di trasferire i rifiuti all’estero che aggraverebbe di un ulteriore 30% sui costi di conferimento che come si sa sono a carico dei cittadini”.
Amenta sottolinea quello che questo blog denuncia da qualche settimana: una Regione che ha fatto sparire 200 milioni di Euro da destinare agli impianti di compostaggio (senza i quali non si può effettuare una completa raccolta differenziata dei rifiuti) e che, con la manovra economica e finanziaria 2016, vorrebbe multare i cittadini che non hanno effettuato la raccolta differenziata!
Dice ancora Amenta: “Per le riscossione dei crediti, da un lato la Regione non trasferisce quanto dovuto ai Comuni, costretti a fare sempre più debiti con le banche-tesorerie per continuare a garantire stipendi e servizi, e da oggi neanche più quello, visto che le banche ci hanno chiuso le porte; dall’altra mette in moto Riscossione Sicilia per pignorarci i fondi, quali non si sa, visto che le ‘casse’ da tempo sono vuote, per crediti vantati. A ciò si aggiunga il fallimento decretato per il Terzo Settore che con molti sacrifici sinora ha garantito ai cittadini e ai Comuni tutta una serie di servizi sociali (anziani, disabili, famiglie disagiate,assistenza domiciliare, comunità alloggio, e così via) che di certo non potranno più essere garantiti, non avendo più crediti dalle banche e non ricevendo i pagamenti che gli sono dovuti, mentre i dipendenti da mesi, e forse da anni, attendono gli stipendi”.
“Si aggiunga il fatto – rimarca ancora Amenta – che lo Stato però non dimentica di prelevare il 38% dall’IMU dei Comuni siciliani, a cui non resta nulla, se si considera che solo il 50% dei contribuenti in Sicilia pagano a causa della crescita della disoccupazione e della povertà, costringendo i Comuni a creare un Fondo di garanzia per i mancati pagamenti come previsto dal DL 118/11. Da qui i problemi della fiscalità locale che non può essere vessatoria nei confronti dei cittadini per coprire i vuoti e gli interventi di Stato e Regione. E non è un caso che certe cose è meglio non farle sapere ai Comuni, che per questo non vengono consultati o sentiti quando si tratta di dare priorità a piani infrastrutturali o di interventi nel territorio, com’è accaduto con la delibera del Governo regionale dello scorso 29 Dicembre, a seguito di accordi con lo Stato per il Patto per il Sud, fatto solo con la Presidenza della Regione, che prevede un’accozzaglia di progetti per 400 milioni, per il biennio 2016-2017, quando le somme programmate sono due miliardi e mezzo, anzi, diciamola tutta, inizialmente erano 8 miliardi poi ridotto a 2,5 miliardi. Somme destinate ai territori che non li vedranno mai, e che hanno giustificato con una impossibilità a trasferirli per il vincolo del Patto di Stabilità”.
Insomma, il solito governo Renzi ha fatto sparire 5 miliardi e mezzo di Euro: chissà dove verranno spesi.
“E allora – conclude il vice presidente di Anci Sicilia – con un quadro del genere che prevede ancora tagli e penalizzazioni, in totale assenza di interlocutori, i Comuni come possono stare tranquilli in questo 2016, se vedono ridotti o cancellati i servizi, non hanno più crediti dalle banche-tesorerie, e non hanno nessuna certezza per la stabilizzazione dei precari. Se qualcuno voleva portare alla morte i Comuni siciliani ci sta riuscendo tra il silenzio della politica regionale e nazionale. Ci chiediamo quanto tempo ci vorrà ancora affinchè Renzi e Crocetta si rendano conto che la situazione dei Comuni siciliani è diversa dal resto d’Italia? Per questo, al di la delle appartenenze, chiediamo all’Ars e al Governo regionale se questa situazione disastrosa può rappresentare il futuro. Per cui, ci invitino, senza ulteriori indugi, come promesso dal Presidente del Consiglio, ad un confronto su questi temi tra Presidenza del Consiglio, Presidenza della Regione e vertici di Anci Sicilia. Non c’è più tempo”.
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