E’ inutile che ci giriamo attorno:la gente, nel sentire parlare di bambini adottati da due omosessuali-maschi o femmine che siano- si chide: come cresceranno? Come maturerà il loro orientamento sessuale? In altre parole, la presenza di due donne e di due uomini, che effetti avrà sui bambini? Cresceranno gay anche loro?
Il nostro Paese, si stigmatizza, è tra i pochi che non hanno ancora legiferato sulle unioni civili. E’ da 30 anni, ci si indigna, che l’argomento è portato in Parlamento e che non se ne fa nulla. Che cosa si aspetta?
Tutto vero, tutto sacrosanto. Ma, a parte la vicinanza della Santa Sede che fa sentire certamente la sua voce e fa pesare la sua influenza, c’è forse qualcosa di più complesso, di più sotterraneo, qualcosa di non detto, ma soltanto pensato che obstat all’avvio spedito e alla concreta definizione di quello che viene chiamato dagli interessati un percorso di civiltà e di avanzamento?
Io credo di sì. Un primo problema è costituito dalla incapacità della politica di dotarsi di strumenti culturali per muoversi con autorevolezza e chiarezza nella gestione appunto politica del rapporto con il mondo omosessuale. Ambiguità. Riserve mentali, tatticismi, insomma tutto un corredo interpretativo e operativo che trasferisce sul piano dei comportamenti con speculare precisione la complessità di un mondo con il quale è oggettivamente difficile confrontarsi, ma con il quale, o per maggiore sensibilità politica, o per necessità elettorali e di ricerca del consenso, è giocoforza confrontarsi.
E cosi la politica non riesce a fronteggiare l’urto del mondo omosessuale che tenta di ricondurre le unioni civili all’interno del loro mondo. E questo è sbagliato. La politica deve evitare in tutti i modi che il concetto di unione civile e, per caduta, la normativa di riferimento possa omologarsi ed identificarsi con quello delle unioni omosessuali. Sotto il duplice profilo della normazione positiva e dei comportamenti.
Secondo e più delicato punto. La preoccupazione, che come ogni minoranza, quella omosessuale, se gli dai la mano, si prende la mano con tutti il piede, come si dice dalle nostre parti. Niente è più feroce e determinato, si dice, di una minoranza che ha colto e percepito le debolezze della maggioranza. E qui si richiede grande acume per capire e fare capire che siamo tutti nella stessa barca, che siamo tutti uguali e che siamo tutti degni di rispetto verso gli altri e capaci di rispettare gli altri.
Terzo punto, il cuore del problema: le adozioni. Le motivazioni che vengono portate da chi è contrario alle adozioni sono la punta di un iceberg. La vere motivazioni stanno nella preoccupazione per il futuro dei minori adottati, qualunque sia il rapporto dei minori con uno dei componenti la coppia dello stesso sesso, sia che siano figli legittimi, naturali o adottivi. O, peggio ancora, secondo alcuni tra gli oppositori, se, sfuggendo ai divieti della nostra legge, si sia generato un figlio con l’inseminazione artificiale o con l’utero in affitto.
Tutto questo non è, ripeto, non è il vero problema. No, io credo che tutti gli oppositori alla legge abbiano preoccupazioni più gravi. Che imprinting, si chiedono, avranno i minori, quando avranno acquisito la coscienza di sé e della peculiarità della famiglia in cui vivono? Che cosa assorbiranno da quelle peculiarità? Che cosa li attirerà, che cosa li disgusterà?
Sapendo bene che gli omosessuali (in eccesso colposo di difesa) sbandierano, esibiscono il loro stato e se ne dichiarano orgogliosi, che essere omosessuali è bello, è giusto, è meglio, si è ingenerata la convinzione che il destino dei minori, bambini e bambine, è segnato. E questo per molti è intollerabile.
Messa così, la strada è senza uscita. Qualunque soluzione che non passi da una elaborazione compiuta di quel problema e la sua metabolizzazione avrà strascichi dolorosissimi e conseguenze politiche gravi come, ad esempio, la ricerca addirittura di un referendum abrogativo della legge che verrà (se verrà).
Il vaso di Pandora è ormai scoperchiato e bisogna trovare la forza, il coraggio e il senno per limitarne le conseguenze.