Ancora non si sono ‘materializzati’ i 900 milioni di Euro previsti dalla legge di stabilità nazionale per la Sicilia. I dubbi sui restanti 500 milioni di Euro. Anche la prossima settimana le commissioni legislative di merito esamineranno la manovra 2016 messa a punto dall’assessore Baccei, l’inviato di Renzi in Sicilia che adesso vuole ‘killerare’ l’articolo 36 dello Statuto. Il tutto mentre lo stesso Renzi si è accorto che fare il ‘collaborazionista’ della Merkel contro Tsipras non gli sta fruttando quello che sperava. Così il Pinocchio di Firenze ora scalcia contro l’Europa. Ma con quale credibilità?
Anche la prossima settimana politica e parlamentare dell’Assemblea regionale siciliana – come, del resto, quella che si è conclusa – passerà con le commissioni legislative di merito impegnate ad esaminare la manovra economica e finanziaria 2016 (che oggi si chiama legge di stabilità) messa a punto dal governo e, in particolare, dall’assessore all’Economia, Alessandro Baccei. La commissione Bilancio e Finanze dell’Ars – che dall’inizio del nuovo anno non ha affrontato grandi questioni (a parte alcune audizioni-lamentazioni di soggetti rimasti senza risorse finanziarie: ma questa, ormai, non è certo una novità) – dovrebbe iniziare a discutere il disegno di legge di stabilità 2016 venerdì prossimo. Il condizionale è d’obbligo, perché ancora oggi non manca la confusione.
La legge di stabilità nazionale è stata approvata. Ma allo stato attuale i 900 milioni di Euro che lo Stato si è impegnato a versare nelle ‘casse’ della Regione non si sarebbero ancora ‘materializzati’. Non parliamo, poi, dei 500 milioni di Euro che dovrebbero completare l’erogazione dello Stato alla Regione per arrivare a un miliardo e 400 milioni di Euro. Questi 500 milioni di Euro sono iscritti come accantonamenti negativi: soldi destinati a coprire capitoli di Bilancio ‘teorici’: nel senso che si tratta di risorse finanziarie che saranno disponibili solo e se lo Stato li erogherà… Campa cavallo!
Le cronache politiche registrano anche una denuncia di Sicilia nazione – uno dei tanti movimenti indipendentisti – che definisce irregolare la legge sull’esercizio provvisorio approvata alla fine dello scorso anno dall’Ars. Ma il vero problema – lo ribadiamo – sono i soldi che lo Stato centrale (leggere il governo Renzi) ha scippato dalle ‘casse’ regionali (circa 10 miliardi di Euro solo lo scorso anno) e che, adesso, dovrebbe restituire in minima parte in cambio dello smantellamento dell’articolo 36 dello Statuto.
Il mandato del ‘killer’ dell’Autonomia siciliana spedito in Sicilia dal capo del governo nazionale, Matteo Renzi, il già citato assessore all’Economia Baccei – che di fatto è l’espressione piena del commissariamento della Regione e di un Parlamento siciliano che non sta opponendo alcuna resistenza – è proprio questo: abolire l’articolo 36 dello Statuto. Questo perché, tra due anni, quando scadrà il ‘Patto scellerato’ firmato a Roma dal presidente della Regione, Rosario Crocetta, lo Stato, in forza di una sentenza della Corte Costituzionale favorevole alla Regione siciliana, dovrebbe cominciare ad erogare alla stessa Regione siciliana una barca di soldi. Cosa, questa, che non piace a Renzi e, soprattutto, non piace alle burocrazie ministeriali, d sempre schierate contro l’Autonomia siciliana.
La grande, vera partita della manovra regionale 2016 si giocherà, nelle prossime settimane, sull’articolo 36 dello Statuto: il Parlamento siciliano avrà la forza per opporsi al governo Renzi, sempre a caccia di soldi del Sud per ridurre nel Centro Nord del Paese gli effetti del rigore imposto da Bruxelles?
In ogni caso – naturalmente per chi vuol vedere e, magari, non si occupa solo dello ‘scandalo’ di Quarto – i continui scippi finanziari operati alle Regioni del Sud dal governo Renzi e le polemiche, vere o presunte, tra lo stesso Renzi e il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, sono la testimonianza palmare che tutte le notizie diffuse in questi ultimi mesi dal governo nazionale sulla ‘presunta’ uscita dall’Italia dalla crisi sono, in buona parte, sonore bugie.
L’Italia non è mai uscita dalla crisi economica. E la poca occupazione che è stata creata – quasi tutta nel Centro Nord del Paese – è il frutto degli sgravi fiscali che il governo ha pagato alle imprese grazie ai 12 miliardi di fondi PAC che lo scorso anno sono stati rubati alle Regioni del Mezzogiorno. Basta andare a esaminare la legge di stabilità nazionale 2016 – manovra che pure sta usufruendo di tante agevolazioni dell’Europa (peraltro non tutte confermate, come fa notare in queste ore Juncker) – per capire che le ‘scarpe’, al governo Renzi, vanno molto ‘strette’: se non altro perché al Sud, quest’anno, non c’è più cosa scippare, a meno che – cosa non improbabile – Roma non decida di prendersi pure i soldi che dovrebbero servire per il cofinanziamento della Programmazione comunitaria 2014-2020 di Puglia, Campania, Calabria e Sicilia: Programmazione che segna già un ritardo di due anni. Insomma, dal governo Renzi, visto dal Sud, c’è da aspettarsi di tutto.
Di fatto, la polemica di queste ore sollevata da Renzi contro l’Unione Europea del rigore economico è tardiva e, per certi versi, farsesca. Le stesse cose – anzi, cose molto più serie – lo scorso anno le ha dette il leader della Grecia, Tsipras. Ma, come tutti ricorderanno, Renzi, invece di prendere le difese del premier greco, si è schierato con l’Unione Europea e, soprattutto, con la Germania della signora Merkel. Cosa pensava il capo del governo italiano? Che diventando collaborazionista dell’Europa del rigore economico e della Merkel, contro la Grecia, l’Unione Europea avrebbe riconosciuto al nostro Paese chissà quali agevolazioni?
Tra l’altro, le agevolazioni il governo Renzi le sta incassando. Ma a quanto pare gli sembrano poche. Va detto che, anche quest’anno, non verrà applicato il Fiscal Compact, il trattato internazionale in forza del quale è stata vulnerata la Costituzione del nostro Paese, introducendo “l’equilibrio di bilancio” che i padri costituenti del 1948 mai e poi mai si sarebbero sognati di introdurre nella Carta costituzionale, visto che è la negazione del keynesismo economico. Insomma, il governo Renzi sta usufruendo di tante agevolazioni – ed è paradossale, in questo caso, dover dare ragione a Juncker! – eppure appare molto preoccupato. Perché?
Forse si è pentito di aver imposto al nostro Paese il ‘Bail In’? Si tratta, com’è noto, dell’ultima trovata dell’Europa dell’Euro, ovvero far pagare ai correntisti delle banche in crisi – per ora solo chi possiede in banca depositi superiori a 100 mila Euro – i ‘buchi’ delle stesse banche. La notizia, tutto sommato, era passata quasi inosservata. Poi è scoppiato il caso delle quattro banche toscane – con in testa la banca Etruria – e delle migliaia di cittadini gabbati. La notizia si è diffusa in tutta l’Italia, così gli abitanti del Belpaese, di solito distratti, hanno capito – ad esempio – che i mille e 400 miliardi circa investiti nei fondi comuni non sono poi così sicuri: così come sono ancora meno sicuri i soldi depositati nelle banche: soldi che, con l’approvazione del ‘Bail In’ non sono più, di fatto, di chi ne è titolare, ma delle stesse banche…
Un’altra notizia che deve dare molto fastidio al premier italiano è quella legata alle agevolazioni concesse, sempre in materia bancaria, dall’Unione Europea alla Germania. La notizia era rimasta fino a qualche tempo fa patrimonio degli addetti ai lavori. Ma adesso se ne parla anche in Tv. La notizia è che la Germania, qualche anno fa, si è fatta consegnare dall’Unione Europea 250 miliardi di Euro circa per sistemare i conti delle proprie banche, che non sono messe meglio della banche italiane (la sola Deutsche Bank, come denunciato dal sociologo Luciano Gallino – come potete leggere in questo articolo – lo scorso anno, poco prima di venire a mancare, presenta un esposizione in derivati pari a 70 mila miliardi di Euro: e si tratta di una banca che opera in Italia con circa 400 sportelli!).
Dopo aver sistemato le proprie banche la Germania – e questa è una notizia di pochi mesi fa – ha preteso e ottenuto che il Parlamento italiano (ovviamente di ‘nominati’) approvasse a tamburo battente la legge sul ‘Bail In’, per sancire il fatto che, una volta aiutate le banche tedesche, le altre banche europee – italiane in testa – per risolvere i propri problemi dovranno attingere dai conti correnti dei propri risparmiatori.
Viene da chiedersi: se il Presidente del Consiglio Renzi non era convinto del ‘Bail In’, perché l’ha imposto al nostro Paese? Perché ha presentato il disegno di legge su questo possibile scippo ai danni dei risparmiatori italiani?
Lungi da noi dal credere alla tesi che in questi giorni circola sulla rete e su alcuni giornali, là dove si parla di una possibile manovra di 40 miliardi di Euro che il governo Renzi dovrebbe varare entro quest’anno. In ogni caso, è chiaro che Renzi comincia a capire che il consenso del suo governo è in caduta libera. E la prova l’abbiamo proprio qui in Sicilia dove Regione e Comuni sono stati praticamente lasciati senza soldi. Uno scenario che peggiorerà quando i cittadini italiani cominceranno a verificare, sulla propria pelle, che l’abbassamento delle tasse, che Renzi ha sbandierato su giornali e Tv, è solo propaganda.
La realtà è infatti molto diversa: le Regioni lasciate senza soldi dovranno tagliare i servizi (in queste ore, sempre in Sicilia, per risparmiare, alla fine, non più di un milione e mezzo di Euro, il governo nazionale sta provando a tagliare i Punti nascita di Petralia Sottana, Santo Stefano di Quisquina, Lipari e Mussomeli, tra le proteste delle popolazioni inferocite (come potete leggere qui). Per non parlare degli strafalcioni del governo Crocetta, che con una mano favorisce le discariche e, con l’altra mano – sempre nella manovra finanziaria 2016 preparata da Baccei – prova a multare i Comuni che portano i rifiuti in discarica!
Insomma: il governo regionale che ha penalizzato la raccolta differenziata dei rifiuti multa i Comuni dell’Isola che, seguendo la stessa Regione, non hanno effettuato la raccolta differenziata dei rifiuti! Una farsa – che ci auguriamo il Parlamento siciliano ‘bocci’, perché sarebbe una beffa per famiglie e imprese siciliane – grazie alla quale la Regione di Crocetta conta di far pagare ad ogni famiglia almeno 25 Euro in più di quota TARI: soldi che verrebbero incassati dalla Regione (per inciso, il prelievo per i titolari dei ristoranti e degli alberghi sarebbe molto più pesante: altro che agevolazioni per il turismo!).
Insomma, le paure di Renzi, che oggi prova ad emulare Tipras, senza averne l’autorevolezza, creeranno seri problemi alla Regione siciliana. Non vogliamo nemmeno prendere in considerazione l’ipotesi della mancata ‘materializzazione’ dei 900 milioni di Euro. Ma siamo più che certi che i 500 milioni di Euro iscritti nella manovra come accantonamenti negativi resteranno tali: e si aggiungeranno al miliardo di tagli orizzontali già effettuati, a ‘umma ‘umma, in quella che una volta si chiamava la Finanziaria (che oggi è quella parte della legge regionale di stabilità dove troviamo i soldi teorici, cioè le somme che potrebbero non materializzarsi, come i 500 milioni di Euro).
In tutto questo, la Sicilia dovrebbe rinunciare anche all’articolo 36 dello Statuto, per la bella faccia di Renzi e degli ‘ascari’del PD e, in generale, del centrosinistra che governa (si fa per dire!) la Regione.
In ogni caso, sarà nostra cura, quando Sala d’Ercole arriverà al dunque sull’articolo 36 dello Statuto, far conoscere ai propri lettori i nomi e i cognomi dei deputati che voteranno in favore di tale atto.
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