Nino Papania, Nino Dina, Mirello Crisafulli e alcuni alfaniani a grandi passi verso Gianfranco Miccichè?

9 gennaio 2016

Zitto zitto, il numero uno di Forza Italia in Sicilia tesse alleanze con tanti ‘ras’ della politica dell’Isola. “Il voto d’opinione è dei grillini, noi puntiamo sul voto strutturato”, dicono i suoi collaboratori. Franco Busalacchi: “Per fermare la ricomposizione del vecchio centrodestra attorno al solito blocco sociale serve un blocco alternativo”. La possibile ricetta anti-centrodestra del protagonista de I Nuovi Vespri al di là di un PD siciliano ormai ‘colonizzato’ dagli ‘ascari

La tesi di Gianfranco Micciché è pragmatica: in Sicilia, per la politica tradizionale, gli spazi per il voto di opinione si sono ristretti. Non resta che pescare nell’area del voto strutturato. Dunque, riunificazione del centrodestra siciliano, dando spazio a chi rappresenta il territorio. Senza andare troppo per il sottile. E, soprattutto, sfruttare gli errori degli avversari. In tanti si domandano: perché Forza Italia fa poca opposizione all’Ars e al Comune di Palermo? Semplice: perché alla Regione, più Crocetta e il PD andranno avanti, più danni faranno e più voti strutturati finiranno al centrodestra. Idem a Palermo: più Leoluca Orlando e l’assessore Giusto Catania andranno avanti incasinando la città tra traffico automobilistico impazzito e ZTL truffaldine, più la gente si stancherà: e almeno una parte di questi voti andranno al centrodestra.

Mentre gli altri parlano, Miccichè lavora nel silenzio. Nelle scorse settimane ha fatto il colpaccio, intruppando dentro Forza Italia l’ex sindaco di Messina e parlamentare nazionale ex PD, Francantonio Genovese. Tutti a storcere la bocca. Intanto Forza Italia ha incamerato due parlamentari nazionali, un parlamentare regionale e un folto gruppo di consiglieri comunali a Messina, più altre ‘truppe cammellate’, in provincia, a cominciare da Patti. Voto strutturato, certo. Ma è un voto molto motivato: voti di dirigenti politici di grande esperienza che sono più che mai intenzionati a dimostrare di essere presenti e ancora forti. E che in campagna elettorale daranno l’anima.

Ma non c’è solo Genovese. A quanto si sussurra, Miccichè sarebbe in contatto con l’ex assessore regionale ed ex parlamentare nazionale del PD, Nino Papania, pezzo ‘forte’ della politica trapanese. Papania, per la cronaca, è stato sbattuto fuori dalle liste del Partito Democratico siciliano. Avrebbe dovuto essere candidato, anzi, ricandidato alle ultime elezioni politiche nazionali. Sostenuto dal grande consenso elettorale che la sua provincia gli ha sempre tributato. Ma è stato bloccato. Da Roma, certo. Ma nella Capitale le indicazioni sono arrivate dalla Sicilia. Da chi, nel gioco delle primarie, di fatto, gli ha ‘soffiato’ il posto.

L’eventuale passaggio di Papania nelle file di Forza Italia, o comunque nell’area moderata – ammesso che i sussurri e le grida di Radio tam tam rispondano a verità – assesterebbe un colpo durissimo al PD di Trapani e dintorni. Forse è per questo che i vertici del Partito Democratico hanno imposto il parlamentare regionale trapanese, Baldo Gucciardi, sulla plancia di comando dell’assessorato regionale alla Salute? Per rafforzare Gucciardi in vista di un possibile colpo di coda di Papania? La tesi sembra un po’ ardita, se non altro perché lo stesso Gucciardi è sempre stato in ottimi rapporti con Papania. Ed è anche logico, visto che i due provengono dall’esperienza democristiana…

Nino Papania

    Nino Papania

Ma radio tam tam non riguarda solo Trapani. Notizie ‘fresche’ arrivano anche lungo l’asse Palermo-Agrigento. E riguardano Silvio Cuffaro, fratello dell’ex presidente della Regione siciliana, Totò Cuffaro. Silvio Cuffaro, attuale sindaco di Raffadali, grosso centro della provincia di Agrigento, dovrebbe andare in lista, sempre con Forza Italia, alle prossime elezioni regionali. Il collegio dovrebbe essere quello di Agrigento. Ma potrebbe anche essere quello di Palermo.

L’eventuale candidatura, chissà, potrebbe anche segnare la ‘pace’ tra Miccichè e Totò Cuffaro, ormai libero dopo aver scontato la pena, ma defilato. Miccichè, nel 2008, nei giorni della condanna di Cuffarò, non risparmiò critiche all’allora presidente della Regione. I due litigarono di brutto. Spianando la strada a Raffaele Lombardo, che, di fatto, tagliò la strada a Miccichè che, da presidente dell’Ars, avrebbe voluto spiccare il salto verso Palazzo d’Orleans, sede della presidenza della Regione.

Miccichè, per ripicca, sfasciò il centrodestra siciliano e si alleò con Lombardo. Con il quale è sempre rimasto in ottimi rapporti. Con Lombardo, nel 2012 – sembra su input di Berlusconi, allora a caccia di ‘salvacondotti’ – si è candidato alla presidenza della Regione per tagliare la strada al candidato di centrodestra, Nello Musumeci. Con il chiaro obiettivo di spianare la strada a Rosario Crocetta. Operazione che ha coinvolto anche il senatore Giuseppe ‘Pino’ Firrarello che a Catania e provincia, alle regionali del 2012, sottobanco, ha fatto votare per Crocetta per ‘impiombare’ Musumeci.

Oggi quei giorni sembrano lontani anni luce. Tant’è vero che Miccichè dice che il candidato del centrodestra alle prossime elezioni regionali sarà Musumeci. E non è da escludere che, sotto sotto, con la candidatura di Silvio Cuffaro, proverebbe anche a eliminare il vecchio astio che Totò Cuffaro dovrebbe aver conservato verso Forza Italia. Forse è anche per questo che radio tam tam dà in avvicinamento, sempre verso Forza Italia, Nino Dina, un tempo fedelissimo di Cuffaro? Chissà.

Quello che è certo è che Dina è anche lui un ex democristiano. Un centrista che non ha mai perduto i legami con un elettorato tradizionalmente moderato. Tant’è vero che, alla fine, non ha mai lasciato il suo mondo, visto che dopo la caduta di Cuffaro ha militato sempre sotto le bandiere dell’UDC.

Nino Dina

Nino Dina

Dina non è un caso e non è il solo ex UDC che potrebbe dare forza all’enclave moderata. Anche il numero uno dell’UDC in Sicilia, Giampiero D’Alia, perché no?, potrebbe rivedere la propria posizione, e quella del suo partito. D’Alia, nell’estate del 2012, si è inventato la candidatura di Rosario Crocetta alla presidenza della Regione (in realtà Crocetta era già il candidato di Giuseppe Lumia e di Confindustria Sicilia: ma è D’Alia che ne prende atto e lo fa ‘digerire’ a un riottoso PD). Oggi D’Alia sembrerebbe pentito di questa scelta: e ne avrebbe ben d’onde, visti i danni provocati da Crocetta.

Insomma, UDC e D’Alia – e naturalmente l’attuale presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, legatissimo a D’Alia – si sposterebbero nel centrodestra. C’è addirittura chi sussurra di una possibile candidatura dello stesso D’Alia alla presidenza della Regione: non nel centrosinistra, ma nel centrodestra. Del resto, una candidatura centrista – spostando Nello Musumeci alla presidenza dell’Ars – potrebbe attrarre meglio i voti moderati. Perché, alla fine, i siciliani – che quando si recano alle urne, in maggioranza, non sono meno pragmatici di Miccichè, ricordano “che quando c’erano i democristiani alla Regione si stava bene e nessuno perdeva il lavoro”; mentre da quando governa il centrosinistra, prima con Raffaele Lombardo e ora con Crocetta, si sta male e migliaia di persone hanno già perso il lavoro, mentre altre migliaia di persone rischiano di perderlo (per la cronaca, dopo aver ‘terremotato’ la Formazione professionale e massacrato la sanità pubblica – vedi la carenza di posti letto e, adesso, la chiusura dei Punti nascita – il PD e l’assessore Baccei stanno per mettere mano al licenziamento di migliaia di dipendenti delle società partecipate dalla Regione).

Insomma, un ex democristiano candidato alla guida della Sicilia potrebbe funzionare. Non a caso, oltre al nome di D’Alia, si fa anche quello di Roberto Lagalla, già assessore regionale alla Sanità e già Rettore dell’Università di Palermo.

Tra voto strutturato ed eliminazione di vecchie ruggini, Miccichè sta provando a riorganizzare non le file del centrodestra, ma l’enclave moderata siciliana che, fino al 2008, era praticamente imbattibile. Basti pensare che, alle regionali del 2008, le liste del centrodestra, in Sicilia, hanno raccolto quasi il 70 per cento dei voti, quando a recarsi alle urne era quasi il 70 per cento dell’elettorato (per la cronaca, quando Crocetta è stato eletto con meno di 700 mila voti ha votato meno del 50 per cento dei siciliani). Da qui l’imperativo categorico: riorganizzare i moderati dell’Isola, alcuni sotto le bandiere di Forza Italia, altri con altre liste, tutte riconducibili al centrodestra. Chiamando a raccolta Forza Italia, Fratelli d’Italia, gli autonomisti di Raffaele Lombardo (dei quali, come ricordato, Miccichè è stato alleato fino al 2012) e persino i leghisti di Salvini, che in Sicilia stanno prendendo piede (anche se non in modo entusiasmante). E mettendo dentro anche chi è già passato con Forza Italia e chi sta per passare tra gli azzurri di Miccichè. Tra questi ultimi ci potrebbero essere alcuni esponenti del Nuovo Centrodestra Democratico di Angelino Alfano. Questo passaggio merita una digressione.

Si racconta che Miccichè avrebbe detto a Berlusconi: “Silvio, te lo giuro: ti porterò lo ‘scalpo’ di Alfano”. E, in effetti, anche in Sicilia, dove gli alfaniani dovrebbero essere forti, la pressione di Miccichè comincia a farsi sentire. Per ora Alfano ha resistito. Promettendo la vice presidenza nazionale dell’INPS di qua (a un deputato nazionale eletto in Sicilia) e qualche posto certo nella lista del PD: si parla, ad esempio, del sottosegretario Simona Vicari che, da ex socialdemocratica, dovrebbe trovare un mezzo ‘strapuntino’ nella lista del PD in Sicilia alle prossime politiche insieme con lo stesso Alfano e con qualche altro nome.

Ecco il punto: Alfano, oggi, è in grado di garantire poco o nulla. Se a questo si aggiunge che mezzo Nuovo Centrodestra, in Sicilia, è contrario all’appoggio al governo Crocetta, Miccichè potrebbe avere buon gioco a ‘svuotare’ questo partito. E’ solo questione di tempo, che non lavora certo in favore di Alfano…

Mirello Crisafulli

Mirello Crisafulli

Anche Mirello Crisafulli potrebbe togliersi qualche ‘sassolino’ dalle scarpe. Ricordiamo che Crisafulli è stato ‘mazzoliato’ senza pietà. Prima non è stato messo in lista alle elezioni politiche del 2012, ‘epurato’ insieme con il già citato Papania. Poi è stato ‘strapazzato’ alle elezioni comunali: candidato a sindaco di Enna, è stato prima ostracizzato da quello che, alla fine, avrebbe dovuto essere il suo partito: il PD; poi trascinato al ballottaggio con tutti i partiti – dicasi tutti i partiti! – che correvano contro di lui. E poi battuto, anche se di poco, al ballottaggio, sempre da tutti i partiti, sempre tutti coalizzati contro di lui.

Tutta l’operazione anti-Crisafulli – questo va da sé – è partita da dentro il PD di Enna. Che, attenzione, non l’ha mai perso di vista, se è  vero che, appena qualche giorno fa, tramite il Ministero degli Interni, ha fatto commissariare la fondazione Kore. Insomma, il PD vuole togliere a Crisafulli anche la sua creatura: il Polo universitario di Enna. In questo scenario non è da escludere che Mirello si prenda una bella rivincita facendo collassare il PD della sua provincia…

Abbiamo chiesto a Franco Busalacchi, protagonista di questo blog, cosa pensa della ricomposizione dell’area moderata portata avanti da Miccichè. “In primo luogo – ci dice Busalacchi – va detto che quello che sta succedendo in Sicilia nell’area moderata non mi sembra farina del sacco di Miccichè. E, in secondo luogo, va aggiunto che il ‘merito’, se così si può dire, della rinascita del centrodestra non è di Miccichè e di chi lo consiglia, ma è il frutto della politica dissennata portata avanti dal governo Renzi contro la Sicilia; ed è anche la risultante dell’ascarismo del PD siciliano: un partito composto da parlamentari, nazionali e regionali, che invece di difendere la Sicilia pensano solo a conservare la propria poltrona. Crocetta è sicuramente inadeguato. Ma dietro la sua inadeguatezza c’è un PD siciliano che subisce le scelte romane”.

“Quanto alla regia di questa operazione – aggiunge Busalacchi – lo ribadisco, non mi sembra opera del solo Miccichè. In certi passaggi politici s’intravede l’ombra di un personaggio della vecchia scuola democristiana. Detto questo – prosegue il protagonista dei I Nuovi Vespri – occorre un antidoto contro la riorganizzazione del centrodestra. E l’antidoto non può essere rappresentato dagli ascari del PD siciliano. Ecco, più che agli schieramenti in campo, io penso ai siciliani, agli elettori siciliani”.

“Alle ultime elezioni regionali – dice sempre Busalacchi – ha votato meno del 50 per cento degli elettori aventi diritto. Se alle urne andrà di nuovo il 50 per cento, beh, la battaglia sarà persa. Perché il blocco sociale – del quale il nostro blog parla spesso, con riferimento a circa 800 mila persone legate comunque alla vecchia politica – determinerà l’elezione di un presidente, che potrebbe essere anche di centrodestra, ma che non sarebbe diverso da Crocetta. Dobbiamo creare un contro blocco, portando alle urne chi, in Sicilia, non vuole andare più a votare. Mettendo al centro la Sicilia e i suoi problemi reali. Non, però, con le clientele, con i precari e con altri strumenti figli del vecchio clientelismo. Ma con strumenti nuovi: la legalità amministrativa e la possibilità, per migliaia di giovani siciliani oggi costretti ad emigrare, di trovare lavoro in Sicilia. Nella pubblica amministrazione, con nuovi concorsi. Ma anche nel sistema delle imprese da rilanciare, utilizzando la Programmazione comunitaria 2014-2020 per far crescere le imprese, i GAL e la parte sana del Terzo settore”.

“Una politica, insomma – conclude Busalacchi – che metta insieme tutti i gruppi che oggi lavorano nell’esclusivo interesse della Sicilia. Penso ai movimento autonomisti e indipendentisti. Tutti insieme per provare a battere la vecchia politica”.         

 

 

 

 

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