Il sindaco di Monreale, Piero Capizzi, si dice soddisfatto di aver stabilizzato 24 precari. E parla addirittura di “risultato storico”. Il problema di una vecchia politica siciliana che fa finta di non sapere che il precariato è solo voto di scambio non sanzionato dalle autorità competenti
Gongolando gongolando, il sindaco di Monreale, Piero Capizzi, ha annunciato l’assunzione a tempo indeterminato presso il comune di 24 precari “storici”, stabilizzati dopo circa vent’anni di precariato .
“E’ un risultato storico”, squittisce Capizzi.
Proprio così, solo che la sua realizzazione è l’esatto contrario della giustizia e della legalità. Vediamo perché.
Per capirlo dobbiamo fare un passo indietro di vent’anni. Siamo in pieno blocco dei concorsi pubblici e delle assunzioni, per esigenze nazionali di contenimento della spesa. Agli enti locali è fatto divieto di procedere ad assunzioni. L’effetto criminogeno di questa norma non viene compreso dai suoi estensori, ma l’opportunità viene subito intuita dai nostri politici, che come si sa, quando c’è da raccattare consenso con i soldi pubblici, sono dei geni del male.
Le piante organiche piano piano si svuotano? Bene! Accampando vere o supposte esigenze di funzionalità, i sindaci delle epoca, in combutta con gli onorevoli di turno, organizzano un rete di assunzioni per chiamata diretta, a tempo determinato, anche di tre mesi, di soggetti graditi al sindaco e al politico, senz’altra qualificazione che la disponibilità all’obbedienza alla politica e a votare a comando secondo le indicazioni che saranno date al momento opportuno.
Questo, in sintesi, un patto scellerato, illegittimo e illegale stipulato tra gente costretta dal bisogno a barattare onore e dignità e politici cravattari e accattoni.
Vengono tagliati fuori dal percorso tutti quelli che non rispondono ai requisiti (si fa per dire) richiesti di obbedienza e fedeltà. Fuori, fuori per sempre, perché le assunzioni a tempo vengono prorogate, e di proroga in proroga arrivano ai giorni nostri.
E finalmente, con il concorso e il consenso di tutti gli organi, statali, regionali e comunali si arriva alla stabilizzazione.
Chissà dove sono quelli che avrebbero potuto fare lo stesso percorso 20 anni fa. Chissà che cosa fanno, chissà se saranno contenti.
Di una cosa son certo: se ne stanno zitti a subire, ora come allora. E allora viene da pensare che se lo sono meritato!
In queste identiche condizioni si trovano tutti i precari della Sicilia, che costituiscono una massa critica di votanti sicuri, loro e i loro familiari, che non si fanno scrupolo di votare il peggio perché il peggio per loro è vita!
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