Il caso ha voluto che i dati della classifica delle città italiane dove si vive meglio siano arrivati nel giorno in cui l’Amministrazione comunale ha appioppato ai palermitani una nuova tassa di circolazione per le auto. Una tassa abusiva contrabbandata come ZTL. Questo si aggiunge alla munnizza nelle strade, alle strade chi si allagano eccetera, eccetera eccetera. Ovviamente, Palermo è agli ultimi posti…
Un breve e sereno commento sugli esiti dell’indagine del quotidiano Il Sole 24 Ore sullo stato di salute delle città italiane. In questa speciale classifica di civiltà e buon governo, le città del Sud, e segnatamente le città siciliane, com’è noto, si sono piazzate ingloriosamente agli ultimi posti.
Si comprende dunque che i visi eternamente sorridenti dei sindaci delle maggiori città dell’Isola, tanto fissi da sembrare ebeti, nascondono una realtà che loro stessi non vogliono o non sanno riconoscere e che il mondo reale viene trasfigurato dalla loro narcisistica vanità o dal loro disperante desiderio di fare apparire tutto normale.
Normali le strade colme di rifiuti, normale che la mobilità pubblica diventi immobilità, salvo per gli autobus e i pullmann privati e per gli autocarri a 24 ruote che, impunemente, a tutte le ore, scorrazzano per le vie del centro di tante città siciliane grandi e piccole. Normale dunque che, messi brutalmente di fronte alla realtà dei numeri, i sindaci sorridenti si incavolino.
Emblematico il caso di Palermo. La ‘Città europea’, mancata ‘Capitale della cultura’, futura (anche se ancora non è nemmeno detto) ‘Capitale dell’arte contemporanea’ che di suo non stava granché bene, è scesa ulteriormente in classifica, cosa che ha fatto andare in bestia Leoluca Orlando che “il sindaco lo sa fare”.
Orlando, sentendo odore di “abbrucio” nella questione dell’avvio del servizio del Tram, operazione in cui ha messo la faccia e per la quale potrebbe rimetterci il posto, ha perso il controllo e in Consiglio comunale si è scagliato poco urbanamente contro la consigliera Luisa La Colla, rea di avere tentato di fare il suo lavoro politico.
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