La designazione di Alice Anselmo a capogruppo all’Ars potrebbe essere il segnale dell’avvio di una sorta di ‘Opa’ sul partito da parte di soggetti che nulla hanno a che spartire con la tradizione comunista. Obiettivo: fare sparire il personale di scuola Pci. Quanto a Crocetta, le sue ultime mosse – il ricorso in Corte Costituzionale e la sua voglia di dedicarsi agli arabi – sono meno ingenue di quanto sembrino
Negli ultimi giorni, tra governo regionale e PD siciliano, sono andate in scena tre notizie che meritano di essere commentate. La prima riguarda un ricorso presso la Corte Costituzionale presentato dal presidente della Regione, Rosario Crocetta contro i cosiddetti “accantonamenti”, ovvero i prelievi che Roma ha effettuato negli ultimi tre anni dal Bilancio della Regione. La seconda è un’intervista apparentemente bizzarra rilasciata dallo stesso Crocetta a un quotidiano nazionale, nella quale, in sostanza, chiede al premier Renzi un mezzo strapuntino alla Farnesina, magari per trattare con il mondo arabo, magari in Libia. La terza notizia è la designazione della bella Alice Anselmo a capogruppo del PD all’Ars. Proviamo a ‘leggere’ un possibile significato di queste tre notizie.
Crocetta non è un genio della politica. Ma è un furbo. Sa perfettamente che, con le scelte adottate dai suoi governi in materia finanziaria (e, soprattutto, con il ‘patto scellerato’ che lui stesso ha firmato a Roma nel Giugno del 2014), ha compromesso, per molti anni, non soltanto le finanze regionali, ma il futuro di migliaia di giovani siciliani che, per sua responsabilità, nei prossimi anni, saranno costretti a lasciare la Sicilia per mancanza di opportunità di lavoro.
Presentando il ricorso a scoppio ritardato (infatti è da tre anni – guarda caso, da quando Crocetta governa la Sicilia – che il governo nazionale scippa dal Bilancio regionale oltre un miliardo di Euro all’anno), Crocetta lancia un messaggio preciso a Renzi e, in generale, ai vertici nazionali del PD. E’ come se gli stesse dicendo: badate che io non sono scemo, so benissimo di avervi consegnato la testa dei siciliani, prima regalandovi oltre 4 miliardi di Euro che la Regione avrebbe dovuto incassare in forza di pronunciamenti della Corte Costituzionale; e poi facendo finta di nulla quando voi scippavate dal Bilancio regionale, in media, un miliardo e 200-un miliardo e 300 milioni di Euro all’anno. Io ho affamato la mia terra, ma voi sapere che non vi dovete dimenticare di me. Ho presentato il ricorso solo per dirvi che se non mi ricompenserete io vi tirerò in ballo, raccontando che eravamo d’accordo per spogliare la Sicilia e i siciliani”.
Crocetta ha regalato un sacco di soldi dei siciliani al governo Renzi. Ora si prepara a ‘incassare’ la ricompensa. E qui arriviamo all’intervista a un quotidiano nazionale nella quale ha detto di aver “cambiato la Sicilia”, di parlare la lingua araba e di volere occuparsi di questioni mediterranee, magari in Libia. Sulla rete questa intervista è stata commentata come delirante. Invece le sue parole sono molto lucide: basta saperle ‘leggere’.
Crocetta ha lasciato intendere a Renzi e ai vertici nazionali del PD il seguente ragionamento: “Voi sapete benissimo che, dopo tutto quello che ho combinato in Sicilia per favorire voi e il vostro governo romano, io qui, nella mia Isola, non ho alcun futuro. Non potrò essere candidato nemmeno nel mio condominio. Sono giunto a un bivio: per potermi assicurare un altro anno di vita dovrò svendere gli articoli finanziari dello Statuto siciliano. Se non svenderò lo Statuto, centomila persone e forse più in Sicilia, dopo tutto quello che ho combinato, perderanno il lavoro e io non potrò nemmeno uscire per strada. Poiché non sarò più candidabile e poiché in Sicilia mi detestano tutti, quello che voglio è un incarico internazionale per uscire in silenzio dalla scena politica siciliana. In cambio, ribadisco, non racconterò che io e voi, insieme, abbiamo massacrato la Regione siciliana”.
Come potete notare, il ragionamento di Crocetta, sul quale la rete ha ironizzato per giorni, è molto più lucido di quanto non appaia. Crocetta, contrariamente a quello che in tanti credono, è perfettamente cosciente dei danni che ha prodotto alla Regione siciliana – e quindi agli abitanti della Sicilia (si pensi alle addizionali IRPEF ai massimi livelli e all’IRAP ai massimi livelli) – per favorire il governo Renzi. E sta mettendo le mani avanti per la ‘ricompensa’ che il PD di Renzi gli dovrà dare.
Andiamo alla terza notizia, altra storia commentata con ironia e anche con sarcasmo: la designazione, a capogruppo del PD a Sala d’Ercole, di Alice Anselmo. Anche questa notizia, a nostro modesto avviso, è stata sottovalutata. Il tema non è quello di una ragazza da meno di 300 voti che va a rappresentare il Partito Democratico siciliano al Parlamento dell’Isola. Questo è solo un segnale che il sistema di potere di Renzi sta lanciando ad alcuni gruppi sociali ed elettorali della Sicilia. Vediamo di cosa si potrebbe trattare.
Agli osservatori più attenti non sarà sfuggito che, in questi due anni, tanti deputati dell’Ars ‘raminghi’ si sono avvicinati prima al governo Crocetta e, poi, direttamente al PD. E’ universalmente noto – e anche dibattuto – il tema legato alla storia personale di Renzi, leader che non ha nulla a che spartire con la storia del vecchio Pci. Renzi, si dice, arriva dalla tradizione democristiana (con contatti con altri ambienti: per esempio bancari). E, in ogni caso, arriva da una tradizione ‘altra’ rispetto alla sinistra italiana. Con molta probabilità, la chiave di lettura per provare a capire quello che potrebbe succedere nei prossimi anni nel PD siciliano è proprio questa: l’arrivo, nel partito, di soggetti ‘altri’.
Sicilia Futura, Sicilia Democratica sembrano sigle destinate a durare lo spazio di una stagione politica. Ma è importante guadare chi c’è dietro queste sigle. Ed è altrettanto importante soffermarsi su chi ha già aderito al Partito Democratico siciliano e, segnatamente, al gruppo parlamentare del PD a Sala d’Ercole. I movimenti di deputati andati in scena negli ultimi due anni sono un altro segnale preciso voluto da Renzi: l’arrivo di personaggi, in molti casi danarosi (magari perché operano nella sanità privata, chissà…), che, nell’idea del premier del PD, dovranno sostituire la classe dirigente di questo partito che proviene dall’esperienza del Pci.
Siamo arrivati al cuore della questione. L’arrivo di questi personaggi, commentato da molti esponenti della vecchia tradizione comunista con sufficienza è, in realtà, un fatto più profondo, che sta passando nel silenzio generale. Questi personaggi che hanno aderito al PD, in molti casi, sono molto più organizzati degli stessi dirigenti di estrazione comunista: hanno più soldi e più voti. E arrivano nel PD proprio nel momento di massima crisi del Partito Democratico siciliano, responsabile politica del malgoverno di Crocetta. Non è esagerato affermare che, non nel giro di un decennio, ma di qualche anno, sostituiranno l’80 per cento delle deputazione del PD siciliano: prima sostituiranno i deputati regionali e poi, piano piano, a colpi di primarie, anche i parlamentari nazionali, cioè deputati della Montecitorio e i senatori.
Questo è il vero volto del ‘renzismo’ in evoluzione: evoluzione presente in tutta l’Italia, ma che in Sicilia, anche per le condizioni politiche e finanziarie che si stanno determinando alla Regione, potrebbe risultare più veloce rispetto ad altre realtà italiane. In questo scenario l’insistenza con la quale Renzi ha chiesto e ottenuto che il posto di capogruppo all’Ars venisse assegnato alla bella Alice Anselmo, ragazza da poco più di trecento voti e con sei o sette casacche politiche cambiate in tre anni, potrebbe configurarsi come una sorta di ‘Opa’ politica. Della serie: “Ragazzi, i giochi sono ufficialmente aperti, organizzatevi con le vostre risorse per liberare il PD siciliano dalla tradizione comunista…”.