Regione: la questione della mobilità non può essere risolta da un governo di quaraquaquà

3 dicembre 2015

Il decreto sulla mobilità del personale varato dall’assessore Pistorio è un delirio. Bisogna dire basta all’ignoranza, all’approssimazione e alla cattiva informazione. Solo un governo senza né capo, né coda si scaglia contro i suoi servitori e prende a calci la ‘macchina’ che lo deve portare  avanti. Detto questo, ecco illustrata una possibile soluzione che dovrà essere attuata da un governo serio con un assessore esperto in organizzazione aziendale e organizzazione del lavoro

Chiedo scusa a tutti i lettori se per una volta  rivesto i mie vecchi panni di dirigente generale del personale della Regione e intervengo ancora una volta, e spero che sia l’ultima, contro l’ignoranza, la  stupidità, l’approssimazione e la cattiva informazione . 

La questione è ancora una volta quella della mobilità del personale regionale. Ricorderete tutti che quando l’assessore alla Funzione pubblica, Giovanni Pistorio, ha emanato la circolare sulla mobilità subito ho spiegato come un provvedimento di quel genere non avrebbe mai fatto strada. Così è stato e la stampa si è ancora una volta scandalizzata  ed è partita all’attacco a testa basa, mettendo nello stesso banco dei cattivi politica e burocrazia. Allora  mi sono determinato  a  dire una parolina sulla questione e spiegare quello che va fatto e che un governo regionale serio, non un governo di quaraquaquà come l’attuale, deve fare.

E’ un percorso non certo facile  e nemmeno  breve ma, ripeto è l’unico. La ‘macchina’ amministrativa, l’ho detto e non mi stancherò mai di ripeterlo, non è un optional, non è il nemico del  governo, è semmai il contrario: il governo è il nemico dell’amministrazione. Un governo fatto di idioti. Solo un governo siffatto si scaglia contro i suoi servitori e prende a calci la ‘macchina’ che lo deve portare  avanti.

Prima di inoltrarci nel percorso vanno spiegate  alcune cose che si ignorano (o si fingono di ignorare). In Regione ci si sono numerose, numerosissime professionalità di notevole rilievo e  in grado di ricoprire tanti ruoli, svolgere specifiche attività, esercitare molteplici funzioni, mentre mancano tante altre professionalità che, nella pubblica amministrazione, sono fondamentali e imprescindibili. Come questo sia potuto accadere una persona intelligente lo capisce da sé.

La colpa non è della burocrazia, ma della politica, ovviamente. Non è che questi soggetti un giorno si sono presentati davanti al portone e la Regione  gliel’ha aperto, mentre l’ha lasciato chiuso davanti agli altri, quelli che per questo mancano. E’ la mala politica che causato il disastro ed è la mala politica che avvia i perversi intrecci con la  burocrazia. Alla quale si deve avere la forza di dire NO!

Scendiamo nei dettagli. La Regione è satura di  personale con lauree tecniche (ingegneri, architetti, geologi, biologi e così via). E sono tanti,  proprio tanti. Come siano entrati nei ranghi a questo punto non ha più alcuna  importanza. Dirò di più. Meno male che ci sono. Oggi, se potesse, questa politica imbarcherebbe tutta una suburra innominabile.

Quel personale è una ricchezza, è una risorsa preziosa, se però la  professionalità di cui sono in possesso venisse correttamente utilizzata. Penso a un servizio di progettazione di livello regionale a disposizione di tutte le amministrazioni pubbliche. Penso a un servizio tecnico ispettivo di livello regionale. Penso a servizi di controllo, consulenza, vigilanza e collaudo. Il tutto senza oneri aggiuntivi, essendo queste attività il lavoro di ogni giorno.

Invece questi soggetti sono diventati  un problema  e un inciampo. Esempio. Posso io, laureato in legge,  progettare un ponte? Certamente no! Può un biologo redigere un decreto di ricostruzione di carriera? Certamente no. Ecco il problema.

La Regione non ha se non pochissime professionalità in campo amministrativo e ne ha a iosa in campo tecnico che, proprio per quella mancanza, vengono convertiti in amministrativi. I risultati sono quelli che  alcuni miserabili chiamano “una Regione che non funziona”. E invece, se un geologo si sobbarca ad un compito amministrativo, sacrificando la sua professionalità e anni di studio specifico è da ringraziare e da lodare, ma se il risultato  è quello che è non è da condannare.

Da condannare sono quei maledetti rifiuti della politica che hanno, nel tempo, costruito questo disastro. E che ancora ci marciano. Tutto ciò  premesso e considerato (si diceva una volta!), veniamo ai rimedi e vediamo come si arriva correttamente alla mobilità.

Il nuovo governo, quello che  nascerà  dalle prossime elezioni, quando questi miserabili saranno mandati a casa, avrà come assessore alla Funzione pubblica non certo una precaria, né un politicante scelto col bilancino tra partiti e partitini, frutto di ricatti  e di veti incrociati, ma uno specialista in organizzazione aziendale e organizzazione del lavoro. Quindi, in costante confronto con le organizzazioni sindacali:

– saranno definiti i compiti dell’amministrazione regionale, identificati gli obiettivi e gli strumenti operativi; e da questi i carichi di lavoro e  le risorse umane necessarie per raggiungerli;

– verrà nel contempo determinato (direi quasi “fotografato”) l’Organico di fatto, ossia la consistenza numerica, l’articolazione delle relative qualifiche e la sede di servizio del personale in atto in servizio, già inquadrato a tempo indeterminato;

– si procederà alla determinazione della Pianta organica a regime del personale, definita per ruoli, competenze e funzioni e articolata su base provinciale, tenuto conto delle strutture regionali operanti all’interno di ciascuna provincia;

– il personale in servizio presente nell’Organico di fatto sarà inquadrato nella Pianta organica a regime e collocato nei rispettivi ruoli, avuto riguardo al titolo di studio posseduto;

– quindi si compareranno  le consistenze numeriche  tra l’Organico di fatto e la Pianta organica a regime;

– verranno determinati i criteri e i requisiti sulla cui base procedere all’attivazione di processi di mobilità regionale che dovessero rivelarsi necessari al fini di far fronte alle esigenze di copertura degli organici delle strutture operative e di servizio;

– verrà definito il mansionario del personale, determinato sulla base delle esigenze amministrative  e tecniche.

Deve essere istituito un Ruolo speciale del  personale dirigenziale con non meno di 200 posti, al quale si accederà mediante concorso pubblico cui potranno partecipare soggetti in possesso di laurea in Giurisprudenza a indirizzo amministrativo, muniti di master e specializzazioni  in diritto  regionale. Tutti i titoli di studio, nonché il diploma di secondo grado, devono essere stati   acquisiti  con  il massimo dei voti.

Questi presìdi, già collaudati, snelliranno le procedure concorsuali.

 

 

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