Mandare a casa il presidente della Regione con una mozione di sfiducia, significa mandare a casa tutta l’Assemblea regionale siciliana. Se la volontà dei grillini è questa, beh, non avrebbero dovuto partecipare alle votazioni per il rinnovo delle commissioni legislative. Partecipando, danno la sensazione che la mozione di sfiducia sia solo una farsa. Questione di coerenza. la posizione dell’avvocato Francesco Menallo
“Ha vinto la spartitocrazia, la meschina divisione dei posti di potere tra i partiti, a prescindere da competenze e meritocrazia. Punto”. Così i deputati del Movimento 5 stelle all’Ars commentano così il rinnovo della presidenze delle commissioni che hanno estromesso Giampiero Trizzino dalla presidenza della commissione Ambiente e Territorio a favore di Mariella Maggio (PD).
“Dentro queste mura – dicono – non esiste altra regola che occupare tutti i posti di potere, a dispetto del bene della Sicilia e dei siciliani. Ci conforta il fatto che per questa gente sono gli ultimi giri di giostra. I siciliani, anche col Crocetta quater, hanno visto abbastanza e alla prossima scadenza elettorale sapranno come dargli il benservito”.
I grillini se la prendono con il PD e con il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone: “Il PD – proseguono i parlamentari M5S – prende tutto, facendo le scarpe anche a componenti della sua coalizione. Ardizzone è il primo sconfitto di questa ennesima tragicommedia. Non si è dimostrato all’altezza di garante dell’equilibrio istituzionale tra maggioranza ed opposizione. Ogni sua dichiarazione è stata smentita, non ultima quella relativa allo sblocco delle commissioni, che anche oggi sono state rinviate a domani”.
“Chi parlava di inciuci e manovre orchestrati dal M5S – continuano i parlamentari M5S – è servito. Queste elezioni dimostrano, ove ce ne fosse stato bisogno, che queste prassi sono totalmente estranee al nostro Dna. Il più grande rammarico, ora, è che il prezioso lavoro portato avanti in tre anni verrà distrutto. Perché è questo quello che succederà. Tutti i disegni di legge in corso si bloccheranno e ce n’erano alcuni quasi al capolinea, attesi da oltre trent’anni, come quello dell’edilizia. La nostra presidenza della quarta commissione evidentemente era scomoda e l’aver bloccato diverse sanatorie, sicuramente non ci avrà favorito. Noi, comunque, andiamo avanti per la nostra strada, certi che le regole e i principi e non gli interessi personali, prima o poi avranno la meglio”.
“Il M5S esce dal giro delle presidenze – prosegue la nota dei grillini – dopo essere uscito dall’ufficio di presidenza dell’Ars (dopo la fuoriuscita di Antonio Venturino dal Movimento) dove è stato fatto di tutto per non farlo rientrare”. Per la cronaca, Venturino, eletto nel Movimento 5 Stelle, è stato eletto vice presidente del Parlamento siciliano. Solo che ha lasciato i grillini, lasciando il Movimento 5 Stelle senza rappresentanza nel Consiglio di presidenza dell’Ars, una sorta di ‘Consiglio di amministrazione’ del Parlamento siciliano del quale fanno parte il presidente, i due vice presidenti, i deputati questori e i deputati segretari.
“La nostra presenza dentro la stanza dei bottoni – affermano i deputati – sarebbe stata scomodissima. Saremmo venuti a conoscenza di carte che avremmo fatto immediatamente diventare pubbliche e non sempre questo è un bene per chi amministra il potere”.
Ad onor del vero, in questo caso non riusciamo a capire quale sia la “stanza dei bottoni”. La dizione “stanza dei bottoni” venne coniata dal socialista Pietro Nenni all’indomani del varo del primo governo nazionale di centrosinistra (primi anni ’60 del secolo passato). Ma si riferiva al governo, non all’ufficio di presidenza del Parlamento.
La presidenza non cinquestelle della commissione Ambiente (una delle più produttive dell’Ars) avrà anche una ricaduta sulle ‘casse’ dell’Assemblea: Giampiero Trizzino, come tutti i deputati cinquestelle che ricoprivano ruoli all’interno delle commissioni, infatti, rinunciava all’indennità prevista per la presidenza, per un risparmio complessivo per l’Ars valutabile in tre anni in oltre 70 mila euro (che vanno ad aggiungersi agli altri 230 mila circa restituiti dallo stipendio di Trizzino).
“A Trizzino – si legge sempre nella nota dei grillini – va il grazie di tutto il gruppo parlamentare, degli attivisti e simpatizzanti del Movimento.
“Ha guidato la commissione con grande competenza e abnegazione – commenta Trizzino, non senza qualche punta di autocelebrazion e – cose che nessuno potrà mai negare. Vedremo cosa saprà fare chi gli succede. Siamo molto curiosi”.
Sulla vicenda interviene anche Francesco Menallo, avvocato, tra i fondatori del Movimento 5 Stelle in Sicilia, che ha lasciato il Movimento.
“Qualcuno oggi parla di ‘spartitocrazia’ – scrive Menallo in un post su facebook – a proposito della mancata riconferma di Giampiero Trizzino alla presidenza della IV commissione all’Ars. E’ una valutazione. Ve ne possono essere altre due: incapacità e fuoco amico. Incapacitá: se sei dentro una struttura politica in cui la somma dei voti decide, puoi ottenere risultati solo attraendo verso le tue posizioni, con metodi leciti, chi si trova su posizioni diverse. Quindi l’affermazione ‘siete tutti corrotti e con voi non ci parliamo’ non è strumentale a questo passaggio, ma semplicemente a fare vetrina e demagogia, come i titoli di tse-tse”.
Poi Menallo spiega anche cosa intende per Fuoco amico: “Da sempre, il gruppo alla Regione, a parte gli indifferenti di moraviana memoria, è percorso da violenti conflitti personali; ricordo che Palermo, all’epoca il più rappresentativo dell’Isola, ebbe molti mal di pancia per la candidatura Cancelleri, per tacere delle polemiche sull’opzione provinciale (Cancelleri poteva scegliere tra Cl, Pa e Ct ed era orientato a scegliere Palermo, con la conseguente esclusione di Trizzino, ultimo degli eletti a Palermo). Alla fine scelse Cl ed il candidato che sarebbe stato eletto a Caltanissetta andò a fare il collaboratore del gruppo. Piccole compensazioni interne”.
“In sintesi prosegue Menallo -: non si può svolgere il ruolo di deputati senza un minimo di competenze tecniche e capacità di relazionarsi con criminali certificati senza sporcarsi le mani, mantenendo le proprie posizioni ma spostando quelle altrui. Dimenticavo: le assistenti sociali servono di più nei Comuni, ma questo lo hanno già metabolizzato… anche se non correttamente.
Intelligenti pauca.
p.s:
quanto sopra non significa affatto che preferisco un deputato ladro ad un 5 stelle. Preferisco una persona intelligente ed onesta. Possibilmente dotata di autonomia di giudizio senza la sindrome del branco e dello spirito guida…
Anche noi abbiamo il nostro p.s.
Trizzino non se ne abbia a male: ma la sua presidenza, almeno sull’acqua pubblica, avrebbe potuto fare di più e meglio. Ma il punto non è questo e non riguarda il solo Trizzino: riguarda tutt’e 14 deputati grillini dell’Ars:
Egregi deputati, voi, prima del rinnovo delle commissioni, avete presentato una mozione di sfiducia al presidente della Regione, Rosario Crocetta. Ciò significa che è vostra volontà mandare a casa il governatore e l’intera Assemblea regionale siciliana (a norma di legge, se il presidente va via, vanno a casa anche gli altri 89 deputati dell’Ars).
Cosa vogliamo dire? Semplice: che, per un fatto di coerenza, i 14 deputati grillini dell’Ars non avrebbero dovuto partecipare al rinnovo delle commissioni legislative di un Parlamento che vogliono mandare a casa. Lamentarsi per non essere stati rieletti, poi – come nel caso di Trizzino – è decisamente fuori luogo.
Detto questo, i grillini, fino ad oggi, hanno fatto bene a non rassegnare le dimissioni da deputati di Sala d’Ercole. Perché dimettendosi – senza avere la garanzia che a dimettersi sarebbero almeno 46 deputati su 90 (per sciogliere anticipatamente l’Ars occorrono, per l’appunto, 46 deputati dimissionari) avrebbero fatto un grande favore alla maggioranza e al governo Crocetta. Insomma hanno evitato l’errore marchiano commesso da Fabrizio Ferrandelli, che invece di lasciare il gruppo parlamentare del PD e andare nel gruppo misto per scatenare un casino contro Crocetta e compagni, si è dimesso lasciando il campo ai suoi avversari. A meno che non si sia dimesso per non creare problemi al governo Crocetta: ma questo è un altro discorso…
Ciò posto, ribadiamo: i deputati grillini hanno fatto malissimo a partecipare al voto per il rinnovo delle commissioni.