Anche la Procura indaga sull’intoccabile Monterosso

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La Procura di Palermo l’accusa di abuso di ufficio. La nuova inchiesta è legata alla condanna della Corte dei Conti che le aveva intimato di restituire alle casse erariali 1,3 miliondi di euro…Proprio ieri, il Presidente dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone, aveva  parlato chiaramente di “responsabilità politica”, al di là dell’esistenza o meno di norme penali o amministrative

Una  nuova tegola giudiziaria si abbatte sulla bionda testa di Patrizia Monterosso, l’inamovibile segretario generale della Presidenza della Regione Siciliana. Dopo la condanna della Corte dei Conti che le aveva intimato di restituire alle casse erariale 1, 3 milioni di euro (per il caso dei rimborsi extrabudget agli enti della Formazione professionale), ora, come si legge sul Giornale di Sicilia,  arriva l’inchiesta della Procura di Palermo che l’accusa di abuso di ufficio.

I due casi sono collegati. La Regione, dopo la condanna dei magistrati contabili (e nonostante gli appelli del Movimento 5 Stelle che chiedeva a Palazzo d’Orléans di farsi rimborsare quella somma), aveva provato ad intraprendere la via delle ‘compensazioni’. Ovvero, tentare di recuperare quei soldi dai finanziamenti dei nuovi bandi della Formazione. Per fare questo, la Monterosso aveva inviato un atto di diffida all’ex dirigente generale della Formazione, Anna Rosa Corsello.

Ma poiché questo tentativo di salvare le tasche del segretario generale si è ripercosso su alcuni enti (con il blocco dei bandi), questi si sono opposti costituendosi in giudizio. E proprio questa diffida per i pm ha costituito l’abuso d’ufficio.

Vedremo adesso cosa si inventeranno per salvare, ancora una volta, la poltrona della potente donna dello staff di Crocetta (della sua mirabolante carriera vi abbiamo parlato qua). 

Proprio sul caso Monterosso, ieri, sollecitato da alcune domande, si è espresso il Presidente dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone, al termine della sua audizione dinnanzi alla Commissione antimafia all’Ars. Il quale ha parlato chiaramente di “responsabilità politica”, al di là dell’esistenza o meno di norme penali o amministrative:

“Io credo che in tutti i sistemi ci debbano essere dei meccanismi fondamentali, che dovrebbero funzionare anche sul piano della responsabilità politica. Questo sistema della responsabilità politica è un sistema che da noi funziona molto poco. Noi – ha dichiarato Cantone- non possiamo pensare di risolvere ogni cosa con norme penali o peggio ancora con norme amministrative. Per la scelta dei propri collaboratori dovrebbe valere il criterio almeno dal punto di vista generale, al di là della questione specifica, della culpa in vigilando, ma anche della culpa in eligendo. Sono regole che valevano persino nell’antica Roma”.

E ancora: “La legge oggi non prevede che la condanna della Corte dei conti comporti la decadenza – spiega Cantone – ma la riforma della Pubblica amministrazione prevede una norma molto importante in questo senso, che riguarda la riforma della dirigenza: persino la sentenza di condanna in primo grado della Corte dei conti non consente più a un soggetto di essere nominato”. E se il dirigente è già nominato?

“Bisognerà capire quale sarà la norma: potrebbe anche prevedere la decadenza”.

Più chiaro di così….

 

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