Una digressione tra certezza del diritto e storia. Da Nikolai Krylenko, che ci riporta nella Russia di Stalin, a Thomas Becket. Il primo rimase vittima dei sui metodi criminali. Il secondo, invece, venne ucciso perché si rifiutò di negoziare i valori della cristianità nel Regno. Quali valori saranno alla base della futura Corte Costituzionale?
La certezza del diritto è il principio in base al quale il diritto deve ricevere una applicazione prevedibile. In altri termini, a fronte della violazione di una norma, deve seguire l’applicazione della sanzione che la stessa norma ha stabilito in caso di sua violazione (esempio: chiunque commetta il tal reato è condannato a tot anni).
Il principio della certezza del diritto, in realtà, ha sempre avuto, più che altro, un forte contenuto simbolico. Il diritto è strutturalmente incerto in quanto, di un testo scritto, ben raramente sono possibili interpretazioni univoche. I conflitti interpretativi rappresentano quanto di più comune è possibile trovare nel mondo del diritto, dato che, ad esempio, si va di fronte al giudice, quotidianamente, proprio per avere una pronuncia che sciolga un caso dubbio.
La certezza del diritto pertanto potrà essere un principio effettivo e reale solo in quei settori giuridici che non risultino particolarmente controversi. Ove controversie ci siano, la certezza del diritto potrà essere un obbiettivo cui tendere, ma non un risultato raggiunto.
Notate quanto sia pericolosa la conclusione cui perviene il ragionamento: e cioè alla sostanziale relatività del diritto. Si comprende quindi come possa diventare vera l’affermazione che spesso si sente come una battuta, che per gli amici il diritto si interpreta e per tutti gli altri si applica.
Ancora una volta dunque al centro delle cose c’è l’uomo. Egli solo può dare concretezza al quel principio, realizzare quell’istanza di certezza e farsene garante e difensore. Ne deriva che la certezza del diritto risiede quasi esclusivamente nell’onestà intellettuale e morale dei giudici, nel sentirsi essi non più uomini soltanto, ma vivendo ed agendo da soggetti consapevoli di rappresentare un’Istituzione.
La storia ci ha consegnato numerosi esempi di uomini di tal fatta. Non tutti positivi. Infatti ci sono stati quelli che hanno interpretato ed esercitato il proprio ruolo sottomettendo l’uomo all’idea del diritto, ed altri che hanno elevato l’uomo fino a quell’idea. I primi hanno sacrificato esseri umani, i secondi hanno sacrificato se stessi.
Nikolai Krylenko fece carriera negli organi della giustizia sovietica con il compito di debellare ogni opposizione al comunismo. Partecipò alla stesura dei codici penali del 1922, del 1926 e del 1934. Fu lui ad elaborare il famigerato art. 58, tanto vituperato da Solgenitsin nel suo monumentale “Arcipelago Gulag”. Tale articolo prevedeva la condanna dei reati controrivoluzionari, senza però darne una definizione che veniva affidata all’arbitrio del giudice.
Questo portò al cosiddetto “terrore rosso” contro gli intellettuali e i dissidenti. Krylenko organizzò un fantomatico processo contro una presunta organizzazione capitalistica, che fu un mero pretesto per eliminare i rivali interni al partito.
Ma si sa, chi di spada ferisce, di spada perisce. Divenuto scomodo a Stalin, Krylenko provò su di sé i metodi da lui stesso inventati, fu processato e condannato a morte.
“Se Dio mi permettesse di essere arcivescovo di Canterbury, perderei la benevolenza di vostra maestà, e l’affetto di cui mi onorate si trasformerebbe in odio, giacché diverse vostre azioni volte a pregiudicare i diritti della Chiesa mi fanno temere che un giorno potreste chiedermi qualcosa che non potrei accettare e gli invidiosi non mancherebbero di considerarlo un segno di un conflitto senza fine tra di noi.”
Queste furono le parole profetiche che Thomas Becket rivolse al suo re, Enrico II, quando questi, dimostrando di non conoscere affatto il suo Cancelliere, credette che la fedeltà alla Corona e lo zelo dimostrati da Beckett nel fare grande l’Inghilterra fossero frutto del suo amore personale per lui. Ritenendo di avere avuto un’idea geniale decise di fare nominare Beckett, che era il suo più fidato collaboratore, Arcivescovo di Canterbury, vale a dire il più alto rappresentante della Cristianità nel Regno. Enrico capì presto, e a sue spese, di non avere tra le mani una marionetta e si trovò a dovere fronteggiare un uomo di Chiesa, di principi non negoziabili e per i quali era disposto a morire. Il re non ebbe altra scelta che lasciarlo nelle mani di suoi fedeli baroni che lo trucidarono proprio all’interno della Cattedrale.
Per quali idea di uomini e di giudici stanno litigando i partiti dentro il Parlamento chiamato ad eleggere i giudici della Corte Costituzionale? Per miserabili come Krylenko o per martiri come Beckett?