Oggi, in Sicilia, il vero nemico è un blocco di circa 800 mila elettori legato alla vecchia politica delle clientele. Per sconfiggerlo ci vuole un contro blocco che è affidato all’intelligenza e alla sensibilità dello stesso elettorato siciliano
In democrazia, nei Paesi dove si vota con il suffragio universale, i voti non si pesano, si contano. E sono tutti uguali. Nel conto, il voto del signor Rossi conta tanto quanto il voto del signor Bianchi.
Ma è veramente così? Qual è l’obbiettivo politico temporale di un poveraccio semianalfabeta, senza né arte né parte che ha tra le mani come suo unico tesoro il certificato elettorale? Quello di mettere insieme il pranzo e la cena per il più lungo tempo possibile, naturalmente.
E’ chiaro che per una persona in queste condizioni il voto vale poco e può essergli comprato, con pochi spiccioli, oppure, se già gli sono stati garantiti per un certo tempo il pane e il companatico, basterà che coloro i quali glieli hanno garantiti gli si ripresentino con la promessa di continuare a garantirglieli e la cosa è fatta. Per soggetti così anche la semplice promessa di trovare loro un posto a quella tavola può essere sufficiente per farne dei fedeli elettori.
Qual è invece l’obbiettivo politico temporale di un professionista, di un insegnante, di un funzionario di banca, o della pubblica amministrazione in genere o di un abile commerciante o di un artigiano affermato? Non certamente la sopravvivenza. Per costoro il bene della vita è assicurato e quindi occorrono ben altre motivazioni per scomodarsi fino al seggio elettorale.
Ecco che i voti, anche se non si pesano, pesano. I voti dei poveracci sono leggerissimi. Basta poco per spostarli, i voti della borghesia invece sono pesantissimi.
Se entrambi, il poveraccio e il borghese, sono privi di coscienza civile e sociale, per entrambi il voto non vale nulla. I primi lo vendono, i secondi lo sprecano. Più apprezzabili sono certamente i poveracci che nella peggiore delle ipotesi lo investono. Gli altri sono degli imbecilli e nulla più.
La stupidità e l’egoismo di quello che Aristotele chiama animale politico, cioè l’uomo, sono tali da farlo diventare soltanto un animale. Come si fa a non capire che non votare equivale a votare due volte? Che la mancanza del proprio voto nel conto fa raddoppiare il valore del voto dato? Che la diminuzione dei voti fa aumentare il valore del voto di scambio a scapito del voto di opinione?
Ragioniamo. Qual è per i politici l’elettorato ideale? Ovvio, quello che li vota. E quindi qual è il loro obiettivo? Che a votare vadano soltanto quelli che li votano. Non è chiaro? E quando questo obbiettivo sarà raggiunto, da chi sarà costituita la maggioranza degli eletti? Non certo da professionisti, da insegnanti, funzionari di banca, alti burocrati, magistrati o piuttosto abili commercianti o artigiani affermati. Quelli sono rimasti a casa. Se ce ne saranno tra gli eletti ci saranno per essere sfoggiati. Ma non conteranno nulla.
In politica funziona il principio dell’economia secondo il quale la moneta cattiva spazza via quella buona. Ed è quello che sta succedendo.
Lo squallore infinito della attuale politica siciliana è figlia di quel 51% di elettori che alle scorse elezioni regionali è rimasto a casa. E’ questo è il meno. Il rapporto perverso tra gli elettori “poveracci” e gli eletti si è rafforzato. Ha raggiunto un picco quantitativo che imporrà a chi vorrà tentare di batterlo di creare un controblocco di un milioni di elettori.
Ammettiamo che questo ferreo ragionamento convinca qualcuno, cosa difficile perché nei Paesi sottosviluppati come la Sicilia comanda la pancia, non certo la logica. Questo qualcuno immediatamente si chiederà: “Ma per chi votare? Tanto sono tutti uguali!”.
E’ vero, sono tutti uguali. Anche quelli che sembrano diversi hanno in comune con tutti gli altri lo stesso vizio di fabbrica. Prendono ordini da fuori dalla Sicilia. Difendono interessi di altri, non nostri. Non sono democratici, perché non rispondono a chi li ha eletti.
Però, se guardiamo bene, senza pregiudizi, vedremo che in giro ci sono volontà, forze e intelligenze tutte siciliane che hanno voglia e che sono in grado di cambiare veramente le cose.
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