La frana di Mondello potrebbe non essere l’unica

27 novembre 2015

Il ‘caso’ del masso che ha travolto un’abitazione a Mondello, provocando la morte di una donna, pone un interrogativo: quante sono, a Palermo, le abitazioni a rischio? Le ‘cementificazioni’ lungo il verde pubblico che costeggia la Circonvallazione della città. La legge regionale n. 71 del 1978 aggirata dalle stesse autorità. E altro ancora

Leggo tanti commenti a proposito del masso che è crollato a Mondello, travolgendo un’abitazione, uccidendo una donna e provocando altri feriti. Vivendo a Palermo, sarò passato migliaia di volte dalla zona dove è avvenuta la frana. E mi sono sempre chiesto: ma chi ha autorizzato la costruzione delle ville sotto il costone di una collina?

Provo grande pietà cristiana per la donna che ci ha rimesso la vita. Ma, a proposito delle responsabilità dell’amministrazione pubblica, mi chiedo e chiedo: cosa avrebbe dovuto fare rispetto a un fatto del genere? Forse – come già accennato – avrebbe dovuto evitare di rilasciare le autorizzazioni per costruire in un luogo così pericoloso. Forse – e credo di non sbagliarmi – quando sono state rilasciate le licenze edilizie per realizzare queste ville, il clima di Palermo e, in generale, della Sicilia, era diverso.

Alla fine dell’800, in Sicilia, si coltivava il riso. La nostra Isola era piena di zone paludose. L’area di Mondello-Valdesi, tanto per citare un esempio, era piena di pantani. E non è un caso se, quando piove, si allaga sempre. Anche perché le opere di drenaggio – dalle parti di Partanna-Mondello e Valdesi – non debbono essere eccezionali. Anzi. Insomma, 120 anni fa circa nella nostra Isola c’era un clima sub tropicale umido. Poi il clima è cambiato. Ed è diventato sub tropicale arido. Non dobbiamo dimenticare che, alla fine degli anni ’80, a Palermo, a causa della siccità, la città è stata riempita di silos dove i palermitani andavano a riempire l’acqua per lavarsi.

Oggi il clima è cambiato di nuovo. Ed è diventato ancora una volta sub tropicale umido. Gli effetti si cominciano a vedere. Ad ogni pioggia di intensità media, mezza città si allaga. In questo caso, in verità, le piogge c’entrano fino a un certo punto: Palermo si allaga perché è amministrata male. Negli ultimi anni abbiamo speso centinaia di milioni di Euro per tre linee di Tram che, a regime, costeranno 15 milioni di Euro all’anno con incassi che – stando alle più rosee previsioni – non supereranno i 5 milioni di Euro all’anno. Si tratta, lo ribadiamo, di stime ottimistiche: i 5 milioni di incassi presuppongono che tutti i cittadini paghino il biglietto del Tram: cosa molto improbabile. Per non parlare dei costi, che potrebbero risultare maggiori di 10 milioni di Euro all’anno.

A Palermo, negli ultimi anni, sono stati spesi soldi a palate per tre linee di Tram, per il passante ferroviario e per un semicerchio che viene impropriamente chiamato anello ferroviario. Ma nessuno si è occupato delle caditoie e, in generale, delle opere di drenaggio. Non osiamo pensare cosa succederebbe a Palermo se una pioggia di forte intensità, invece di durare 5-10 minuti, dovesse durare un’ora o più. Meglio non pensarci…

Non va meglio per le abitazioni – piccole, medie e grandi ville – realizzate nel verde pubblico in barba al Piano regolatore del 1962 e, soprattutto, in barba alle prescrizioni sull’attività di edificazione introdotte dalla legge regionale numero 71 del 1978. Qualche anno fa una pioggia intensa – ma non impossibile – ha seminato il panico nella zona di via Belmonte Chiavelli. Oggi un masso – a causa delle piogge degli ultimi mesi – ha travolto, come già ricordato, un’abitazione a Mondello.

Ma non è solo Mondello a rischio frana. Se non ricordo male, percorrendo la Circonvallazione da via Lazio, in direzione Trapani-Mazara del Vallo, sulla sinistra le lottizzazioni nelle aree verdi non si contano più. Se non ricordo male, il Piano regolatore di Palermo del 1962 stabiliva che quella era un’area a verde pubblico. Con un indice di edificabilità che era già basso. E che è stato drasticamente ridotto con l’approvazione, da parte del Parlamento siciliano, della già citata legge n. 71 del 1978. Parlo della legge urbanistica – peraltro ancora in vigore – che, forse, è costata la vita all’allora presidente della Regione siciliana, Piersanti Mattarella.

Ricordo un particolare che mi fede notare mio padre, che era un dirigente regionale che, spesso, si era occupato di urbanistica. Tra la data di approvazione della legge regionale n. 71 del 1978 e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Regione passarono circa 100 giorni. Un ritardo anomalo che diede la stura a incredibili speculazioni edilizie in tutta la Sicilia nelle aree a verde pubblico. Un esempio l’abbiamo qui a Palermo: la speculazione di Pizzo Sella, che è ‘figlia’ dei ritardi registrati nella pubblicazione della legge n. 71 del 1978.

Gli anni successivi a questa legge non hanno frenato le speculazioni sul verde pubblico. Oggi la natura potrebbe iniziare a presentare il conto. Le piogge degli ultimi anni – che con il passare del tempo aumentano sia in quantità, sia in intensità – rischiano di provocare problemi enormi alle abitazioni realizzate in zone a rischio frana. Bisogna essere realisti: la frana di Mondello potrebbe non essere l’unica. Speriamo bene.

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