In una Sicilia dove, purtroppo, le discariche sostituiscono la raccolta differenziata dei rifiuti, il PD siciliano si è adeguato trasformando la propria forma-partito in un luogo dove si accolgono e si raccolgono tutti i ‘rifiuti’ della politica che possono essere riutilizzati: ex Dc, alfaniani in pre-rottamazione, ex lavapiatti, ex autisti, saltimbanchi, cambia casacca, portatori insani di coraggio. Il centro di ‘compostaggio’ e ‘smaltimento’ di Palazzo Reale…
“Tutti i cittadini hanno diritto si associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Così recita l’articolo 49 della Costituzione del nostro Paese. Fin qui tutto bene. Ma cos’è un partito?
Un partito politico è un’associazione tra persone accomunate da una medesima finalità politica ovvero da una comune visione su questioni fondamentali della gestione dello Stato e della società o anche solo su temi specifici e particolari. L’attività del partito politico è volta ad operare per l’interesse nazionale.
Cambiando, nel caso di un partito regionale, Stato con Regione siciliana, e nazionale con regionale, il risultato immediato è che la visione comune si focalizza su temi specifici e particolari e che la sua attività è volta ad operare per fini esclusivamente personali. Qual è la strategia principale di un partito? L’occupazione di cariche elettive (non guardate me, non lo dico io, lo dice la scienza).
I partiti(anche quelli regionali) svolgono la funzione di controllo dei governati sui governanti: poiché infatti i candidati si presentano all’interno di liste di partito, è più facilmente punibile un’eventuale rottura del patto di fiducia tra il candidato eletto e gli elettori che lo hanno votato (non votando più il partito di cui fa parte). Bello vero? Dunque chi lascia il partito nel quale è stato eletto per iscriversi in un altro non dovrebbe essere più votato ma punito dall’elettore.
In quale Paese? Non certo qui in Sicilia dove le migrazioni da un partito all’altro, la fondazione di nuovi partiti all’interno dell’organo politico eletto, cioè il Parlamento sono pane quotidiano e sono graditissimi. L’assoluta mancanza di rispetto dell’elettore e del partito nel quale si è eletti è la caratteristica della squallida politica di casa nostra.
Nei Paesi dove non si butta la carta a terra, dove si raccoglie la cacca dei cani, dove i rifiuti vengono raccolti e i mezzi di trasporto pubblico funzionano, quando un eletto esce dal suo partito esce contemporaneamente dalla Organo in cui è stato eletto. Cose da pazzi? Da noi in Sicilia se valesse questa regola morale, certo, etica, senza dubbio il nostro Parlamento avrebbe cambiato faccia almeno tre volte. Ma l’etica qui da noi è quella persona di sesso femminile malata di etisia, tubercolosi, non certo un valore.
La democrazia occidentale esprime un sistema partitico, ovvero un l’insieme di partiti legati da una relazione logica. In Sicilia vige un tipo particolarissimo di logica, la logica della sopravvivenza. Appena si è afferrato il polpo non lo si molla più. I sistemi possono essere monopartitici, bipartitici, multipartitici.
I sistemi multipartitici caratterizzano la maggioranza delle democrazie (es. America Latina, Italia), nati dal succedersi e cristallizzarsi dei conflitti sociali. Tali sistemi possono essere contraddistinti da coalizioni eterogenee e instabili.
La versione elaborata e accelerata del multipartitismo è costituita dal pluralismo atomizzato o segmentato. In questo caso la scienza ci dice che i partiti che contano sono nove o più(guarda un po’!), c’è bassa polarizzazione ideologica(in taluni casi come in Sicilia,nulla), alta frammentazione, presenza di coalizioni poco coese e dispersione del potere. È il caso del Burkina Faso, del Burundi, e di altre giovani democrazie sub sahariane
Il partito indifferenziato non riciclabile è l’estrema involuzione del pluralismo atomizzato.
Nel nostro Paese l’esempio più chiaro di questa specie di partito è il PD siciliano. Questo partito, la cui principale caratterista è l’ipercinesi afinalizzata, si identifica generalmente con un cassonetto dei rifiuti indifferenziati e si propone ed opera proprio come un cassonetto nel quale, nel tempo, sono stati conferiti i seguenti rifiuti:
giocattoli rotti (es. deputati UDC/NCD, effetto della rottura del giocattolo DC);
oggetti in gomma (es. deputati di Sicilia Futura: ovunque li sbatti rimbalzano nella maggioranza);
spugne sintetiche (es. politicanti giovani e già scafati che, nel giro di tre anni di migrazioni di ‘alto’ valore ideale, hanno accumulato residui organici assunti da più partiti di provenienza);
assorbenti (es. deputati di Sicilia Democratica, partito-Ikea, componibile e scomponibile al bisogno);
lettiere ed escrementi di animali (deputati ex lavapiatti, ex cameriere e ex autisti tutti morti di fame che, avendo un seguito di trenta quaranta servi muniti di certificato elettorale, godono di autorevolezza in mezzo ai rifiuti);
polvere e cenere (deputati di antico pelo, ormai trapassati nel ricordo di un partito che aveva un suo perché).
Dove finisce l’indifferenziato-politico raccolto? I rifiuti non recuperabili raccolti vengono smaltiti presso l’Assemblea regionale siciliana, nell’impianto detto di Palazzo reale, frazione di Monnezza.
Concludiamo con una serie di consigli utili per la raccolta dell’indifferenziato
E’ buona regola riporre i rifiuti in sacchetti ben chiusi prima di conferirli nel PD-cassonetto.
Se si hanno dei dubbi rispetto alle caratteristiche di un rifiuto, dopo aver consultato il rifiutologo (vedi indirizzo sotto), è preferibile conferire il rifiuto nell’indifferenziato piuttosto che fare un errore nel differenziare il materiale.
Per maggiori informazioni rivolgersi a:
www.nazarenosedecentrale.it
telefona al Numero Verde Nazareno 800-0100000
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