Il ritorno in campo di Gianfranco Miccichè ci ricorda tanto uno degli episodi di un celebre film con Gasman e Tognazzi: Il pugile suonato. L’ex Cavaliere e il suo pupillo siciliano gli somigliano proprio… Insomma i ‘Presidenti operai’ hanno fatto il loro tempo. Mentre i somari rimangono somari e non diventeranno mai cavalli…
Un grande film a episodi del secolo scorso con due interpreti straordinari, Ugo Tognazzi e Vittorio Gassmann, affonda il bisturi sul peggio del peggio degli italiani. Il cinismo, l’egoismo, l’ignoranza e la volgarità venivano declinati senza misericordia e senza sconti. In uno degli episodi, Il pugile suonato, un manager senza scrupoli convince un pugile ormai in disarmo a tornare sul ring. Il pugile ha già preso tante botte e il suo equilibrio psicofisico è molto labile. Ma è stato campione italiano e potrebbe spuntare una buona borsa. Il manager ha bisogno di soldi e non si fa scrupolo di mandare il pugile al massacro.
Chi ci ricorda? Non è difficile: Berlusconi nella parte del manager in cerca di una revanche impossibile e Gianfranco Micciché, il quale, dopo i tanti insuccessi collezionati negli ultimi anni, si era ritirato a coltivare cavoli, cosa che per il bene dei siciliani avrebbe dovuto fare all’inizio e non alla fine della sua carriera politica.
La riesumazione di Miccichè la dice lunga sullo stato di disperazione dell’ex demiurgo dell’Italia nuova. Mettere a capo del suo defunto partito il politico che consentì all’ex Ministro dell’Economia del governo Berlusconi, Giulio Tremonti, di sfasciare l’impianto politico finanziario dell’accordo tra Stato e Regione e portare i soldi a Bossi non è una mossa intelligente.
La sua sensibilità da bottegaio nel considerare i trattati carta straccia e la sua pochezza politica nel dichiarare di volersi candidare perché con 5000 Euro al mese non ce la faceva a tirare avanti ci fanno capire, anche a noi, che pure siamo un po’ tordonelli, il suo concetto di politica: la politica è servizio: servizio in camera…
Ma con Berlusconi e Miccichè l’intelligenza è stata sempre sciarriata. Sono stati solo bravi a cogliere l’attimo, hanno saputo seguire la corrente. Ma quando la cresta dell’onda è scesa, la loro inadeguatezza politica, quella dei grandi disegni e dei grandi progetti, è venuta fuori in tutta la sua squallida evidenza.
Che cosa vogliono adesso queste due macchiette della politica dai siciliani? Che cosa possono sperare di cavare da chi hanno illuso e deluso? Che cosa ha fatto per la Sicilia il manipolo dei 61? Nulla perché questo era la sua missione.
Due nullità sommate non fanno mai un’unità e a noi serve tanto, ma non in quantità, la quantità arronzata da Forza Italia. A noi serve qualità, tanta qualità, una politica di ampio respiro, una progettualità seria, concreta, non promesse illusorie.
I presidenti operai hanno fatto il loro tempo, sono marciti. Abbiamo capito che sotto l’elmetto c’è il vuoto. Abbiamo capito che natura non facit saltus: che dieci somari non faranno mai un cavallo.