La notizia la si può leggere sul sito Marsala News. Gli aerei sarebbero arrivati lo scorso 21 novembre. Ma, ovviamente, nessuno si è premurato di avvisare i Siciliani dei rischi legati alla nuova follia francese
La Sicilia entra a pieno titolo nella guerra che la Francia ha dichiarato all’Isis? Come leggiamo nel sito Marsala news in un articolo di qualche giorno fa (per la precisione, del 22 Novembre) “Quindici aerei da caccia francesi ieri sono arrivati in Sicilia. Ormai il livello di allarme è altissimo. Qualcuno aveva anche chiesto di fare arrivare i velivoli dell’aereonautica francese nello scalo Falcone Borsellino”, cioè a Palermo. Ma a quanto pare, bontà sua, il governo Renzi ci avrebbe risparmiato di trasformare l’aeroporto del capoluogo siciliano in una base militare francese.
La richiesta di potere operare da Palermo, leggiamo sempre nel sito Marsala News, “sarebbe stata avanzata direttamente dall’aeronautica militare francese. Una richiesta non solita, visto che in Sicilia ci sono due basi militari: quella di Trapani Birgi e di Comiso. Alcuni funzionari dell’Enac hanno contattato sia l’aeronautica militare italiana e che quella francese e i caccia sarebbero stati spostati nelle basi militari. Probabilmente si trovano a Trapani Birgi”.
In effetti, la notizia che circola da qualche settimana è che i francesi avrebbe chiesto all’Italia la disponibilità ad utilizzare gli aeroporti militari del nostro Paese, non certi quelli civili. La scelta sarebbe caduta sulla Sicilia. Insomma, si potrebbe ripetere quello che è avvenuto con la guerra in Libia, voluta sempre dai francesi, quando l’aeroporto civile di Trapani è stato chiuso al traffico, per dare modo agli aerei da guerra francesi di utilizzare lo scalo trapanese come base operative per scorrazzare sui cieli libici.
“Non si sa se gli aerei faranno base in Sicilia per le incursioni aeree in Siria o dovevano fare scalo per raggiungere le basi turche – leggiamo sempre su Marsala News -. Oggi in Prefettura a Palermo ci sarà una riunione nella quale si affronteranno diversi temi legati alla sicurezza in vista dell’allerta che è già scattata nel nostro Paese dopo la strage di Parigi”.
A dir la verità, noi di questa riunione non sappiamo nulla. Ma sappiamo che, oltre al Muos di Niscemi e alla base militare di Sigonella, la Sicilia potrebbe ospitare, per la seconda volta, gli aerei militari francesi. Rispetto alla guerra alla Libia, però, c’è qualche differenza: il ‘nemico’ non è un uomo – Gheddafi – contro il quale erano schierati tutti i potenti del mondo per impedirgli dare vita a una moneta araba pronta a fare concorrenza al Dollaro e all’Euro. In questo caso, di fatto, la Sicilia si schiererebbe contro un’organizzazione terroristica internazionale che ha già dimostrato di essere potentissima, mettendo sotto scacco la Francia.
Di fatto, come abbiamo scritto in un articolo qualche settimana fa, la Sicilia, che è già un obiettivo di possibili attentati terroristici per via della presenza dei già citati Muos e Sigonella, potrebbe diventare ancora più a rischio. Contro un nemico – l’Isis – che sembra molto potente. Il tutto per aiutare un Paese – la Francia – che all’Italia non ha mai fatto grandi sconti. L’economista Nino Galloni ha raccontato in tante interviste che, alla fine degli anni ’80 del secolo passato, i francesi e i tedeschi volevano a tutti i costi sbaraccare le partecipazioni statali italiane che facevano concorrenza alle grandi industrie della Francia e della Germania. Operazione in parte riuscita grazie a Tangentopoli.
Un paio di mesi prima che la Francia dichiarasse ‘guerra’ alla Libia, l’ENI aveva stretto con Gheddafi un importante accordo commerciale che faceva dell’Italia l’interlocutore unico nella gestione degli idrocarburi libici. Questo – insieme con il già citato progetto della moneta unica araba – ha scatenato la guerra contro la Libia. Di fatto, il nostro Paese ha partecipato a una guerra contro il leader libico con il quale, qualche mese prima, avevamo firmato un importante accordo economico e commerciale. Di fatto, l’Italia ha combattuto una guerra contro i propri interessi. Una guerra combattuta a partire dalla Sicilia, se è vero che gli aerei da guerra che bombardavano la Libia partivano dall’aeroporto di Trapani Birgi.
Oggi la storia si sta ripetendo. La Sicilia è sempre trattata come “l’ultima delle colonie”, visto che gli aerei da guerra francesi – sempre secondo Marsala News – sarebbero ‘parcheggiati’ dalle nostre parti. Con qualche rischio in più, come già ricordato. Perché la Sicilia, oggi, non è certo in grado di controllare, ad uno ad uno, tutti gli extracomunitari che vivono nella nostra Isola e, soprattutto, che sbarcano nelle nostre coste.
“Guai ai vinti”, disse un giorno Brenno, ricordando che l’unica legge valida è quella del più forte… Brenno se non ricordiamo male era un gallo, popolo che con la Francia, forse, qualche legame dovrebbe averlo…
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