La vecchia politica siciliana torna a proporre gli annacamenti senza movimenti. Miccichè è riuscito a farsi ‘incoronare’ di nuovo ‘capo’ di Forza Italia in Sicilia, portandosi dietro Nello Musumeci (ex An), Giusy Savarino (cuffariana) e Gaetano Armao (gli porterà in ‘dote’ gli ignari indipendentisti?). Miccichè, dopo aver regalato Crocetta alla Sicilia, lo vorrebbe ‘defenestrare’. Siamo alla farsa. Le ‘rivelazioni’ di Valentina Spata sul ‘flirt’ tra Davide Faraone e Saverio Romano
La Sicilia sta affondando. Siamo ormai a fine Novembre 2015. Il governo regionale non ha ancora presentato il ‘Bozzone’ con Bilancio e Finanziaria 2016 (che oggi si chiama legge di stabilità). I Comuni dell’Isola sono alla canna del gas, in buona parte senza bilanci 2015 approvati e, come ha denunciato il vice presidente di ANCI Sicilia, Paolo Amenta, pagano i dipendenti comunali con i soldi che le Prefetture erogano per gli immigrati richiedenti asilo (e, se è per questo, pagano i circa 24 mila precari in buona parte con scoperture bancarie operosissime, tanto pagano con le tasse comunali gli ignari cittadini: di fatto sono loro, anche se non lo sanno, da qualche anno a questa parte, a pagare gli stipendi ai precari dei Comuni). Le ex Province sono allo sbando, commissariate, senza soldi e senza futuro (il completamento della riforma è stato rinviato al prossimo anno perché non ci sono nemmeno i soldi per le elezioni di secondo grado dei Consorzi di Comuni).
Il ‘bollettino da guerra’ continua con i precari della Regione, con riferimento ai dipendenti di società ed enti regionali. Tutti rigorosamente senza soldi. L’assessore all’Economia, il toscano Alessandro Baccei, ride e aggiunge che la liquidità è finita. Se non ce l’avesse detto lui, non ce ne saremmo accorti… Magari lo dobbiamo anche ringraziare per la precisazione.
Ebbene, davanti a questo disastro, quali sono le eccelse novità della politica siciliana? La grande novità, quella che tutti in Sicilia attendevano come un evento ‘escatologico’, è rappresentata da Berlusconi che, in video conferenza, ha ‘riunificato’ Forza Italia in Sicilia (ormai per la Sicilia l’ex Cavaliere non si scomoda più di tanto: bastano i video). Lanciando l’altra grande ‘novità: il ritorno di Gianfranco Miccichè alla guida del partito in Sicilia. Volete mettere? Per l’occasione Berlusconi ha chiamato a raccolta quasi tutti i soggetti con i quali ha fatto ‘pastette’ negli anni ’90 del secolo passato. Pensate: all’appuntamento si è presentato anche Nello Musumeci, il politico di centrodestra – gran persona per bene – che nel 2012 è stato ‘impiombato’ proprio da Gianfranco Miccichè, che si è candidato alla presidenza della Regione proprio per fare perdere Musumeci e per fare vincere Rosario Crocetta.
Eh già, perché alle elezioni regionali del 2012 Miccichè era il candidato sponsorizzato da Raffaele Lombardo. Il quale, mentre diceva di appoggiare Miccichè, forniva candidati e voti alla Lista Crocetta del collegio di Catania. Miccichè non sapeva nulla o erano tutti d’accordo per ‘pugnalare’ Musumeci e per far vincere Crocetta? Ma lo volete sapere qual è il bello di questa storia? Che Miccichè, che ha fatto eleggere Crocetta, ora dice: “Dobbiamo mandare a casa Crocetta”. Una farsa!
Insomma: ‘sto Crocetta non lo vuole nessuno. Il PD renziano – che grazie a una ‘campagna acquisti’ oggi dovrebbe essere maggioranza nel partito in Sicilia e tra i deputati PD dell’Ars – lo vuole mandare a casa. Miccichè e Forza Italia lo vogliono mandare a casa. Il presidente del Parlamento siciliano, Giovanni Ardizzone, esponente di spicco dell’UDC, ha detto che è meglio sciogliere l’Assemblea regionale siciliana e andare a votare. Però Crocetta è sempre lì, più vivo e più dannoso che mai.
A scombinare i giochi hanno pensato i parlamentari del Movimento 5 Stelle di Sala d’Ercole, che hanno presentato l’ennesima mozione di sfiducia a Crocetta. Sulla carta Rosario è già sulla strada di ritorno per Gela. Se mettiamo assieme PD renziano, grillini, Forza Italia e UDC Rosario non dovrebbe avere speranze. Sarà così o finirà come la mozione di censura alla dottoressa Patrizia Monterosso, bloccata dagli ‘incappuccianti’ che stanno dentro e, soprattutto, fuori dal ‘Palazzo’?
Ah, dimenticavamo: al richiamo della foresta berlusconiana made in Sicily non ha saputo resistere Gaetano Armao. Già vicino a Forza Italia negli anni ’90, quando proprio Gianfranco Miccichè controllava il partito nell’Isola, poi assessore – anzi uomo forte – nel governo regionale di Raffaele Lombardo, negli ultimi mesi Armao si è ritagliato un posto in Sicilia Nazione, movimento che dovrebbe essere indipendentista. Che volete: Raffaele Lombardo non era forse autonomista con ambizioni sicilianiste? E Miccichè, prima di sparire dopo il suo ‘naufragio’ elettorale di tre anni fa (ricordiamo che alle elezioni regionali, nel collegio di Palermo, da candidato, non ha superato i 900 voti di preferenza), non era forse diventato, al pari del suo amico Lombardo, un mezzo-autonomista-sicilianista?
La cosa che ci diverte – anche se è un divertimento un po’ amaro – è la faccia di quei simpatici ‘baccalà’ che vanno dietro a Sicilia Nazione perché credono veramente di far parte di un movimento indipendentista. Persone di certo serie, idealiste, che qualche giorno fa, probabilmente senza capire quello che stava succedendo, si sono ritrovate con il loro ‘leader’ a quello che, alla fine, non è stato altro che il ‘congresso di rifondazione’ di Forza Italia in Sicilia. Insomma, tutti i presenti – Musumeci, Armao, la simpatica Giusy Savarino con il suo movimento AmunìSicilia e via continuando – si sono ritrovati all’incoronazione atto II di Miccichè. Punto. Il resto sono chiacchiere.
Ovviamente, Armao smentisce. Nessun accordo tra Sicilia Nazione e Forza Italia targata Miccichè. Ma alla seconda ‘incoronazione’ di Miccichè da parte di Berlusconi era lì.
Fine della sceneggiata? No. Vi potrà sembrare strano, ma in queste ore il PD renziano e la rinata Forza Italia si contendono una parte, per carità minima, dell’eredità di Totò Cuffaro. Parliamo del parlamentare nazionale Saverio Romano, già ministro berlusconiano che, con la sua straordinaria abilità, si è collocato con Verdini: in pratica, tra i sostenitori del governo Renzi (non vi stupite: Romano è un ex democristiano come lo è Renzi).
Insomma, nella Capitale Romano è renziano. E in Sicilia? A quanto pare pure. O quasi. A raccontare i retroscena del tentativo di ‘renzizzazione’ in salsa sicula di Saverio Romano e dei suoi è Valentina Spata, rappresentante in Sicilia del movimento politico ‘Possibile’, che fa capo al deputato nazionale, Giuseppe Civati, com’è noto chiamatosi fuori dal PD.
“In Sicilia – racconta Valentina Spata – accade, caso più unico che raro, che ci siano anche renziani non iscritti al PD, i quali hanno costituito un movimento politico a sé stante, con tanto di benedizione da parte del sottosegretario Davide Faraone. Occorre evidenziare che i renziani non hanno gradito la nomina di Lantieri. Non tanto per la sua storia politica – che dovrebbe essere lontana anni luce dal PD – quanto per aver fatto saltare il brillante piano di Faraone e del suo cerchio magico: fare entrare in giunta un uomo politico che in Sicilia fa capo a Saverio Romano e a Roma a Denis Verdini”.
Questo spiegherebbe l’ostracismo dei renziani siciliani verso Luisa Lantieri, nominata assessore alle Autonomia locali da Crocetta in ‘quota’ Sicilia Democratica. Questo spiegherebbe anche il veto di Sicilia Futura (il movimento di deputati transfughi dell’Ars coordinato da Totò Cardinale da Mussomeli) sempre nei riguardi di Luisa Lantieri. Sempre secondo Valentina Spata, Faraone avrebbe voluto “un governo (regionale ndr) di larghissime intese, che avrebbe visto fianco a fianco non solo l’UDC, ma anche Ncd (parliamo del Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, che è entrato nel quarto governo Crocetta tra compassi & squadre con pesce stocco alla messinese… ndr) e Saverio Romano. Per farla breve – continua la leader dei civatiani di Sicilia – l’accordo con Verdini, già sostanzialmente in essere a Roma, doveva passare dalla Sicilia, da sempre laboratorio politico nel bene e soprattutto nel male”.
“Ancora una volta Crocetta e il PD siciliano – conclude Valentina Spata – dimostrano tutta la loro pochezza politica, avallando pedissequamente quegli inciuci romani che si proiettano come ombre sinistre in una sempre più disastrata Isola. La Sicilia nel frattempo cade letteralmente a pezzi, tra la noncuranza del governo nazionale di Matteo Renzi e l’evidente inadeguatezza di un governo regionale, più attento alla distribuzione di poltrone che agli atavici problemi che attanagliano la nostra Isola”.
Saverio Romano ha smentito. E l’ha fatto attaccando Crocetta, cioè sparando sulla Croce Rossa. Non si conosce il suo pensiero su Faraone.
Che dire? Il passato insegue la Sicilia. Che continua ad affondare.
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