I soldi del CIPE non sono ancora arrivati. E 24 mila operai forestali rischiano di non finire le giornate lavoratore di quest’anno e di perdere anche l’indennità di disoccupazione. Inutile bloccare le strade. Prendetevela con chi vi ha ridotto così
Era nelle cose: i 16-17 milioni di Euro trovati tra le pieghe di un Bilancio regionale ormai asfittico sarebbero bastati, sì e no, per pagare una decina di giornate lavorative ai circa 24 mila operai della Forestale. Poi il nulla, come abbiamo scritto più volte. Perché la Regione – una Regione siciliana derubata dal governo nazionale di Matteo Renzi – non avrebbe avuto più i soldi per finire di pagare queste persone.
Per i lavoratori non completare le giornate lavorative significa non soltanto perdere le retribuzioni degli ultimi mesi di lavoro, ma anche la possibilità di accedere all’indennità di disoccupazione. Un ‘bel Natale’, insomma. Per la Regione è un ‘risparmio’ di circa 70 milioni di Euro. ‘Risparmio’ anche per l’INPS, che non pagherebbe le indennità di disoccupazione.
Per completare il pagamento di questi operai occorrono circa 85 milioni di Euro. La Regione, come già ricordato, ne ha trovati 16-17. Gli altri soldi dovrebbero arrivare dal governo nazionale, che dovrebbe non erogare, ma restituire una parte irrisoria dei soldi che, ormai, ruba da anni alle ‘casse’ della Regione.
Questa storia dei quasi 90 milioni di Euro che dovrebbero arrivare da Roma, dopo l’approvazione del CIPE, è una sceneggiata. Sulla carta il governo Renzi dovrebbe erogare alla Sicilia circa 900 milioni di Euro. Di fatto, erogheranno – ammesso che li erogheranno – non più di 120-130 milioni di Euro, perché 770 milioni di Euro li tratterrà Roma per pagare il contributo che la Regione siciliana paga ogni anno per il ‘risanamento’ dei conti dell’Italia: conti che, nonostante questi ‘contributi’, peggiorano di anno in anno.
Ribadiamo: sono soldi nostri, che Roma ha depredato dalle ‘casse’ regionali, grazie all’assenza di un’Agenzia delle Entrate regionale. E grazie a un governo di ascari, quello di Rosario Crocetta, che se li fa rubare senza protestare. E’ solo una minima parte di soldi che le burocrazie ministeriali, ormai a briglia sciolta contro l’Autonomia siciliana, trattengono alla fonte. Per non parlare dei soldi che il presidente Crocetta, bontà sua, ha regalato a Roma, firmando, nell’estate del 2014, un ‘Patto scellerato’ con il quale si è arrogato il diritto, a nome di 5 milioni di siciliani, di rinunciare agli effetti positivi di pronunciamenti favorevoli alla Regione siciliana da parte della Corte Costituzionale (oltre 5 miliardi di Euro regalati a Roma).
Quello a cui stiamo assistendo in queste ore sono gli effetti combinati dell’ascarismo di Crocetta e degli scippi operati da Roma sul Bilancio regionale a ‘cura’ dell’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, che non è un ascaro, ma un toscano spedito in Sicilia da Renzi per liquidare l’autonomia finanziaria della Regione.
Noi su questo punto siamo stati chiari: con gli scippi che Roma opera ogni anno sul Bilancio della Regione, la stessa Regione siciliana, a partire dal prossimo anno, non sarà più in grado non solo di non pagare i 24 mila operai della Forestale, ma non potrà pagare nemmeno i circa 24 mila precari dei Comuni e, in generale, tutto il personale precario che opera nell’amministrazione regionale e negli enti e nelle società che fanno capo alla stessa Regione, agli stessi Comuni e alle ex Province (precari dell’Esa, dei Consorzi di Bonifica, delle società collegate, eccetera).
La realtà che nessuno vuole vedere è questa. E’ chiaro che non tutte le storie sono assimilabili. Un conto sono gli operai della Forestale, che hanno iniziato la propria attività nei primi anni ’80 del secolo passato, sulla base di accordi tra Stato e Regione siciliana. Accordi che, solo adesso – e unilateralmente – il governo nazionale ha deciso di disdettare. Diverso il discorso di quasi tutti gli altri precari, che sono il frutto di accordi di natura clientelare tra governi nazionali, governi regionali e sindacati (per la precisione, Cgil, Cisl e Uil).
Ad avviso di chi scrive – fatte salve le giornate lavorative degli operai forestali di questo fine anno, che vanno pagate in forza di un contratto – la Regione siciliana, nelle condizioni finanziarie in cui si trova, non è più nelle condizioni di pagare questi 100 mila soggetti circa. Siamo i primi a dire che non si possono gettare in mare circa 100 mila persone che, nella vita, hanno optato per queste attività precarie, andando dietro a partiti politici e sindacati che, alla fine, hanno lucrato su di loro, di fatto rendendoli schiavi a vita.
Detto questo, non è pensabile che il presidente Crocetta – che in questa storia ha responsabilità gravissime (se non avesse rinunciato agli effetti positivi dei contenziosi finanziari con lo Stato la Regione non si troverebbe in questa condizioni) – e il Parlamento siciliano, con il testa il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, pensino di pagare questi 100 mila soggetti circa togliendo soldi agli altri siciliani.
Ricordiamo a chi avesse la memoria corta che quest’anno, per pagare i forestali, è stato smantellato il fondo di rotazione della CRIAS pari a 20 milioni di Euro: soldi tolti ad artigiani e agricoltori. I 16-17 milioni di Euro trovati qualche settimana fa dal Parlamento siciliano sono stati scippati, in buona parte, ancora una volta, agli agricoltori. Per non parlare del taglio delle indennità pensionistiche ai dipendenti regionali. O all’assurdità di far pagare i parcheggi negli ospedali siciliani – compresi quelli che si trovano fuori dalle aree cittadine – per retribuire i precari della sanità (su questa vicenda è in corso una verifica da parte di alcuni legali per verificare la legittimità di tali parcheggi a pagamento e la possibilità di un’azione comune dei cittadini contro le Aziende ospedaliere, che potrebbero rispondere in solido, con riferimento a chi le amministra).
Se Crocetta e Ardizzone non hanno le ‘palle’ per chiedere a Roma la restituzione dei soldi che il governo nazionale scippa alla Regione, beh, ne prendano atto e si dimettano. Del resto, le poltrone che occupano non sono frutto di prescrizioni mediche. Questi signori politici non possono pensare di continuare a taglieggiare famiglie e imprese della Sicilia per tenere in piedi il precariato.
p.s.
Quanto ai forestali che rischiano di non terminare le giornate lavorative di quest’anno, è bene che abbiano chiari gli obiettivi da perseguire. Inutile protestare bloccando, com’è successo nelle scorse settimane, le strade siciliane. Facendo così si creano solo disagi ai cittadini. I 24 mila forestali della Sicilia sono pregati di rivolgersi a chi li ha ridotti così. E cioè: al presidente Crocetta, all’assessore Baccei, ai sindacalisti, al PD siciliano e al nuovo assessore all’Agricoltura, Antonello Cracolici, che si è insediato al governo dicendo: “Io ci metto la faccia”. Bene. Cracolici smuova il proprio sedere, si rechi a Roma e si faccia restituire almeno una parte dei soldi che il governo Renzi ha scippato alla Sicilia.
Se non sono in grado di fare questo, che se ne vadano tutti a casa.
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