Sarebbe questa l’ultima trovata degli ex democristiani per bloccare anche in Sicilia l’avanzata del Movimento 5 Stelle. Di fatto, Lagalla dovrebbe salvare la coalizione politica che ha portato la Sicilia all’attuale baratro. Una sorta di crocettismo senza Crocetta in salsa PD-berlusconiana
L’ex rettore dell’Università di Palermo, Roberto Lagalla candidato alla presidenza della Regione, appoggiato dagli ex democristiani dell’UDC, dal PD e da Forza Italia? Insomma, non è solo Roma il luogo della politica dove Renzi e Berlusconi potrebbero mettersi d’accordo per provare a frenare l’avanzata del Movimento 5 Stelle (per la cronaca, è stata la ministra della Salute Beatrice Lorenzin a proporre l’alleanza Renzi-Berlusconi per provare a frenare l’avanzata dei grillini nella Capitale). Del resto, ormai la paura della vittoria del Movimento 5 Stelle è uno dei motivi conduttori di questa fase politica italiana.
Non è un mistero, ad esempio, che sulla nuova legge elettorale – l’Italicum – il PD abbia fatto macchina indietro. La legge prevede che chi prende il 40 per cento ha diritto a un premio di maggioranza a Montecitorio, che è l’unica Camera rimasta, dopo il sostanziale declassamento del Senato a Parlamentino di serie B, che sarà buono solo per non mandare in galera i ladri eletti nelle Regioni (il Senato, con l’Italicum, non ha più competenze importanti, non ha più dignità parlamentare, ma mantiene l’immunità per chi ruba). Con l’attuale formulazione della legge, se non si raggiunge il 40 per cento, le prime due forza politiche vanno al ballottaggio.
Ebbene, se fino a qualche tempo fa Renzi era convinto di vincere, ora non lo è più. Siccome al ballottaggio andrebbero PD e grillini, a quanto pare – stando a più sondaggi – vincerebbero Beppe Grillo e i suoi seguaci. Così il PD, primo firmatario il parlamentare nazionale eletto in Sicilia, Giuseppe Lauricella, ha presentato un disegno di legge che cambia le regole del gioco. Se nessuno raggiungerà il 40 per cento – questo il senso della novità che introduce il disegno di legge di Lauricella – i partiti saranno costretti ad allearsi. Cosa che avviene, per esempio, in Inghilterra e in Germania. I grillini, per governare, dovranno trovare alleati. Idem per il PD. Se nessuno dei due partiti raggiungerà il 40 per cento dei voti, insomma, governerà chi darà vita a un esecutivo di coalizione.
Di fatto, ragionandoci su, questa dovrebbe essere la ‘filosofia’ che ispira l’eventuale candidatura di Lagalla alla guida della Sicilia, che non nasce né come candidatura del PD, né come candidatura di Forza Italia, ma come la nuova trovata degli ex democristiani. Già, l’ennesima trovata di scuola Dc. Non bisogna dimenticare, infatti, che, nell’estate del 2012, furono proprio gli ex democristiani dell’UDC di Giampiero D’Alia, insieme con il senatore Giuseppe Lumia e con gli ‘antimafiosi’ di Confindustria Sicilia a tirare fuori la candidatura di Rosario Crocetta. Non è stata una bella trovata, considerati i danni prodotti da Rosario da Gela.
Sempre per la cronaca, mezzo PD siciliano si opponeva alla candidatura di Crocetta alla presidenza della Regione. E sono stati gli ex democristiani di Giuseppe Lupo, di fatto, a imporre Crocetta come candidato del centrosinistra.
Il passato, insomma, non gioca in favore di Lagalla. Essere presentato – anche se ancora non ufficialmente – come espressione dell’area politica che ha ‘partorito’ Crocetta non è il massimo. Il vaticinio politico, mettiamola così, non sembra dei migliori. Anzi. Di fatto, la candidatura di Lagalla, vista in quest’ottica – e noi non ne vediamo altre – ha due significati politici precisi. Primo: riproporre la coalizione che oggi guida la Sicilia con Crocetta che verrebbe messo di lato. Secondo: certificare anche in Sicilia un’alleanza politica per ora parziale: quella tra PD e Forza Italia. Diciamo parziale perché fino ad oggi, all’Assemblea regionale siciliana, i berlusconiani hanno fatto – tranne qualche caso isolato – solo una finta opposizione.
La candidatura di Lagalla non è da prendere sottogamba. Anche perché la nascita pasticciata del quarto governo Crocetta non è la garanzia che la legislatura del Parlamento siciliano si concluderà tra due anni. Dicono che Renzi sia diventato guardingo e non abbia più la voglia di mandare la Sicilia al voto. Può darsi che sia così. Ma ci permettiamo di ricordare che, ormai, a causa degli scippi operato dal governo Renzi al Bilancio della Regione, la situazione, nell’Isola, non è semplice. Anzi, è difficilissimo. Certo, con i ‘magheggi’ potrebbe anche darsi che il Parlamento siciliano approvi il Bilancio 2016 con un ‘buco’ di 3,3 miliardi di Euro. Ma è la situazione sociale che crollerebbe. Perché ormai, Renzi, non è nelle condizioni di restituire alla Regione siciliana i soldi che gli ha rubato. Anche perché la priorità del governo Renzi è salvare la regione Piemonte di Sergio Chiamparino, che ha un ‘buco’ di quasi 6 miliardi di Euro. Insomma, è probabile che con una parte dei soldi rubati alla regione siciliana Renzi proverà a salvare i piemontesi…
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